IL BUONGIORNO SI VEDE DAL RISVEGLIO di Dacia Maraini

IL BUONGIORNO SI VEDE DAL RISVEGLIO IL BUONGIORNO SI VEDE DAL RISVEGLIO L'alba degli scrittori MI svegliavo come un'allodola» dice Alda Merini. Invece Moravia al mattino pensava alla morte, se ne ricorda Dacia Maraini (e la morte gli è arrivata proprio al mattino). Ma non provava r«horreur de me réveiller» di Baudelaire e neppure quella pena, per Antonia Pozzi giovanissima, di recuperare «...il senso/del tuo peso/ del tuo calore/...». Una grande fatica comunque varcare la linea sonno-veglia che nel suo libro per Bollati Boringhieri, La fine del sonno-Le porte del risveglio, Piero Salzarulo spiega da scienziato-neuropsichiatra e che l'autore dà Agostino esorcizzava mettendosi alla scrivania secondo la sua ben nota routine di lavoro. Anche Dacia, cronicamente insonne («le mie notti al diazepan»), ha questa tendenza alla concretezza, però lieve e si direbbe sofferente, «la mattina mi preparo un tè col miele/la mattina mi pettino i capelli/ (...), la mattina apro un libro/la mattina chiudo un libro» recita una sua filastrocca. La malinconia dell' «e vento risveglio», come lo chiama Salzarulo: e Giosetta Fioroni ha tuttora una incrinatura nella voce rievocando quella di Parise, il febbrile scrittore presago di una fine precoce, «morirò a 50 anni» diceva, con i suoi sogni-in cubo e quel «fondo sombre» che non potevano fagli accogliere serenamente l'inizio della giornata. Ma c'è un risveglio molto bello, scelto tra i Sillabari e inserito nel libro Rizzoli, dono natalizio '98, dei celebri disegni di Giosetta, tra testi di Ceronetti, Zanzotto e altri amici: «Un giorno un uomo lunatico fu svegliato poco prima dell'alba da un temporale (...). Abitava in una minuscola casa quasi sepolta in mezzo a un bosco...». «Quest'uomo è lui, Goffredo, in quel suo rifugio dove proprio la gran parte dei Sillabari è nata e dove, immerso nella natura, ha avuto certamente i migliori risvegli di tutta la vita», rievoca la sua compagna, la cui passione di esistere, nonostante tutte le tragedie, resta tale da farle dire con Sandro Penna: «Io vivere vorrei addormentato/ entro il dolce rumore della vita». Un rumore che Giampaolo Dossena, forse perché ancora «convalescente» dalla colossale operazione dell'Erzridqpedia dei giochi per la Utet, dice di sentire attutito. Paradossale, come d'abitudine: «Al mattino non mi sveglio più, purtroppo. E ho l'impressione di restare sempre un po' tonto. Sonno e veglia, bianco e nero sono condizioni nette che non abbiamo più in tanti. Questa sonnolenza media è la sonnolenza dell'homo sapiens di oggi». Altra la sonnolenza (fintissima anch'essa) di Gene Gnocchi legata a due tipi di risveglio: a) con Nocino, panico, ritardi, sensazione di stare fuori del tempo; b) senza Nocino, sonno nervoso, risveglio programmato, controlli soddisfacenti per avviare le ore. Quanto al tipo c, il risveglio pomeridiano, l'antieroe di Striscia nonché prossimo conduttore, sembra, della attesa rubrica Libri di Ricci per Mediaset, garantisce che è il meglio: perchè «dopo aver dormito tre, quattro ore in pigiama, non solo non provo il minimo senso di colpa ma decido che invece di cambiare tutto della mia vita come volevo fare prima di addormentarmi, ogni cosa deve restare al proprio posto». «Infatti, ci si può addormentare con una convinzione e svegliarsi con questa convinzione ribaltata si associa Niccolò Ammaniti che nel suo imminente nuovo romanzo Ti prendo e ti porto via, 400 pagine per Mondadon, racconta tre risvegli, uno dei quali di un bambino che «ha combinato un guaio, la sera addormentandosi è convinto di averla sfangata invece al mattino dopo si sente colpevole. Oltre che un'arma narrativa fortissima, anche per me i risvegli sono molto importanti». «I risvegli dell 'infanzia soprattutto quando ogni volta ti aspetti che il mondo sia diverso da come è» - dice Stefano Bermi il cui primo pensiero, al mattino «è quello di accompagnare mio figlio a scuola». Per l'adulto (lui adesso avanti nella stesura del nuovo libro), è piuttosto la sera il «momento non gerarchico, quando nel donni veglia vorresti fare il punto della giornata, l'orco della misura razionale si allenta e sei nel sano disordine di Rimbaud mentre il mattino può offrirti soltanto ciò che già sai. Il mattino al contrario è dei ambini, di quel bambino di Flannery 0 'Connor che si sveglia e cammina nella campagna assolata...». Al quale lo stanno tragicamente ruban- Mirella AppiotH