La maggioranza a taccia di un nome

La maggioranza a taccia di un nome Il Polo insiste: no a Scalfaro. E Berlusconi: sulla piazza mi hanno frainteso La maggioranza a taccia di un nome Sul Quirinale Veltroni e Marini tentano l'intesa ROMA L'anatema che Silvio Berlusconi ha lanciato da Strasburgo contro Scalfaro qualche effetto collaterale lo ha provocato: le squadre sembrano aver ripreso le rispettive posizioni sui lati opposti del campo: se Forza Italia insiste a pretendere le «scuse non formali» dai presidenti di Camera e Senato, Alleanza Nazionale si ricompatta al fianco del leader del Polo. Sull'altro fronte i popolari, che molti sospettavano vicini a un'intesa con gli azzurri, prendono le distanze dal Cavaliere. Nel centro-sinistra, al momento, restano le divergenze sul «metodo» da seguire per la definizione del candidato della magggioranza. Ciriaco De Mita ricorda a Walter Veltroni che «a colpi di maggioranza non si va da nessuna parte. Se per l'elezione del Presidente occorre una maggioranza dei due terzi, è perché il Capo dello Stato ha il ruolo di garante della Costituzione. Garante, soprattutto, dell'opposizione. A Veltroni ricorderei quello che diceva Togliatti, anche se lui non è di quella scuola: le norme, finché ci sono, si rispettano...». Il segretario della Quercia, che oggi incontrerà Marini per cercare una posizione comune in vista del vertice di maggioranza di martedì, ufficialmente non risponde. Ma nel suo intervento alla direzione diossina di ieri si è soffemato a lungo sulle critiche di De Mita: «Quella che voglio - avrebbe detto - è una soluzione che consolidi e rafforzi il centro-sinistra e non indebolisca il governo...». Il leader dei popolari, nei prossimi giorni, dovrebbe incontrare anche Silvio Berlusconi. A Marini, la polemica di Stra¬ sburgo non è piaciuta affatto: «La trovo incomprensibile spiega -. Credo che tutti gli italiani debbano essere grati a Scalfaro. Quanto al futuro, spero che non sia vietato desiderare un presidente popolare,..». Berlusconi, se da un lato conferma di aspettare le mosse della maggioranza, dall'altro manifesta un'apertura alla Lega: «Sostenere che dobbiamo essere noi a indicare un nome è provocatorio - avrebbe detto al Comitato di presidenza di Fi -. Noi possiamo arrivare a un candidato unitario delle opposizioni. Al proposito, trovo positivo il dibattito nella Lega: i segnali che arrivano sono interessanti». Tacciono invece i protagonisti della lite di mercoledì. Violante e Mancino, dopo aver giudicato «inaccettabile» la frase di Berlusconi sui «due-tre milioni» di cittadini pronti a scendere in piazza di fronte alla conferma di Scalfaro, non si sono affatto scusati, come avrebbe voluto il leader di Fi. Il Cavaliere, ieri, ha ribadito la sua tesi, lasciando ai colonnelli del suo partito il compito di tornare sull'argomento: «L'ipocrisia delle reazioni è stata tale che mi verrebbe da dire che Berlusconi ha sì sbagliato, ma soltanto nel numero dei partecipanti alla protesta...», dice il capogruppo azzurro alla Camera Beppe Pisanu. «Un po' di prudenza in più e una lettura più attenta delle dichiarazioni avrebbero evitato una polemica», conferma il presidente dei senatori Enrico La Loggia. La richiesta di scuse, comunque, rimane: «Solo così il chiarimento sarebbe definitivo», conferma Pisanu. Sulla questione, il Polo è tutto con Berlusconi. Pierferdinando Casini, «pur non condividendo i toni di Berlusconi», finisce per criticare Violante e Mancino: «Mi pare fuori luogo che i presidenti delle due Camere riprendano e contestino un'affermazione, magari discutibile, del leader dell'opposizione». An è compatta: Francesco Storace, che aveva già criticato l'ipotetica ricandidatura del Presidente, è più che soddisfatto: «Ormai è chiaro che nessuno potrà più venire a chiedermi di votare per Scalfaro», dice. Franco Gasparri definisce «una provocazione» l'ipotesi di un rinnovo del settennato. E il capogruppo al Senato Giulio Maccratini nega che la sortita di Berlusconi possa creare qualche problema al suo partito: «Semmai - dice - i problemi li vedo per Violante e Mancino, che sono candidali al Quirinale e hanno ritenuto di interpretare in modo eversivo le parole di Berlusconi. Di eversivo c'è la proposta di D'Alema, che pretende di legare l'elezione del Presidente alle riforme. Sarebbe un ricatto...». (g. tib.] De Mita attacca il leader Ds «A colpi di maggioranza non si va da nessuna parte»

Luoghi citati: Roma, Stra, Strasburgo