GIULIO EINAUDI UNA LETTRICE E UNA ROSSA SACCA DA SCI

GIULIO EINAUDI UNA LETTRICE E UNA ROSSA SACCA DA SCI Lettera GIULIO EINAUDI UNA LETTRICE E UNA ROSSA SACCA DA SCI JELLA scelta dei libri, come in quella di molte altre cose, sono stata influenzata dalla mia famiglia, da mio padre soprattutto: fin da piccola ho avuto nelle orecchie la musica di Mozart e sono stata felicemente circondata da tanti libri Einaudi. Persino nel mio periodo adolescenziale di ribellione forzata verso i miei genitori e di rifiuto per tutto quello che dicevano o proponevano, non ho rinnegato le loro scelte, molto einaudiane. I libri Einaudi sono e saranno sempre parte integrante della mia casa. Ma soprattutto abitano la mia mente e il mio cuore. Devo aver avuto dodici o tredici anni quando mio papà mi diede la sua copia (ricordo la copertina arancione, un po' ingiallita e fragile) delle Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea. Poi ricordo tutti i grandi romanzi stranieri con le copertine color pastello e le pagine aperte con il tagliacarte da chi li aveva letti prima di me (e avrei voluto essere stata io a farlo): l'azzurro dei 49 racconti di Hemingway, il rosa deiRacconti di Isak Babel, il verde de L'Isola del Tesoro e dei Racconti di Melville. Ricordo il mio primo incontro con Guerra e pace; un regald rJi,Nfà!tàlè'. Certìavòai'teh'ere'a'iVého'ia'm'ià'Fog'à' di lettura, perché non volevo rovinare la costa dei volumi, quattro bellissimi Struzzi. Ricordo mio padre che furtivamente (già allora ero gelosissima dei miei libri) prendeva uno a caso dei volumi per rileggere alcune pagine per l'ennesima "olta e poi ripeteva che la bellezza dei libri Einaudi stava anche nei caratteri grandi e leggibili, un segno di rispetto e riguardo per i lettori. Con gh anni sono diventata una lettrice onnivora (anche se il tempo e i soldi non bastano mai per leggere e acquistare tutti i volumi che vorrei) e ho sviluppato un grande amore anche per i libri Adelphi, Sellerio e Feltrinelli e molto affetto per tanti altri, ma i libri Einaudi, be', continuano a occupare una galassia tutta loro. E non ho mai esercitato il mio diritto di lettore, come dice Pennac, di piantare a metà, o anche prima, un libro Einaudi. Perché me ne innamoro quando li vedo e im paro ad amarli mentre li leggo: per lo stile e la bellezza delle copertine, per la qualità della carta, dei caratteri, del lavoro redazionale e delle traduzioni, per le emozioni che mi danno e i mondi che mi fanno conoscere. Aggiungo che per Giulio Einaudi ho provato sempre una specie di amore platonico; se avessi una macchina del tempo cercherei di tornare indietro di qualche decennio, per poter lavorare per lui, a qualunque condizione. Ho trascorso alcuni anni nella redazione di una casa editrice, e in ogni momento di sconforto (perché quello del redattore è un mestiere bellissimo, ma sottovalutato e dimenticato dai più) pensavo al mio mito Italo Calvino e a quando lavorava come redattore all'Einaudi, e mi tornava l'entusiasmo e la voglia di fare il mio lavoro al meglio. Due anni fa al Salone di Torino, l'Editore dei miei sogni mi passò accanto, e avrei voluto avvicinarmi e strìngergli la mano, dirgli due parole, ma mi mancò il coraggio, mi sentii molto stupida e rinunciai. Mi resta però un piccolo ricordo che custodisco gelosamente: una vecchia borsa per gli scarponi da sci, che Giulio Einaudi in persona dimenticò molti anni fa in un negozio di Cervinia dove anch'io depositavo gli sci. Riuscii a farmi regalare quella borsa, che nessuno aveva reclamato. E' una vecchissima sacca rossa, con scritto «Einaudi». La uso per trasportare non scarpe da sci, ma libri, compagni di viaggio e di vita. Giulia Crivelli

Luoghi citati: Torino