«Mi ha commosso la gioia negli occhi della gente» di Marco Ansaldo

«Mi ha commosso la gioia negli occhi della gente» «Mi ha commosso la gioia negli occhi della gente» Marco Ansaldo Inviato a IMOLA Michael Schumacher non conosce una parola dell'Inno di Mameli, lo ascolta con la stassa stordita espressione dei nostri calciatori prima di una partita. L'Italia s'è desta... Mah. Ieri però quell'insieme di fonemi che gli rotolavano incomprensibili nelle orecchie, davanti a migliaia di persone che trovavano persino la voglia di intonarli, l'ha messo in allegria: il tedesco di Kerpen ha cominciato a sbracciarsi come un direttore d'orchesta che guidi il coro del Nabucco. E segnalava al popolo adorante che non si fischiano i Coulthard, ma li si applaude pure se mostrano un grugno tempestoso. E rovesciava sulla testa di Jean Todt, l'umano più rassomigliante ad Alvaro Vitali, tre litri di champagne, che non è un modo saggio cu servirsene ma è l'unico che viene in mente a chi sta sul podio. In una parola, Schumacher pareva pazzo. Il cellophane che ne avvolge i sentimenti, e lo rende meno simpatico e un filo meno grande di quanto potrebbe essere, si era irrimediabilmente lacerato. Vittoria numero 15 alla Ferrari, come Lauda. Trentaquattresimo successo della carriera a sette da Senna, che, soprattutto a Imola, ò sempre un ricordo da ritagliare col magone. Michael ha vinto la prima gara della stagione, non ci riusciva dallo scorso settembre, pure allora in Italia, a Monza; è tornato ad essere il primo in Formula 1. Tutto in una volta. «E' stato divertente - racconta il tedesco - e commovente. I meccanici avevano gli occhi lucidi perché Imola è la loro casa e non ci vincevano da troppo tempo: nel giro d'onore andavo pianissimo, volevo guardare la gente in faccia perché è una sensazione straordinaria leggere la felicità negli occhi dei tifosi sapendo che gliel'hai regalata tu. Sono febee per il risultato, per la classifica e perché siamo stati davvero bravi». In partenza ha temuto che Hakkinen fosse imprendibile? «Ho pensato che alla McLaren avessero una doppia strategia: Coulthard doveva tare una sosta e Hakkinen due, perciò viaggiava forte, e la mia preoccupazione era di tenere Coulthard sotto tiro, aspettando il momento giusto per spingere. L'ho trovato e a quel punto Hakkinen era fuori». Non ò stato un rischio prevedere due pit stop? «Tenevamo aperta la doppia fiossibilità: una o due fermate, 'avremmo deciso in corsa. Ma se ne avessi fatta una non sarei arrivato oltre il secondo posto, con due potevo tentare ù sorpasso a Coulthard. Quando mi sono fermato la seconda volta ero sicuro che sarei rientrato in testa: avevo 20 secondi di vantaggio ed erano abbastanza, visto quanto sono bravi i miei meccanici». Dove ha battuto la McLaren? «Nella strategia. Alla Ferrari siamo molto bravi nell'azzecca- re quella giusta e anch'io sono capace di sfruttare al meglio le decisioni, com'è successo oggi, lasciando a Ross Brawn la scelta però senza lasciarmela scorrere addosso. L'intelligenza in corsa ci ha permesso finora di tenere il passo della McLaren, con una macchina che non è veloce quanto la loro: tuttavia spero che cambi in fretta e la Ferrari prevalga anche nella velocità». Siete ancora lontani? «In due settimane, dopo il Brasile, abbiamo fatto un lavoro pazzesco. In tutto il weekend siamo stati vicini ai loro tempi: non eravamo più veloci, come rimane il nostro obiettivo, ma non stavamo troppo dietro. Ora serve un ultimo sviluppo e questa vittoria ci concede più margine per recuperare cosa manca». Sente di avere il Mondiale finalmente a portata di mano? «Tre gare non sono sufficienti a dirlo. Però l'anno scorso mi presentai a Imola con uno svantaggio enorme e il morale a pezzi, quest'anno volevamo evitare quell'handicap e ci siamo riusci- ti sfruttando le circostanze e le defaillances della McLaren. Devono inseguirci, le parti si sono invertite. E mi sento ottimista». Anche per Montecarlo, nel prossimo Gran Premio? «E' un circuito che conosco bene anche se non quanto Coulthard che ci abita. Farò una grande gara, molto vicino alle McLaren: il segreto è azzeccare l'assetto». Montezemolo ha detto che gli ultimi 10 giri sono stati una sofferenza, per la rimonta di Coulthard. Ha pensato di perdere? . «No, ho pensato di non rischiare! più di tanto: c'erano i doppiati in pista, tutti stavano facendo la loro corsa ma rallentavano sia me che Coulthard. Non era davvero il caso che osassi di più. La macchina non aveva problemi, l'unico momento in cui ho potuto perdere è stato sulla sbandata di Diniz, mi sono salvato perché non è andato in testacoda: altrimenti, per quanto gli ero vicino, sarebbe stato difficile evitarlo». Fortuna, intelligenza, macchina: cosa le è servito di più per tornare in testa al Mondiale? «L'intelligenza di tutto il team, visto che con una macchina inferiore siamo davanti e chi va più forte è paradossalmente quello che ci deve inseguire: però ùn Mondiale è lungo e lo vince chi ha la macchina migliore. Per questo lavoreremo per coprire il "buco" di prestazioni». La tartaruga può battere la lepre. Ma una volta sola. E nelle favole. Il tedesco non è più di ghiaccio: sul palco ha diretto l'Inno di Mameli poi ha fatto tanti elogi al team Per Schumi 15 vittorie in Ferrari come Lauda: non siamo i più veloci ma nelle scelte di gara battiamo sempre tutti Per Michael è il primo successo stagionale: «Anche i meccanici erano emozionati Questa è la loro casa»

Luoghi citati: Brasile, Imola, Italia, Montecarlo, Monza