Il cinema trova un'altra storia

Il cinema trova un'altra storia Einaudi pubblica l'opera monumentale di Brunetta Il cinema trova un'altra storia PARIGI. La Storia del cinema mondiale progettata e diretta da Gian Piero Brunetta ha avuto il suo lancio europeo martedì scorso alla Cinémathèque Francarle. Intorno al curatore dell'opera, proiettata «verso il nuovo millennio», l'editore Einaudi ha raccolto personalità italiane e francesi della cultura e del cinema. In prima fila, naturalmente, lo staff del Cahier du Cinema. Gli Intervenuti hanno discusso temi e prospettive dell'arte cinematografica. Gian Piero Brunetta ha indicato un «orizzonte possibile e futuribile», mentre Vincenzo Cerami, «scrittore fulminato dal cinema», ha spiegato come «l'inflazione delle immagini televisive abbia complicato il lavoro dello sceneggiatore». L'autore di La vita e bella ha poi ricordato come «all'epoca del bianco e nero lo spettatore fosse più creativo». Spunti critici, sintesi storiche, piccole provocazioni. La serata è apparsa di grande godlbilità. Peccato che, atteso fino all'ultimo, fosse mancato il regista Gianni Amelio, impegnato a ricevere una famiglia di albanesi, [m. e] Lietta Tomabuoni ERA bisogno di un'altra storia del cinema? Non se n'era mai vista in Italia una come quella presentata adesso da Einaudi: una storia mondiale, prevista in cinque bellissimi volumi di seimila pagine complessive, monumentale, illustrata, curata da Gian Piero Brunetta e realizzata con centocinquanta collaboratori, organizzata non cronologicamente ma per argomenti alla maniera iniziale (1972) della Storia d'Italia di Einaudi, destinata agli studiosi, completata da cronologie, bibliografie e indici, suddivisa secondo una sorta di geografia culturaltecnica dal primo volume (Europa) agli Stati Uniti, alle cinematografie nazionali europee, all'Africa, America Latina, Asia e Oceania, a teorie, memorie, strumenti collettivi. Ce n'era bisogno? Il curatore Gian Piero Brunetta, docente di storia e critica del cinema all'Università di Padova, è eccessivamente severo, quasi liquidatorio con chi sinora ha scritto storie del cinema (quindi anche con se stesso, autore d'una Storia del cinema italiano in quattro volumi per Editori Riuniti, d'un Cent'anni di cinema italiano per Laterza). Brunetta critica la a-scientificità di miei lavori costruiti «con materiali di seconda mano, sulla propria memoria o le proprie idiosincrasie, riprendendo bibliografie e filmografie altrui senza curarsi di verificarle, senza porsi il proble¬ ma della plurimità delle fonti e della necessità di non considerare le fonti filmiche come le uniche... i saggi di storia del cinema del passato sono per lo più scritti in 'assenza" delle opere stesse, sono saggi storici e critici per lo più ciechi e sordi». Con una «rivoluzione storiografica», adesso tutto è cambiato, dice Gian Piero Brunetta: informatica, riproducibilità, maggiore accessibilità dei film, accresciuto interesse per la filologia specifica, dati di riferimento più sicuri, censimenti sistematici di molte cinematografie nazionali, formazione di cinearchivi, progetti di recupero e restauro dei film hanno mutato i giudizi e consentono un approccio alla materia più diretto e scientifico. Anche alcuni criteri sono cambiati: «La ricerca delle gerarchie di valori, o il bisogno di selezionare le opere anche all'interno della carriera dei maestri, oggi appare come un'esigenza decisamente secondaria rispetto al bisogno di studiare la complessità dei fenomeni e di stabilire il massimo di relazioni all'interno di un sistema o tra sistemi differenti». L'intento dell'opera, che riunisce studiosi noti e giovanissimi ricercatori, non è tanto l'accumulazione di informazioni, curiosità e dati, quanto la «capacità di concettualizzazione»: il proposito è quello di opporre a notizie storiche falsamente neutre un «livello alto di interpretazione» e ovviamente, come s'è sempre fatto, un collegamento con la storia economica, culturale, politica e sociale alla quale il cinema non è certo estraneo. I fatti industriali e di mercato, oggi così determinanti anche per il cmema, restano in forte minoranza fra i trentasette saggi (alcuni brevi come un articolo, altri lunghi come un libro) che compongono questo primo volume sull'Europa della Storia del cinema mondiale, scrivendo tra l'altro dei caratteri del cinema europeo, dell'epopea del cinema ambulante, dei legami tra cinema e arti (Simbolismo, Art Nouveau, avanguardie storiche, architettura e design déco), dei rapporti tra cinema e guerre e propaganda e Resistenza e Sessantotto, del divismo, delle Nouvelles Vagues e dei rapporti con la televisione. Una speranza, alla fine: che il cinema, «luogocomune» per eccellenza della memoria del XX secolo, «abbia giocato e possa giocare un ruolo nella costruzione di una identità collettiva europea». Un fotogramma di <■ Metropoli*» il film di Fritz Lang capolavoro assoluto della cinematografia mondiale

Luoghi citati: Africa, America Latina, Asia, Europa, Italia, Oceania, Parigi, Stati Uniti