Cernomyrdin non molla: oggi da Clinton di Andrea Di Robilant

Cernomyrdin non molla: oggi da Clinton Milosevic accetterebbe una forza Onu con «armi leggere», Washington anticipa: troppo poco Cernomyrdin non molla: oggi da Clinton L'inviato diEltsin illustrerà il suo piano di pace Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON L'inviato russo Viktor Chernomyrdin arriva oggi alla Casa Bianca per illustrare a Bill Clinton i passi avanti compiuti durante la sua trattativa a Belgrado con Slobodan Milosevic. E per portare avanti una missione diplomatica che continua ad avere la benedizione degli americani. L'incontro è stato organizzato in tutta fretta dopo una telefonata di Boris Eltsin a Clinton ieri mattina, poco dopo che Milosevic aveva rilasciato i tre prigionieri americani. I russi sono convinti che la loro liberazione è un segnale importante. Milosevic è pronto ad accogliere una forza internazionale armata in Kosovo, dicono, ed è giunto il momento di entrare nel vivo della trattativa sulla composizione di quella forza. La Casa Bianca, pur incoraggiando la missione russa, rimane estremamente guardinga e non allenta la pressione su Belgrado. Anzi, i bombardamenti sono stati intensificati - ieri i raid sono stati più di seicento. E il capo del Pentagono William Cohen è convinto che Milosevic sta cercando una via d'uscita perché comincia a sentire odore di bruciato: «E' quantomeno curioso che egli dica improvvisamente di voler trattare proprio mentre noi inten- sifiebiamo la nostra campagna aerea». Alla Casa Bianca la liberazione dei tre americani viene considerata, un gesto di propaganda che va respinto con fermezza. Clinton si è naturalmente rallegrato della liberazione dei prigionieri, ma ha subito aggiunto: «Mentre diamo loro U benvenuto, i nostri pensieri sono rivolti al milione di profughi kosovari che non possono tornare a casa a causa della politica di Belgrado». Non c'è alcun segno che la Nato intenda rilasciare i due prigionieri jugoslavi catturati dall'Uck d mese scorso e consegnati al comando militare dell'Alleanza. A quarrto"si sa Milosevic sa- rebbe ormai disposto ad accettare la presenza di una forza intemazionale «con armi leggere» in Kosovo sotto l'egida delle Nazioni Unite, ma senza truppe americane, inglesi o francesi (Sulla presenza di italiani, greci e spagnoli appare più disponibile). La Casa Bianca giudica inaccettabile un'ipotesi del genere. La forza, per essere credibile, dovrà essere armata adeguatamente e costruita attorno ad una forte componente Nato. «E se Milosevicnon accetterà, non ci saranno pause nei bombardamenti», assicura .James Rubin, portavoce del dipartimento di Stato. -Il leader serbo ha consegnato al reverendo Jesse Jackson una lettera per il presidente Clinton in cui chiede tra l'altro di poterlo incontrare. Ma l'Amministrazione ha messo le mani avanti prima ancora di aver letto la missiva. Strobe Talbott, numero due del dipartimento di Stato, ha liquidato la richiesta di un incontro con Clinton descrivendola «una trovata pubblicitaria da parte del signor Milosevic». L'Amministrazione è convinta che il presidente jugoslavo stia davvero mostrando i primi segni di cedimento dopo un mese e mezzo di bombardamenti. E che proprio per questo la Nato deve rispondere con la massima fermezza. Ma questa sua posizione è minata dal Congresso, che parla con voci discordanti e spesso in contrasto con la Casa Bianca. Come ha fatto ieri il leader della maggioranza repubblicana al Senato Trent Lott, quando ha chiesto al Presidente di «cogliere il momento propizio nato dalla liberazione dei prigionieri americani per dare una chance alla pace. Ho sempre avuto i miei dubbi su questa campagna aerea della Nato. Qui si rischia davvero di finire in un pantano. 11 rilascio dei tre americani ci offre un'opportunità che dobbiamo assolutamente cogliere. Sono certo che esiste un modo per accordarsi sulla composizione della forza internazionale da mandare in Kosovo». Cohen: curioso che Belgrado voglia trattare ora che abbiamo intensificato i bombardamenti il leader dei repubblicani Lott: diamo una chance alla pace

Luoghi citati: Belgrado, Kosovo, Washington