Bertolt Brech e il cinema
Bertolt Brech e il cinema Una rassegna al Massimo Tre Bertolt Brech e il cinema ■ rapporti tra cinema e teatro han- ■ no vissuto varie fasi e attraversa■to tutta la storia del cinema, riflettendo i momenti politici, le vicende culturali e soprattutto la personalità degli autori coinvolti. I rapporti tra Bertolt Brecht e il cinema, a maggior ragione, sono fortemente influenzati dalla forte personalità di un autore chiave del secolo: e la bella rassegna organizzata dal Museo Nazionale del Cinema e dal Goethe Institut, intitolata «L'officina Bertolt Brecht» e in programma nella sala 3 del cinema Massimo dal 5 al 13 maggio è la prova più evidente. Il programma propone alla sera i film in cui Brecht è stato direttamente coinvolto, mentre al pomeriggio saranno proiettate le documentazioni filmate di spettacoli teatrali diretti dallo stesso Brecht dagli Anni Venti ai Sessanta. In apertura, mercoledì 5 maggio, il film più famoso (non il più bello) tra quelli che hanno visto la partecipazione del drammaturgo tedesco: «L'opera da tre soldi», sceneggiato dallo stesso Brecht e diretto da G. W. Pabst, famoso e sopravvalutato regista tedesco. Il film porta la data del 1931, un periodo molto turbolento per la storia tedesca sospeso tra la repubblica di Weimar e il nazismo incombente: lo spettacolo teatrale fu portato in scena due anni prima, il film coinvolse lo stesso cast dello spettacolo ma Brecht modificò notevolmente la sceneggiatura sottolineando gli aspetti politici e di critica al potere. Ne nacque una lite con la produzione, che ebbe un famoso strascico legale e che spinse il drammaturgo a disconoscere pubblicamente il film. Il maggiore coinvolgimento di Brecht nel cinema avviene invece con «Kuhle Wampe ovvero a chi appartiene il mondo? », diretto l'anno successivo da Dudow. A Brecht piaceva soprattutto il modo di concepire il film, che coinvolse tutte le organizzazioni sindacali e comuniste della Berlino di quegli anni: né lo stupì il pesante intervento della censura, che proibì l'uscita del film (la prima mondiale avvenne infatti a Mosca). Secondo gli intendimenti brechtiani, «Kuhle Wampe» doveva raccontare una storia normale, una vicenda d'amore nella quale giocava però un ruolo molto importante l'ambito in cui la storia era inserita: si raccontava infatti la disoccupazione e le sue cause, si analizzava come la vita sociale e l'organizzazione del lavoro avessero dirette conseguenze sulla quotidianità. Dopo l'avvento del nazismo Brecht andò in esilio negli Stati Uniti. In tempo di guerra, quando l'industria americana del cinema era particolarmente sensibile alla propaganda bellica, si pensò di riunire insieme due tedeschi esulati e commissionare loro un film antinazista: infatti «Anche i boia muoiono», che univa il regista Fritz Lang e lo sceneggiatore Bertolt Brecht, fu ampiamente pubblicizzata dai rotocalchi cinematografici. La lavorazione fu però travagliata da un profondo contrasto tra i due autori: Brecht accusava Lang di adeguarsi agli stereotipi hollywoodiani. Ma il film straordinario. La rassegna propone anche altre opere, dalle quali si evince un rapporto non certo idilliaco tra Brecht e il partito comunista. Un'occasione di approfondimento sarà la presentazione del libro di Sergio Micheli «Brecht e il cinema di Weimar», al Massimo 3 mercoledì5alle21. Stefano Delia Casa Una rassegna al Massimo Tre Bertolt Brech e il cinema Bertolt Brecht è al centro di urta rassegna organizzata da! Goethe al Massimo
Luoghi citati: Berlino, Mosca, Stati Uniti, Weimar
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