Cernomyrdin-Milosevic, passi avanti

Cernomyrdin-Milosevic, passi avanti L'inviato di Eltsin: «Belgrado accetta una presenza internazionale ma vuole parlarne con Annan» Cernomyrdin-Milosevic, passi avanti L'inviato russo: siamo vicini a risolvere la crisi Giovanni Cerniti inviato a BELGRADO^ La piiii.» risposta, il pruno commento della Nato, forse e nell'allarme aereo che suona proprio al momento dell'arrivederci. Dopo sei ore al Castello Bianco Cernomyrdin saluta Milosevic, la Tanjug fa sapere che l'incontro è finito e Belgrado capisce che non dev'esser cambiato mollo. La Tanjug dirà poco, Cernomyrdin prende la strada dell'aeroporto o ai giornalisti russi alle otto di sera qualcosa in più concede: fC'ò qualche passo avanti nella posiziono di Belgrado, ma non so se la Nato accetterà questi cambiamenti. Si è parlato di una presenza intemazionale in Kosovo sotto l'egida doll'Onu e ci saranno nuovi colloqui con Kofi Annan». Colloqui tra Annan e Cernomyrdin di sicuro, con Milosevic non si sa. L'inviato di Mosca si prepara a volare a Parigi e Londra. In otto giorni ha visto Milosevic due volte, 15 ore. Non sono bastate, non è finita. «I colloqui proseguiranno - informa la Tanjug por arri vare fino ad un piano accettabile por dare soluzione ai problemi». Rientrato in nottata a Mosca, Cernomyrdin non ha nascosto un certo ottimismo: «Siamo assai prossimi alla possibilità di risolvere la ciisi del Kosovo, ma c'è ancora '■molto lavoro da fare con tutte le parti in causa», ha detto all'agenzia russa «Itar-Tass». Quando Cernomyrdin stava per decollare da Bolgrado la sirena aveva annunciato il cessato allarme. Una breve pausa. Ma è in questa pausa che erano arrivati i primi dubbiosi no della Nato. Per il portavoce .lamie Shea «dettagli che non meritano una seria considerazione». Appena l'aereo è in volo, Mosca lascia filtrare il testo dell'accordo proposto da Cernomyrdin a Milosevic. 1) Consenso totale ad una forza militare internazionale per il Kosovo, sotto l'egida dell'Orni, di cui facciano parte la Russia, Paesi neutrali ed anche Paesi della Nato non attivamente impegnati negli attacchi. 2) Dopo l'assenso preciso da parte di Milosevic, la Nato sospenderà i bombardamenti e la Jugoslavia dovrà avviare contemporaneamente il graduale ritiro delle sue l'orse dal Kosovo. 3) Con l'inizio del ritiro delle for- ze serbe il contingente intemazionale potrà entrare nel Kosovo e si aprirà il negoziato sullo statuto del Kosovo. E cosi cominciano le interpretazioni, le ricostruzioni di una giornata di dichiarazioni ufficiali lette in questa Belgrado che a volte sembra una grande Montecitorio. Milosevic cedo oppure no? La presenza di una «forza militare internazionale sotto l'egida dell'Orni» è una formula accettabile per Slobo? Il personaggio chiave della giornata è stato il pallido Nebqjsa Vujovic, portavoce del ministro degli Esteri Jovanovic da ieri rimasto senza ufficio causa bombardamento. Vujovic prima ha detto sì «alla forza di pace in Kosovo», un'ora più tardi ha detto no perché «non dovrà essere una forza di occupazione», alle sei del pomeriggio davanti alla telecamera della Cnn ha sparigliato con un «lapresenza Botto l'egida dell'Orni dovrà essere civile e non armata». Dunque ben tre versioni diverso. Segno, secondo gli interpreti della politica di Belgrado, se non di confusione, di incertezza sui tempi. Tre possibili vie d'uscita, appunto, per guadagnare ancora qualche giorno. La Nato, da Bruxelles o con dichiarazioni come quella di Madeleine Albright («non mi sembra che si avvicinino a proposte serie»), manda missili di parole contro i segnali che escono dal Castello Bianco. La Nato vuole la rosa, l'accettazione senza condizioni del ritiro delle troppe serbe dal Kosovo e del rientro dei profughi. Belgrado risponde giocando la sua partita su più tavoli e qualche concessione. Con Cernomyrdin («C'è qualche passo avanti») Milosevic avrebbe ceduto sulla presenza, nella «forza intemazionale», di rappresentanti «di Paesi dirottamente impegnati nel conflitto». Una presenza italiana, ad esempio, non sarebbe del tutto sgradita. Ma per Milosevic resta ferma la condizione che ha sem- pre posto: si faccia da parte la Nato e si torni all'Orni. Sono le Nazioni Unite, dice, che dovranno far intervenire una loro «forza». In quindici ore di colloqui non si è ancora capito se questa forza, queste «troppe di pace», alla fine saranno armate oppure no. Di questo, lascia intendere Cernomyrdin, dovrà parlarne con Kofi Annan. E di questo, come riferito da chi ha incontrato Milosevic di recente, da Umberto Bossi al presidente del partito comunista greco Hariloas Florakis. Slobo vorrebbe parlarne direttamente con Annan. «Sa benissimo - hanno riferito ai due - che una forza di pace è sempre accompagnata da una presenza militare». Ma la trattativa deve essere con Annan. Forse per questo Milosevic cerca di prendere tempo e Cernomyrdin resta prudente: «Non so se la Nato accetterà». Milo¬ sevic vuole l'Onu. La Tanjug, a sera, comunica che «l'incontro ha avuto come obiettivo la soluzione pacifica con cornimi sforzi di collaborazione tra Jugoslavia e Russia». La Nato fa sapere che la pressione continuerà, bombe e missili, gli aerei decollano da Avi a no. Alle 21,20 suona l'allarmo. La risposta della Nato, da un cielo con la luna piena, arriverà nella notte. Milosevic non si arrende. Belgrado trema ancora. Il portavoce della Alleanza: i dettagli dell'incontro non meritano alcuna considerazione La Albright: non mi pare che ci siano proposte serie Stretta di mano a Belgrado tra il presidente jugoslavo Slodoban Milosevic e l'inviato russo Vlktor Cernomyrdin Il vice premier Vojlslav Seselj tra le macerie del suo ufficio bombardato a Belgrado