In Italia le due sorelle rapite di Aldo Baquis
In Italia le due sorelle rapite Sull'aereo anche un agente israeliano che le sorveglierà In Italia le due sorelle rapite Tornate a Genova con il loro papà Aldo Baquis TEL AVIV «La giustizia ha trionfato»: con queste parole il farmacista Moshe Dulberg ha commentato ieri, un attimo prima di decollare per Genova, la sentenza della Corte Suprema israeliana che al termine di una furiosa battaglia legale di un mese gli ha riaffidato le fighe Deborah e Daniela, di 13 e 9 anni, Le ragazzine lo hanno seguito sull'aereo che ha portato tutti prima a Roma, poi a Genova. I tre erano accompagnati da un agente della polizia israeliana, che resterà a Genova sei giorni per sicurezza. La Digos genovese ha già prediposto un servizio di sorveglianza intorno alla casa del farmacista. A nulla sono valsi gli ultimi tentativi di far restare le bambine in Israele. Ci avevano provato anche (appellandosi alla Corte suprema) i due rabbini capo (l'ashkenazita Meir Israel Lau e il sefardita Eliahu Bakshi Doron) e il ministro per il benessere sociale Eliahu Ishay. Chiedevano che le bambine potessero completare l'anno scolastico in Israele. Ma l'ex moglie del farmacista, Tali Pil:an - che due anni fa era sparita assieme alle figlie, protetta da una congregazione di ebrei ultraortodossi - non ha avuto una risposta positiva. In un disperato tentativo in extremis la signora Pikan - che ha cresciuto le fighe come ebree timorate e che teme che l'educazione del padre avrà su di loro ripercussioni traumatiche irreversibili - ha perorato per telefono un intervento del capo dello stato Ezer Weizman, in visita ufficiale in Cina. Ma anche qui, nessuna risposta. Ieri pomeriggio la donna, che in Italia è ricercata per sottrazione di minore, ha abbracciato per l'ultima volta le fighe (ma sorvegliata dalla polizia israeliana) all'aeroporto di Tel Aviv. Era tesa, ma non ha versato una lacrima. E' una donna decisa, che due anni fa ha iniziato una battaglia con l'ex marito: lasciò l'Italia, fece perdere le proprie tracce alla Digos, all'Interpol e alla polizia israeliana. Dulberg è riuscito a recuperare le fighe solo all'inizio di aprile, grazie a un drammatico blitz del- la polizia in una comunità ortodossa a nord di Tel Aviv. La determinazione della signora Pikan di volere le fighe con sè - anche al costo di vivere nella clandestinità - è probabilmente eguale solo a quella del farmacista che le ha fatte ricercare anche in Brasile e negli Stati Uniti, senza perdere mai la fiducia di recuperarle. Ma una volta giunto in Israele Dulberg ha scoperto che la ex-moglie era ormai una pedina in un potente ed efficiente ingranaggio, ricco di agganci politici e religiosi ad alto livel¬ lo. La sua storia privata si è gradualmente trasformata in un ruvido confronto istituzionale fra l'Israele laico (la polizia, i tribunali, il rispetto delle convenzioni internazionali, la Corte Suprema) e l'Israele delle congregazioni religiose ultraortodosse: uno stato dentro lo stato dove tutto è lecito - anche i colpi sotto la cintura - pur di impedire che due bambine timorate ebree tornino fra i Gentili (i non-ebrei), al rischio di perdere la propria identità e quindi la propria anima. Ieri sera tardi le due piccole sono sbarcate con il padre Moshe all'aeroporto Cristoforo Colombo di Genova. «Le bimbe stanno bene e sono tranquille - ha detto Moshe e spero che possano tornare presto a fare una vita normale, anche con l'ausilio di psicologi e di quanti potranno aiutarci». Il padre ha nuovamente espresso il timore che le fighe possano essere rapite da gruppo di ultraortodossi ebraici che avrebbero già aiutato la moglie nel «rapimento». «Gli psicologi israeliani che le hanno incontrate - ha detto ancora il padre - si sono meravigliati del fatto che non abbiano maturato un rifiuto nei miei confronti. Ora spero che riusciremo rapidamente a recuperarle e che tornino ad essere bambine normali e febei». Il farmacista ha detto di avere già contattato scuole genovesi per le figlie. «Le seguirò con pazienza ed amore. Comprerò i cibi ebraici che sono state abituate a mangiare in questi anni, le aiuterò e non andrò mai contro la loro volontà. In queste tre settimane che ho trascorso con loro in Israele hanno molto taciuto; adesso sono loro che dovranno parlare». Le due sorelle rapite dalla madre e portate in una comunità ebrea ultraortodossa in Israele
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