CARO DUCE, IL FASCISMO E'UNA BARZELLETTA di Giorgio Calcagno

CARO DUCE, IL FASCISMO E'UNA BARZELLETTA CARO DUCE, IL FASCISMO E'UNA BARZELLETTA ABBASSO ILFASSIO Sandro Lopez Nuiies Baldini & Castoldi pp. 246 L 24.000 A maggior parte delle barzellette sulfascismo, negli Anni Venti, erano messe in giro da un fascista a quasi ventiquattro carati, l'onorevole Lnnfranconi, spirito bizzarro anche sotto l'orbace. Un giorno fu chiamato do Mussolini, che cercò di riportarlo all'ordine. «Camerata Lanfranconi, finora ho sopportato, ma adesso devi smetterla con le tue battute. Il fascismo è diventato una cosa seria». L'altro lo interruppe. «Perdonami, Duce, ma questa non è mia. Questa l'hai detta tu». Non si è mai saputo se la storiella fosse inventata da Lanfranconi o gli fosse stata attribuita dalla vox populi. In alcune versioni non si nomina neppure l'autore: come nel libro di Sandro Lopez Nuiies sulla satira politica nel Ventennio, dove il personaggio convocato a Palazzo Chigi risulta genericamente «un intellettuale». La battuta, anche anonima, starebbe benissimo in epigrafe al libro, perché ne riassume lo spirito. Abbasso il fassio, recita il il l di ftitolo: con la doppia «s» come diceva l'uomo di Predappio, che aveva fondato il fascio senza tener conto che i romagnoli non sanno dire la «se».E «il fassio» disse sempre Mussolini, nei discorsi che allora entusiasmavano le piazze e oggi, rivisti nei filmati del Luce, trascinano alla risata. Nessun cabarettista, imitatore, rivistaiolo sa essere più comico del dittatore che si esibiva, mascella roteante, fianchi a fior di ringhiera, da tutti i balconi d'Italia. La satira il fascismo se l'è fatta da solo. Leggiamo per esempio la pagina sulla marcia su Roma raccontata da un libro scolastico, che ricorda il rifiuto di Vittorio Emanuele III a proclamare lo stato d'assedio chiesto dal governo Facta: «E fu saggio il Re perché non contro di lui marciava la rivoluzione, anzi si muoveva in sua difesa. L'anima del Re soldato vibrava all'unisono con quella di Mussolini. Amate giovani il Re vittorioso che salvò l'Italia da sanguinosi lutti)». Nessuna fra le tante barzellette raccolte da Lopez Nuiies può pareggiare il sinistro umorismo involontario di quella retorica. Abbasso il fassio, scritto dal vicepresidente della Comunità ebraica milanese, non è, e forse non può essere, soltanto un libro di satira. L'autore, che ha patito l'ignominia delle leggi razziali, non resiste alla tenta¬ zione di entrare nel giudizio storico, sommergendo le citazioni umoristiche con i documenti della vergogna. Ma non ci nega alcuno perle, come il dizionario dell'autarchia linguistica, dove scopriamo che il boomerang si doveva dire bumerango e il cachemire Casimiro, mentre il voyeur, con un inconsapevole doppiosenso, diventava scopofilo, dal greco "skopòs" (spia); magari nella garconniòre, che si doveva pronunciare trappolone. Anche l'elenco dei neologismi inussoliniani non patisce concorrenza, nemmeno da Lanfranconi: con "pipismo" (dal partitolo popolare italiano), "ingiolittato", che può anche appesantirsi in "incagoiato", "fognoso", e naturalmente, tutta la serie dei "liberaldemomassonico". Mentre la radio diffondeva il verbo ufficiale, il popolo si sfogava con lo jus mormorandi, le pasquinate, di cui il libro ci offre le più preziose citazioni. Basti, fra tutte, quella sui due Ciano, padre e figlio: «Per giungere al poter Costanzo Ciano / molto operò col senno e con la mano. / Di lui più furbo il figlio Galeazzo /per giungere al poter adoprò il...» Chissà qual era, sul torso di Pasquino, l'ultima parola. L'autore sembra non avere dubbi, nel completare la quartina. Giorgio Calcagno ABBASSO ILFASSIO Sandro Lopez Nuiies Baldini & Castoldi pp. 246 L 24.000 Presa del potere da parte di Mussolini: una vignetta di Gal.int.ua nel volume «Abbasso il Passio» di Sandro Lopez Nuiies

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