LA PICCOLA FIAMMIFERAIA FUGGE A NAPOLI E ACCENDE PIEDIGROTTA

LA PICCOLA FIAMMIFERAIA FUGGE A NAPOLI E ACCENDE PIEDIGROTTA LA PICCOLA FIAMMIFERAIA FUGGE A NAPOLI E ACCENDE PIEDIGROTTA Un nuovo finale con fuochi d'artificio per la fiaba di Andersen IGILIA di Capodanno a Copenhagen. E' buio, anche se è ancora giorno, e questo laggiù è perfettamente normale. Fa freddo e nevica, e anche questo è perfettamente normale. Una povera bambina, stracciata e a piedi nudi, perché ha perso le ciabatte (che le andavano troppo larghe essendo quelle della nonna morta) mentre attraversava terrorizzata una strada, piena di carrozze che correvano all'impazzata, cerca di vendere dei fiammiferi. Ma nessuno le dà retta, perché tutti sono occupati a far spese per il cenone: infatti le vetrine sono piene di cose buone, prosciutti, polli arrosto, torte... La povera bambina ne è incantata e, naturalmente, si accorge di aver fame. Ma non ha neppure un soldino per comprarsi un pezzo di pane. Tutti passano carichi di pacchi e pacchetti, e nessuno si accorge di lei. Ma signor Andersen, non le sembra di esagerare? 0 veramente ì suoi concittadini sono così impietosi? Piangendo la bambina si siede per terra in un cantuccio, e accendendo uno dopo l'altro i suoi fiammiferi da tutti spregiati, si scalda un po' le mani hi gintirizzite, e sognando a occhi aperti attende la morte. Tanto è sola al mondo, l'unica persona che le ha voluto bene era la nonna, ma è morta. Sogna, piange e accende i fiammifen che nessuno ha voluto comprare. In breve sarebbe morta assiderata, e nessune se ne sarebbe accorto fino al giorno dopo. Ma ecco che passa di corsa un soldato con la camicia stracciata. La vede e arresta la fuga: «Ehi, piccola! Che fai lì seduta in mezzo alla neve? E perché piangi?», «Sono sola al mondo, ho fame e freddo, e neppure un soldo per comperarmi un pezzo di pane», risponde la bimba. «E ti sembra un buon motivo per sprecare quello che hai? Tutti quei fiammiferi che accendi inutilmente?». «Almeno mi scaldo le mani per un momento», risponde la bimba risentita. «Dai, dai, metti in tasca quei fiammiferi e vieni via con me», dice il soldato. «Qualcosa insieme combineremo», e allunga una mano per aiutarla ad alzarsi. Lei si tira su a fatica, tutta intirizzita com'è, e lo segue borbottando: «Io veramente dovrei morire qui assiderata. Il signor Andersen si arrabbierà moltissimo se le cose non vanno come lui ha scritto». «E a te che te ne importa? Chissà poi perché vuol farti morire assiderata!». «Per far piangere i bambini. La mia storia è scritta per questo». «I bambini hanno già ben altri motivi per piangere! Non tutti forse... Può darsi che ci siano anche bambini felici, ma io non ne ho mai visti. E asciugati le lacrime e soffiati il naso che è tutto un moccio». «Non ho il fazzoletto. Dammi un pezzo della tua camicia che tanto è tutta strappata. A proposito, perché scappi e sei tutto a brandelli?», chiede la bambina mentre si soffia il naso in un pezzo di manica del soldato». «Perché sono scampato per miracolo alla forca e non vorrei che mi riprendessero. Perciò allunga il pas- so, se puoi». «Allora sei un delinquente», dice la bambina fermandosi di botto. «No, sono solo un soldato condannato a morte per aver baciato la principessa». Tu? E come puoi aver baciato la principessa? Così sbrindellato come sei?», chiede la bambina riprendendo a correre dietro al soldato. «E' una lunga storia e forse un giorno, se avrò tempo, te la racconterò. Per ora ti basti sapere che ho qui - e si batte la mano sulla saccoccia - un acciarino meraviglioso da cui posso ottenere tutto quello che voglio. A proposito, chiediamo subito carrozza e eavalli e abiti pesanti per tutti e due. Nella fretta della fuga me n'ero dimenticato». Detto fatto, batte tre volte l'acciarino e per incanto compare quello che chiede. Salgono in carrozza e fuggono veloci, tutti ben incappottati. Solo in quel punto il soldato si accorge che la bambina è senza scarpe, e le procura con l'acciarino un paio di stivaletti coi bottoncini di lato come quelli della principessa. «E la principessa?», chiede la bambina guardandosi gli stivaletti. «Oh quella!», dice il soldato. «Pensa che dopo che, con la magia del mio acciarino, la facevo venire a me di notte, quella peppia al mattino raccontava a mamma e papà che di notte un soldato l'aveva baciata. Per quello sono stato condannato a morte. Mi sono salvato con la magia del mio acciarino. Figurati se voglio ricadere nelle grinfie di quella smorfiosa! Ehi, piccola!», dice il soldato sollevando con l'indice il visetto della ex fiammiferaia. «Sai che un po' ripulita sei proprio carina? Vedrai che mettendo insieme lo zolfo dei tuoi fiammiferi con la mia pietra focaia e altre cose che saprò trovare, combiniamo qualcosa di bello». E così dicendo fa schioccare la frusta e i cavalli partono al galoppo. Corrono e corrono sempre verso Sud, il cielo si fa sempre più azzurro e la notte sempre più scura. E il sole più caldo. Corri e corri, giungono a Napoli, tutta in festa per la Madonna di Piedigrotta. Il soldato con lo zolfo dei fiammiferi, altre polveri che aveva conosciuto facendo il soldato, e la pietra focaia, confeziona botti, girandole e mortaretti, che vende ai napoletani ricavandone un bel po' di denaro. Poi impianta una ditta di fuochi artificiali. Così vissero felici e contenti, senza paura né fame né freddo. E con le scarpe ai piedi. Laura Mancinelli Sabota da un soldato nel gelido Capodanno di Copenaghen, scappa con lui su una carrozza magica ed approda sotto il Vesuvio | CosJ^Qppceaimrirè assiderata,finisce per aprire una ditta di girandole, botti e mortaretti e non avrà mai più freddo accoccia - un acciarino meraviglioo da cui posso ottenere tutto quello he voglio. A proposito, chiediamo

Persone citate: Andersen, Figurati, Laura Mancinelli

Luoghi citati: Copenaghen, Copenhagen, Napoli