L'altra capitale festeggia con i botti di Pierangelo Sapegno

L'altra capitale festeggia con i botti L'altra capitale festeggia con i botti A San Giovanni Rotondo in trentamila: molti da oltreoceano Pierangelo Sapegno Inviato a SAN GIOVANNI ROTONDO ADESSO che padre Pio è beato, partono i botti. Sono le undici di mattino, e fanno un fragore che tremano anche le mura della Chiesa. Carlo Marrone, 11 anni: «Mamma, è la guerra?» La mamma: «Ilo, è la festa». Qualche sciancato rotola sul marciapiede. Dall'alto si vede un mare di cappellini gialli, 5 mila lire l'uno, impermeabili trasparenti, 7 mila lire, bone blu con la faccia del irete, diecimila, Una rudimentale croce in mezzo alla folla. Una tv riprende due svenimenti. Un'ambulanza procede lentamente sommersa dalla folla. Ci sono 350 carabinieri e poliziotti, 90 vigili urbani, 300 volontari della Protezione civile, cinque postazioni di Pronto eoccorso e ima sasta delle Croce Rossa. Non sappiamo quanta gente c'è. Il cielo grigio e le colombe che scappano sotto le nuvole e sopra i tetti. Quando scoprono un arazzo largo 12 metri e alto 15, il volto del frate riveste tutta la facciata della Chiesa. Ore 11 e un minuto. I botti partono anche dalla piana, sotto questo promontorio. I fedeli accalcati sul sagrato, si spingono su per tutti i 203 scalini della via Crucis. Volano le colombe della pace: vanno a scatti, come spaventate dai botti. Stanotte, invece, volavano 1 caccia. Bruciavano il cielo sopra di noi. Hanno lasciato la base di Amendola, 20 chilometri più in là, nella piana. 11 sindaco di -San Giovanni Rotondo, Davide Pio Fini, aveva chiesto di sospendere le partenze per la Serbia: «Almeno oggi, che h il giorno del nostro Beato». 132 FI 6 olandesi e belgi sono partiti tutti. Non hanno sbandato nel volo, come le colombe. Sono rimaste solo le scritte sui muri dei cinque tornanti che portano a San Giovanni Rotondo: «No alla guerra, W la pace». Ieri, l'«Osservatore Romano» titolava tutte la prima pagina sulle due carovane che scandiscono quest'Europa dilaniata di fine millennio: l'esodo dei profughi e l'invasione dei pellegrini. La pace o la guerra che camminano. La marcia per padre Pio ha una stanchezza, come di vecchiaia «Lo faranno santo in nome nostro», dice Rocco, da Gioia Tauro, Reggio Calabria. «Siamo noi che l'abbiamo voluto». E forse è vero, fi santo del popolo ha chiamato la sua gente nella notte. Il primo maggio, il comandante dei vigili urbani spiegava ai giornalisti: «Arriveranno 840 bus, quanti ne possono tenere il parcheggi, e 2600 auto. In tutto, saranno 50 mila persone, perché nella piazza e attorno alla Chiesa non ci possono stare di più». La Doxa ci raccontava quanti sarebbero stati tutti i peUegrini in marcia per padre Pio, a Roma e San Giovanni: 637 mila, precisio¬ ne matematica. Come l'Unione Consumatori: si muoveranno un milione e 500 mila pellegrini e spenderanno 60 miliardi. Sembravano le audience della tivù: 7.357.000 spettatori a Porta a Porta su padre Pio, pari al 27,88 per cento di sbare. Ma come faranno? La Doxa spiegava, prima ancora che arrivassero, che il sessanta per cento dei pellegrini sarebbero stati meridionali e ventimila stranieri. A Roma, non sappiamo. A San Giovanni, però, alle nove del mattino erano arrivati 150 bus (e non 840) e tremila auto (e non 2600). Dopo, nono continuati ad arrivare alla spicciolata. C'era anche Gabriele Paolini, quello che distribuisce preservativi Piazzato davanti all'ingresso. Alla fine magari saranno stati cinquantamila, i peUegrini, anche se padre Luciano Lotti a mezzogiorno certificava soltanto «trentamila fedeli». Si esagera sempre. I santi hanno bisogno di esagera¬ zione. E non è un'esagerazione anche il miracolo? Padre Pio, una volta scrisse: «Questa vita è stata strappata a Dio». Era quella di Giovina Cerase: l'eveva salvata da un male. Ma agli amici diceva: «Non sono io che faccio i miracoli. Io sono uno strumento del Signore». Padre Luciano: «In fondo, Sabbi che ha scoperto il vaccino per la poliomelite ha fatto un miracolo». Questo però non sarà un giorno di miracoli. Anche la guerra continua e non si ferma la marcia dei profughi. La processione che è venuta qui s'è mossa da tutto il mondo. Dice il comandante dei vigili urbani di San Giovanni Rotondo: «La maggior parte sono venuti da Benevento, seimila dalla Sicilia, cinquemila dagli Stati Uniti, cinquemila da Argentina, Francia, Germania, mille soltanto dall'Irlanda». L'ùmnagine di Padre Pio troneggia. E U colpo d'occhio è lo stesso impressionante: stanno arrampicati sulla via Crucis, ammassati sui balconi dell'ospedale, allungati su tutta la via che porta alla piazza è alla Chiesa. Non si muovono mai, nemmeno quando il. cielo rovescia un po' d'acqua. Pregano in silenzio, senza isterismi. Il primo gruppo di pellegrini è arrivato alle due di notte, mentre gli F16 volavano nel cielo nero. Sono arrivati da Aquino, Prosi¬ none, tutti accalcati dentro un pullman. Il secondo gruppo pochi minuti dopo, da Maschi ano, Avellino. Si sono mossi a piedi lungo la salita, con le fiaccole, tutti in preghiera, cominciando a riempire il sagrato. Le porte della Chiesa le hanno aperte soltanto alle cinque del mattino. Era ancora buio. S'è levato un lungo applauso. Solo un grido: «Viva Padre Pio!» Alle 5,45 la prima messa, e alle 9 e mezzo la funzione più inportante in collegamento con piazza San Pietro. Celebra padre Marcia' no Guarino. In Chiesa c'è posto solo per 600, gli altri fuori. Per la comunione 50 pissidi da consacrare, e 20 calici. In 20 mila hanno fatto la comunione, azzarda padre Rinaldo. Distribuisce l'eucarestia anche Antonio Lauriola, commissario di polizia a San Severo, diacono. Alle 11,45 entra la statua del frate davanti all'altare. Sotto, nella cripta, resta una frase di Paolo VI: «Succederà per voi il miracolo che è successo per il padre Pio? Ma perché? Forse perché era un filosofo? Un sapiente? Perché aveva mezzi? Perché diceva la Messa umilmente, confessava dal mattino alla sera... Era uomo di preghiera e sofferenza». Magari sarà davvero cosi. Non dev'essere difficile fare miracoli. Dev'essere solo faticoso.