Signor Nessuno al Colle di Raffaella Silipo
Signor Nessuno al Colle Signor Nessuno al Colle Tre cittadini si candidano per lettera Raffaella Silipo Altro che il popolarissimo Mancino o il molto tecnico Ciampi, 1' «uomo» Bonino o il ripetente Scalfaro. Al Colle ci vorrebbe un Signor Nessuno, per capire assai mogiio dei succitati politici di mestiere le esigenze dei milioni di Signori Nessuno italiani. Almeno questo pensano i tre cittadini che hanno scritto ai presidenti delle Camere per candidarsi al Quirinale: Antonio Fasiello, Giorgio Giliotti e Michele Di Noia, Costituzione alla mano (Art. 84: «può essere eletto ogni cittadino che abbia compiuto 50 anni d'età e goda dei diritti civili e politici»), si fanno avanti: il 13 maggio, votate per me. E Mancino e Violante, ligi alla procedura, subito informano i grandi elettori. Se due di loro sono decisamente bizzarri, con tanto di «curriculum personale di vita vissuta dal giorno di nascita ad oggi», e analisi politica («Potrei essere un nuovo presidente garantista capo dello Stato italiano al di sopra e imparziale tra le parti politiche contrapposte al 100 per cento»), nella rosa c'è anche l'uomo della porta accanto: Giorgio Giliotti, Parma, classe 1943. «L'idea è di mio figlio si schermisce al telefono -. E' lui che ha scritto la lettera. Scrive bene, sa?, studia Economia all'università». Poi, mentre parla, si scopre che la cosa non gli dispiace: «Volevamo solo far riflettere che tutti i presidenti passati sono discutibili: troppo lontani dalla gente, persone che non hanno mai lavorato un giorno Bolo in vita loro». Lui lavora «da 33 anni nella stessa azienda - dice con fierezza -. Prima come operaio, oggi sono impiegato del 7° livello con mansioni dirigenziali». Nella lettera, il fi¬ glio economista così traduce: «Privo di pendenze giudiziarie o gravami politici, probo lavoratore che detiene rapporti a livello europeo, rispettato signore d'insindacabile condotta morale, nonché eccelso Pater Familia». Dello scrivente, appunto, e di una ragazza di vent'anni «che non studia, lei, lavora». Già, il lavoro. Secondo Giliotti - e non è probabilmente il solo, alla porta accanto, a pensarla così proprio questo manca «ai nostri Capi di Stato. Perché in Italia funziona così, chi lavora paga sempre per tutti, e i politici sfruttano il lavoro degli altri». Non solo: «Non meritano fiducia, perché non si prendono le loro responsabilità: qualsiasi cosa facciano restano impuniti». L'unico che il candidato Giliotti salva, «come uomo», è Pettini. Anche se, concede, «non è che i lavoratori siano tutti perfetti, eh? L'uomo giusto per fare il Presidente dovrebbe aver vissuto delle esperienze che lo hanno fatto maturare». E non si sa se questo coincida con la sua - come da curriculum - «giovanile esperienza, in ambito traverso, a contatto dell'amministrazione pubblica». Da buon Signor Nessuno (ma i candidati politici non sono da meno), Giliotti si definisce nella lettera «assolutamente "super partes" ed estraneo a condizionamenti politici personali ed esterni». Confessa una simpatia «per la sinistra. Ma non quella che c'è oggi, sempre in giro per feste. Quella concreta, attenta alle esigenze dei cittadini di una volta». Si descrive «uomo del popolo, rappresentativo del popolo, dalla parte del popolo». Ed è qui che il Signor Nessuno rientra pienamente in linea con il politico di professione: il popolo? C'est moi.
Persone citate: Antonio Fasiello, Bonino, Ciampi, Giorgio Giliotti, Mancino, Michele Di Noia, Pater, Scalfaro
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