Ora il Cavaliere manda ambasciatori di pace di Fabio MartiniGianni Letta

Ora il Cavaliere manda ambasciatori di pace ARCHIVIATO IO SCONTRO CON VIOLANTE E MANCINO Ora il Cavaliere manda ambasciatori di pace retroscena Fabio Martini ROMA Quel rovello ronzava nella testa del Cavaliere già da qualche giorno: «Nel segreto dell'urna chi mi assicura che singoli deputati di Alleanza nazionale non facciano di "a modo loro"?». Silvio Berlusconi e i suoi lo sanno bene: in cinquanta anni la destra ha contribuito ad eleggere (sotto banco) diversi presidenti della Repubblica e anche se Alleanza nazionale non è l'Msi, due giorni fa il Cavaliere ha voluto mandare un avvertimento anche a Fini. Con quella sparata contro il presidente Scalfaro, Berlusconi ha voluto fare terra bruciata, ha cercato di scoraggiare la tentazione di ogni accordo sotto traccia. Don Gianni Baget Bozzo, uno dei consiglieri del Cavaliere, annuisce con il suo sorriso sulfureo: «Un messaggio ad An? Non c'è dubbio: l'uscita su Scalfaro indica che su un punto almeno Forza Italia decide». Proprio così: con quella sortita plateale, Berlusconi ha voluto sì bruciare Scalfaro, ma anche riacciuffare il timone. A modo suo, ha voluto far capire chi nel Polo traccia la rotta. Tanto più che la sua irritazione nei confronti di Fini non è stata mai così bruciante come in questi giorni. La battaglia per il Sì, ifreclutamento del nemico Segni, l'accoglienza al duo transfuga TaradashCalderisi costituiscono un «trittico» insopportabile. Per non parlare delle voci che sussurrano del buon rapporto personale lievitato negli ultimi mesi tra Fini e Ciampi. E infatti nel comitato di presidenza di ieri pomeriggio a palazzo Grazioli, Berlusconi ha trattato i novelli sposi FiniSegni con una certa sufficienza: «Operazione legittima, ma state tranquilli non prenderanno più voti di Forza Italia». E poi con una preoccupazione velata di ironia: «Spero soltanto che non facciano perdere voti al Polo: dopo l'annuncio dell'intesa Fini-Segni, in alcuni sondaggi il centro-destra è scese dal quarantasei per cento...». E così, a due settimane esatte dal d day, la vera novità della nona scalata al Quirinale nella storia della Repubblica è che stavolta si sta consumando una battaglia preliminare dentro i due schieramenti: da una parte Barlusconi contro Fini, dall'altra l'asse D'Alema-Marini contro VeltroniProdi. E per il momento gli ambasciatori che si muovono attraverso le linee, si limitano a sondare umori. A disinnescare mine. A spostare le pedine, non certo i pezzi capaci di dare scacco. L'ambasciatore che si muove di più in queste ore è Gianni Letta. Con l'uscita di scena, via via, di personaggi come Ferrara, Previti e Dell'Utri, proprio Letta è diventato l'unico, autentico Richelieu del Cavaliere. Ieri Letta si è visto a Montecitorio con il portavoce del presiden- te della Camera Claudio Ligas, un colloquio che è servito a gettare un po' di acqua sul fuoco polemico che si era acceso due sere tra i presidenti delle Camere e Berlusconi. Tanto è vero che ieri sera i collaboratori del Cavaliere ridimensionavano l'incidente: «Berlusconi non è uomo da ri- sentimenti...», un colpo di spugna sulla richiesta di scuse proclamata a caldo dal Cavaliere. Berlusconi - fanno sapere i suoi - continua a volere un accordo per il Quirinale lungo l'asso Palazzo Chigi-Ppi-Forza Italia, tanto è vero che la diplomazia segreta del Cavaliere sta lavorando anche ad un faccia a faccia tra Berlusconi e Marini. E il segretario del Ppi oggi sarà il protagonista del primo di una lunghissima serie di vertici riservati: Marini si vedrà con Veltroni. I due, a «pelle», non si sono mai presi, ma oggi dovranno cominciare a calare le prime carte. Marini ha spiegato ai suoi di essere molto curioso di capire in cosa consiste esattamente questa «apertura sulle riforme» che si attribuisce alla coppia D'Alema-Veltroni. Marini vuol capire so i Ds vogliono far sul serio sulle riforme, se intendono proporro una «ragionevole merce di scambio con il Polo», oppure se «si tratta di una provocazione per mandare tutto all'aria». E in ogni caso Marini coltiva un dubbio: «D'Alema e Veltroni sono davvero d'accordo?». Un primo test sulle intenzioni del segretario Ds si è avuto ieri. Nella riunione a porte chiuse della Direzione, Veltroni ha riservato qualche stoccatina indiretta proprio ai popolari: «De Mita mi ha rimproverato di essere poco togliattiano ma io preferisco una soluzione in grado di salvaguardare il quadro politico e non pasticci» e dunque «spero che nessuno immagini di agevolare una soluzione al di fuori della coalizione di centro-sinistra». E alle fine il segretario Ds ha riproposto il «metodo Veltroni»: «Credo sia opportuno trovare prima una solida intesa all'interno della maggioranza». E se l'incontro di oggi con Marini dovesse svolgersi in un clima soft, sul più bello Veltroni potrebbe tentare un primo sondaggio sul terzetto di nomi che più stanno a cuore a Botteghe Oscure: Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Rosa Russo Jervolino. Gianni Letta a Montecitorio per «spiegare» Berlusconi La Quercia: 3 ipotesi per la Presidenza Scalfaro, Ciampi e Russo Jervolino Rosa Russo Jervolino ministro dell'Interno A sinistra: il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi Sopra: il segretario del Ppi Franco Marini Qui accanto: il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Ferrara, Roma