«Ingrati, mi hanno tradito»

«Ingrati, mi hanno tradito» «Ingrati, mi hanno tradito» Lo sconfitto: sono fedele, non schiavo TRIESTE «Sono stravolto da tanta ingratitudine da parte degli azionisti e dei consiglieri», ha detto Bernheim a un'agenzia francese. E l'ex presidente delle Generali si è tolto molti sassolini dalle scarpe anche con i giornalisti italiani, dicendo fra l'altro: «Quello che mi hanno fatto è assolutamente inaccettabile per Lazard. Mediobanca mi ha sospettato di tradimento, ma in realtà sono loro che mi hanno tradito». Bernheim ha poi affermato di non aver ancora pensato alla sua futura posizione in Medi obanca: «Dimettermi da vicepresidente di Mediobanca? Non ho ancora deciso». L'ex presidente ha anche protestato contro chi è sem¬ brato rinfacciargli l'essere francese: «Io ero la migliore protezione per le Generali, perché ero intimamente convinto si dovesse mantenere l'italianità delle Assicurazioni Generali». A giudizio di Bernheim, «le Generali sono ancora troppo piccole e non possono competere con Allianz e Axa che sono troppo grandi». Secondo Bernheim le Generali, che avevano già un piede dentro Axa, «potevano acquisirne il controllo e avrebbero dovuto tenerlo, ma non hanno voluto, perché era francese e dicevano che io avrei voluto tenerla per questo». Insomma, ha detto amareggiato Bernheim, «pensavo di avere degli amici nelle Generali e in Mediobanca ma non lo credo più». Quanto alle dimissioni di Guido Rossi dal consiglio di amministrazione, Bernheim ha risposto che non lo sapeva ma che Rossi gli aveva detto che se fosse andato via lui, lo avrebbe seguito. L'ex presidente, che già in passato aveva denunciato il mancato rispetto del patto di sindacato con Lazard da parte di Mediobanca, ha affermato che non gli risulta che Lazard sia stata informata, fino all'ultimo momento, della decisione di non riconfermarlo alla presidenza. E sulla sussistenza del diritto di prelazione nel patto Lazard, Bernheim ha risposto «dovrebbe esserci, ma non lo so. Mi fidavo tanto dei miei soci che non andavo a controllare». In sostanza, per Bernheim non ci sono dubbi: «E' stato un regolamento di conti, perché avrei facilitato e non scoraggiato Bragiotti ad entrare in Lazard. Loro credono - ha aggiunto riferendosi a Mediobanca - che io sia d'ac¬ cordo con tutte le operazioni bancarie auspicate da Braggiotti, anche se io non c'entro con le operazioni di Lazard, di cui non sono più socio gerente, ma solo accomandatario». E ancora: «Mi hanno sospettato di tradimento, ma in realtà sono loro che mi hanno tradito», riferendosi probabilmente in particolare a Mediobanca. «Loro - ha ancora incalzato Bernheim - pensano che tutto il mondo sia contro di loro, ma io ero un amico leale e dire che ci voleva un italiano alla presidenza è stato un pretesto: se avessero candidato alla presidenza qualunque altro membro del consiglio di amministrazione avrei vinto io, ma è certo che Desiata beneficiava del sostegno dei vecchi membri del management e del consiglio». Dopo aver ribadito che «per me essere fedele non vuol dire esere schiavo», Bernheim ha giustificato la sua uscita dal consiglio di amministrazione nel momento della votazione del nuovo presidente in quanto «non potevo votare contro, perché Desiata è un amico, ma neanche a favore Jierché ho ricevuto uno schiafo». (r. e. s.] Antoine Bernheim

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