IL PRESEPE DI EDUARDO

IL PRESEPE DI EDUARDO ALL'ALFIERI IL PRESEPE DI EDUARDO Carlo Giuffrè e la sua compagnia fanno Natale in casa Cupiello ON importa se il Natale è ormai lontano e si ha volgila d'estate e di caldo. Il Natale cui ci riferiamo non tornava da 22 anni. E allora, anche se è già maggio, lo accogliamo con piacere. Perché è «Natale in casa Cupiello», la commedia per eccellenza di Eduardo De Filippo, quella che più non si era vista sui palcoscenici italiani dal 1976, da quando il grande autore, attore e regista napoletano l'aveva messa in scena per l'ultima volta. Nessuno finora aveva avuto il coraggio di affrontare il personaggio che più di ogni altro era giunto a fondersi con il suo creatore mutuandone voce, gesti, intonazioni. Ma da qualche anno, dopo aver interpretato con successo altre celebri commedie eduardiane, Carlo Giuffrè accennava con sempre più insistenza al desiderio di confrontarsi con il «mito» e vestire i panni di Luca Cupiello. Desiderio avverato dunque, col benestare di Luca De Filippo, e con il plauso di pubblico e critica. A Torino l'allestimento è ospite della stagione del Teatro Stabile, e sarà al Teatro Alfieri da martedì 4 a domenica 9 maggio. Carlo Giuffrè, regista e interprete, è affiancato sulla scena da Angela Pagano (che ricopre il ruolo di Concetta), da Massimiliano Gallo (nei panni di Tommasino) e da altri 12 attori. «Sono solo un attore che cerca di avvicinarsi il più possibile all'animo dell'autore - ha scritto Giuffrè nelle note di regia - un allievo che rende omaggio al maestro recitando con umiltà e trepidazione...» Eduardo aveva scritto «Natale in casa Cupiello» nel 1931, debuttando il 25 dicembre di quello stesso anno. All'inizio era semplicemente un atto unico, una sorta di farsa cui l'anno successivo venne aggiunto un atto (per la precisione il primo) e infine, a distanza di due anni, il terzo, motivo per cui l'autore parlava scherzando di «parto trigemino con una gravidanza di quattro anni». Ciò che resta fondamentale sotto il profilo strettamente drammaturgico è la nascita, proprio in questa commedia, del tipico «antieroe» eduardiano, un protagonista piccolo-borghese portatore di valori non più condivisi da chi gli è accanto, e tuttavia disperatamente legato ad essi, solo e sconfitto in un mondo che non lo comprende. «In realtà conobbi quella famiglia - ebbe a scrivere Eduardo De Filippo -. Non si chiamava Cupiello, ma la conobbi... povere creature napoletane ai cui occhi il nostro sole fa risplendere persino le crude miserie della loro triste vita di tutti i giorni. E allora, per un bisogno istintivo di liberazione, vivono urtandosi, ferendosi a sangue, giungendo fino all'odio, perché il nostro sole ingigantisce anche la loro puerilità... Ma si adorano... Essi stessi non sanno quanto si adorano...». [m. bo.) Nellafoto grande Carlo Giuffrè protagonista dello spettacolo al Teatro Alfieri, e, sotto, gli altri interpreti del lavoro di Eduardo Nella foto in basso un suggestivo momento di «Terra promessa»

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