Blitz in Generali, Desiata ai vertici

Blitz in Generali, Desiata ai vertici Il ribaltone in assemblea. Dietro la nomina una probabile mediazione per evitare la rottura con Lazard Blitz in Generali, Desiata ai vertici Mediobanca silura Bernheim, Guido Rossi se ne va Valoria Sacchi inviato a TRIESTE Via Filodrammatici licenzia il presidente delle Generali Antoine Bernheim, una «prima assoluta» se si pensa che di Mediobanca egli è storico vicepresidente, e che in Generali rappresenta il secondo azionista Lazard (5%). Al suo posto viene chiamato Alfonso Desiata, presidente di Alleanza e dell'Ama. Il blitz si consuma nel consiglio di amministrazione che segue l'assemblea delle Generali su proposta di Francesco Cingano, presidente di Mediobanca e vicepresidente della compagnia. Bernheim, che aprendo la mattina i lavori assembleari aveva anticipato con la possibilità di una sua destituzione («un importante azionista auspica che il mio mandato di presidente non venga rinnovato») resta semplice consigliere. Ma in evidente dissenso con il colpo di mano si dimette dal salotto buono triestino Guido Rossi, che nel comitato esecutivo viene sostituito dall'avvocato Gerardo Broggini. Nulla tocca al nuovo consigliere Martin Kohlhausseii, presidente di Commerzbank. Torna così in Generali, dopo nove anni di esilio, Desiata. Un signore che nel 1990 era stato rimosso dalla carica di amministratore delegato del Leone (e mandato in Alleanza che trasformerà nella prima compagnia «vita» d'Italia) proprio da Mediobanca, con la quale era entrato in rotta di collisione su due progetti: l'assalto (fallito) all'Ambroveneto attraverso Gemina, Comit e Generali e l'operazione Francia, con l'ingresso di Generali in Midi (poi Axa). Un investimento dal quale solo due anni or sono il gruppo italiano è riuscito a venir fuori senza danni, proprio grazie alle trattative condotte da Bernheim con il presidente di Axa, Claude Bébéar. Desiata, nella sua prima conferenza stampa da presidente, ha esordito sottolineando i suoi lunghi e profondi legami con Bernheim «un grande presidente dallo stilo tutto suo, il cui successo si può sintetizzare nei risultati brillanti del gruppo e nella capitalizzazione di Borsa delle Generali che, negli ultimi tre anni, è raddoppiata da 35 mila a 70 mila miliardi». E abbia poi osservato, a chi gli chiedeva se fosse lì a rappresentare Mediobanca: «Il passato è la miglior risposta» Non è da escludere che la scelta di Desiata sia frutto di una mediazione tesa a non irritare fino al punto di rottura Lazard. E del resto, sempre Dosiata ha chiarito di aver accettato questa nomina «impossibile fino a qualche giorno fa, improbabile fino a qualche ora fa, incerta fino a qualche minuto fa» solo con il mandato, approvato dal consiglio, di cambiare rotta per ricondurre il gruppo a una nuova «progettualità assicurativa». La quale dovrà privilegiare una visione di «mediolungo termine» rispetto alla «finanza a breve», riducendo l'ossessione per la finanziarizzazione dei processi, rifoca li/, za ndo l'attenzione sul mestiere assicurativo che dovrà, a sua volta, essere ripensato e tradotto in «risparmio fina lizzato» e nuovi strumenti di marketing. Poiché Desiata è un assicuratore a cinque stelle, il documento programmatico suona come possibile ridimensionamento dell'amministratori! delegato e vicepresidente Gian- franco Gutty, l'«uomo forte» delle Generali targate Vincenzo Maranghi. L'uomo che ieri in assemblea, a sorpresa, Dario Trevisan, rappresentante del fondo californiamo Capital (0,4% di Generali) ha proposto per la presidenza della compagnia, aggiungendo che, se Bernheim doveva lasciare, avrebbe dovuto andarsene anche il vicepresidente Cingano. In nome della par condicio tra i maggiori azionisti. Non a caso, alle molte domande sulle possibili intese tra Comit e Unicredit o Comit e Intesa, Desiata ha ripetuto: «Tuteleremo gli interessi di Generali nei limiti del nostro 5%», e sempre di «centralità degli interessi di Generali» ha parlato a proposito della partecipazione in Telecom. Concludendo: «Non conosco l'itinerario che porterebbe Comit a Intesa o a Unicredit, ma tutto dipende dalla compatibilità delle cose. Possono esserci anche altre soluzioni, la fantasia è enorme». Così si è chiusa l'«assemblea dei panni sporchi, una cosa che non si era mai vista», come ha confidato all'amica una distinta azionista con un pizzico di tristezza. Consapevole che, comunque vadano le cose, una nuova era, più incerta nelle prospettive e nello «stile», si è aperta per il Leone. li mandato è quello di ridare al «Leone» la sua anima assicurativa

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