ISIMPSON SIAMO NOI

ISIMPSON SIAMO NOI CULT-TV ISIMPSON SIAMO NOI Due autori piemontesi analizzano il cartoon Martedì 4 alle 22,30 a «Hiroshima», via Bossoli 83, Alessandra Montrucchio incontra Pier-luca Marchisio e Guido Michelone, autori del libro «I Simpson» (Castervecchi). SONO cinque. Il padre adora la birra e la televisione; la madre ha un'assurda capigliatura blu e si lamenta sempre; i figli sono un ragazzino pestifero, una bimba un po' saccente e una poppante seminascosta dal suo ciuccio. Sono i Simpson. E sono un fenomeno culturale, come spesso accade a chi o a cosa ha successo: mamme inferocite contro la presunta «immoralità» della serie ideata da Matt Groening, adolescenti che discutono dell'ultima puntata, adulti che seguono anche loro le vicende della famiglia di Springfield. E' comprensibile, dunque, che ci si interroghi sulle ragioni di un simile successo; ed è uscito da poco per Castelvecchi un libro che sui Simpson si interroga con molto acume. Si chiama «I Simpson. L'allucinazione di una sit-com» (nella foto, la copertina)e gli autori sono due piemontesi esperti di scienze della comunicazione, il torinese Pierluca Marchisio e il vercellese Guido Michelone. La loro è un'analisi attenta e appassionata, dove allo sguardo scientifico dello studioso si unisce quello entusiasta dell'estimatore: il rapporto del cartoon con cinema fumetto e televisione, l'importanza della musica, il meccanismo delle citazioni, l'uso delle tecniche filmiche, le implicazioni sociologiche, ogni elemento è indagato con una perizia pari al desiderio di mostrare come il successo della serie sia dovuto a un insieme di fattori di diversa natura: dalla struttura «colta» degli episodi, costruiti su infiniti rimandi e attentissimi alla forma, al puro divertimento delle gag e all'identificazione con Homer e famiglia, rappresentanti della middle class della provincia americana e dei suoi pregi e difetti. E' questa una delle principali novità dei Simpson rispetto ad altri cartoons: i personaggi non sono eroi di carta, buonissimi o cattivissimi, e non fanno parte di un mondo diverso dal nostro. Homer, Marge e i loro tre figli sono personaggi complessi, capaci di molte meschinità ma anche di qualche gesto nobile, succubi del consumismo eppure pronti a solidarizzare, nella difesa dell'ultimo ambito di libertà concesso all'uomo contemporaneo, quello familiare. Di tutto questo (e di molto altro) parleranno i due autori martedì prossimo alle 21,30, ai «Tempi supplementari» di Hiroshima Mon Amour: e sarà interessante discutere con loro del perché e del percome i Simpson, frustrati o arrabbiati o superficiali ma così umani, siamo noi. Alessandra Montrucchio

Luoghi citati: Hiroshima Mon Amour, Springfield