Chi ha troppo, chi niente

Chi ha troppo, chi niente Chi ha troppo, chi niente Forti disparità tra i Paesi affacciati al Mediterraneo MICHEL Batisse, Presidente del Pian Bleu, l'associazione di ricerca scientifica internazionale con base in Francia, che studia da anni il territorio e l'ambiente mediterraneo, chiarisce la situazione dei Paesi affacciati sul Mare Nostrum. «Gli Stati europei hanno risorse interne d'acqua (naturali e rinnovabili) che Sono valutabi- . li mediamente in 985 chilometri cubi per anno per ogni nazione. L'acqua è però distribuita in maniera decisamente disuguale tra il Nord (74%), l'Est (21%) e il Sud (5%). Su un totale di 25 Paesi mediterranei, 8 di questi, con una popolazione di 115 milioni di abitanti, si trovano al di sotto della soglia considerata di criticità (1000 metri cubi/abitanti/anno) e altri 6, Israele, Giordania, Libia, Malta, Territori Palestinesi e Tunisia, per un totale di 28 milioni di persone, hanno risorse inferiori alla soglia di assoluta povertà idrica (500/metri cubi/abitante/anno). «Per avere un'idea della disparità dei consumi basti pensare che l'utilizzo annuale prò capite varia dai mille metri cubi dell'Albania e della Federazione Jugoslava, ai soli cento metri cubi dei territori di Gaza e Malta. «Inoltre, Paesi quali l'Arabia Saudita e la Libia si trovano già al di sotto della disponibilità delle loro acque rinnovabili e attingono da tempo alle falde acquifere fossili che, al ritmo d'estrazione odierno, potrebbero esaurirsi nei prossimi 15/60 anni. «Nell'arco di una generazione quindi, in assenza di interventi precisi o di variazioni climatiche considerevoli, il quantitativo d'acqua a disposizione di un abitante del Medio Oriente o del Nord Africa per esempio, sarà diminuito di circa l'ottanta per cento. I Paesi dell'area mediterranea si possono dunque dividere in quattro gruppi a seconda delle rispettive disponibilità idriche. Meno di 500 metri cubi (soglia di povertà): Israele, Giordania, Li¬ bia, Malta, Tunisia e Territori Palestinesi. Da 500 a 1000 metri cubi (soglia di tensione): Algeria ed Egitto. Da 1000 a 3000 metri cubi (risorse odierne sufficienti): Cipro, Spagna, Libano, Marocco e Siria. Oltre i 3000 metri cubi (risorse abbondanti): Albania, Bosnia, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Slovenia e Turchia. Il Pian Bleu ha ipotizzato inoltre diversi scenari da qui al 2025 evidenziando, grazie alla capillare raccolta dati, una grave tendenza alla crisi idrica in Mediterraneo dovuta soprattutto all'aumento della popolazione e al costante fabbisogno di acqua per l'agricoltura. Negli ultimi 50 anni le superfici irrigate sono aumentate di più del doppio in Algeria, Spagna e Israele e di ben 5 volte in Francia e Grecia. Le possibili strategie di difesa vengono indicate soprattutto nella diversificazione della domanda, viste le insormontabili difficoltà geofisiche odierne di aumento dell'offerta. «Non è consigliabile infatti costruire nuove dighe né continuare ad attingere copiosamente alle falde acquifere fossili già ampiamente sfruttate. La soluzione sta nella riutilizzazione delle acque industriali, nel riciclo delle acque reflue, nell'aumento degli impianti di desalinizzazione, nella distribuzione dell'acqua dal Nord verso il Sud e nell'introduzione di nuove tecnologie agricole. «Ancor oggi purtroppo più della metà dell'acqua impiegata per l'irrigazione va sprecata a causa di infiltrazioni nei canali, evaporazione dei bacini di raccolta, cattivo impiego e basso costo del prodotto. L'introduzione di metodi alternativi, come l'aspersione goccia a goccia controllata con il computer, potrebbe restituire fino a tre quarti del futuro fabbisogno. «L'acqua dovrebbe essere considerata come il denaro spiega ancora il professor Batisse - non si può sperare di aumentare l'offerta all'infinito, bisogna poter ridurre e controllare la domanda. Già oggi la mancanza d'acqua causa sofferenze sociali, instabilità politica e rivolte di massa. E sarà sempre peggio. Più di 300 fiumi e bacini di raccolta naturali sono infatti condivisi da due o più Stati confinanti. La competizione in caso di necessità potrà portare (è già successo) a violenti scontri di gestione. Il Mediterraneo è un ottimo esempio di luogo dove tina seria e immediata politica internazionale di controllo delle risorse idriche dovrebbe essere attuata. Risparmio idrico consapevole e regola- to, nuove tecniche di desalinizzazione dovranno essere imposte per legge da una sorta di Diritto dell'Acqua, da introdurre al più presto. Le ricerche le abbiamo già fatte, i dati sono pronti. Bisogna solo imporre nuove regole». |d. scn.l Si, Una guelfa, sorgente d'acqua dolce in un acrocoro sahariano Un allarme delia Banca Mondiale che tocca il 40% dell'umanità

Persone citate: Bleu