LE BUONE MANIERE NON SALVANO I GENTLEMEN

LE BUONE MANIERE NON SALVANO I GENTLEMEN LE BUONE MANIERE NON SALVANO I GENTLEMEN LE BUONE MANIERE Molly Keane trad. Cecilia Behmann dell'Elmo Fazi pp. 294 L. 29.000 OLLY Keane (1904-96), discesa da una famiglia di possidenti angloirlandesi, scrisse negli anni Venti e Trenta storie fantasiose sotto pseudonimo, quindi passò a comporre romanzi ambientati nella vacua società a lei ben nota, fra cani, cavalli, gentUuomini nullafacenti (magari studiosi di genealogie), madri crudeli per noia, figlie aggrappate a inconsistenti storie d'amore. In seguito si sposò, rimase vedova, mise il suo talento per i dialoghi al servizio del teatro, anche con molto successo; infine, ormai semidimenticata, avvicinandosi gli anni Ottanta, riprese i suoi temi giovanili per rielaborarli in una chiave così cupa e pessimista, che gli editori respinsero il risultato, fin quando uno di loro, più intraprendente, lo accettò. Le buone maniere si rivelò subito come un gran successo, andò in finale al Booker Prize, fu ridotto per la Tv, e la settantasettenne autrice diventò famosa, finalmente sotto il proprio nome; fece in tempo a raccontare ancora in questa vena, e a vedere recuperati i suoi libri antichi, oggi tutti in stampa. E' sostenibile che Le buone maniere sia il suo capolavoro, in ogni caso è il romanzo in cui il suo occhio intelligentissimo fotografa più spietatamente il crepuscolo di un mondo insensato. Gli squattrinati privilegiati che lo popolano si gingillano altrettanto ignari di avere un piede sull'abisso che i personaggi di Cecov (la Keane stessa, quando era adolescente e si chiamava ancora Mary Skriné, dovette assistere all'incendio della casa avita, appiccato da irredentisti irlandesi), dei quali peraltro non condividono le pur sterili passioni culturali né le vaghe aspirazioni a un futuro migliore. Con procedimento non nuovo ma, qui, efficacissimo, i fatti sono rievocati da un personaggio stupido - più stupido del lettore, chiamatola capire le cose molto prima di lui - e infantilmente egocentrico, la giunonica Aroon, figlia di una famiglia gentilizia le cui speranze sono riposte nel bellissimo e sportivo maschio, suo fratello Hubert. In un memorabile inizio Aroon praticamente uccide sua madre, querula malata, somministrandole una mousse di coniglio per la quale costei nutre una | ripugnanza invincibile. "Mammina ', come Aroon sempre la chiama, è a questo punto ridotta alla mercè della figlia, che comanda in casa: ma il resto del libro contiene il lungo antefatto di questa situazione, ossia la cronaca dell'infanzia e dall'adolescenza di Aroon, anatroccolo relativamente brutto, angheriato dalla genitrice e adorante il papà, sullo sfondo del lento e inarrestabile declino della famiglia. I giorni più lontani e fiabeschi sono dominati dal personaggio di una isti tu trice, una inglese romantica, che finisce suicida perché innamorata del padre di Aroon; questi è un gentiluomo affascinante e inconcludente, la cui attività di indefesso cavallerizzo è interrotta dalla Grande Guerra, dalla quale torna senza una gamba. 11 successivo avvenimento cruciale di una giovinezza spensierata malgrado i crescenti presagi di sventura, leggi conti di fornitori sempre meno aisposti all'attesa, avviene quando Hubert muore in un incidente automobilistico. Allevata fra balli di campagna e concorsi ippici, Aroon viveva le sue rare frivolezze al seguito del brillante fratello, e si era innamorata perdutamente del grande amico e sodale di lui, il giovane Richard, senza rendersi conto della natura ambigua del rapporto fra i due giovani. Alla scomparsa di Hubert segue l'ictus del padre, la cui degenza incoraggia Aaron a rinchiudersi sempre di più nell'artificialità della grande casa a questo punto in piena decadenza, rivaleggiando con una serva-padrona nel fare del malato una specie di bambolotto da gratificare, e contemporaneamente rassegnandosi a restare zitella, nel sogno assurdo di un ritorno di Richard. Intanto "Mammina" cessa di essere una bambolina viziata e impone a tutti un regime di privazioni e vessazioni spesso incongrue. Fra le gemme: la rivalità di Aroon con una coppia di sorelle vicine, aristocratiche impoverite ma coraggiosamente industriose, brave con i cavalli e con la manualità in generale; la festa alla quale Aroon si reca e dove ha la misura della propria indesiderabilità sociale, senza peraltro che questa la conduca a accettato la corte del direttore della banca, che benché scapolo non è un vero «gentleman». Adeguatissima traduzione di Cecilia Behmann dell'Elmo, e brillante postfazione di Viola Panetti. MasoHno d'Amico LE BUONE MANIERE Molly Keane trad. Cecilia Behmann dell'Elmo Fazi pp. 294 L. 29.000