«Sono angosciata ho paura delle bombe»

«Sono angosciata ho paura delle bombe» IL CONFLITTO IN EUROPA VISTO DAI BAMBINI «Sono angosciata ho paura delle bombe» La guerra del Kosovo nei temi delle elementari reportage Brunella Giovare TORINO VEDI, questi sono tutti soldati morti». Marco mostra la lapide murata sopra la porta della sua classe, quarta B della elementare Giuseppe Parini di Torino. Sulla lapide c'è scritto: «Fassiano Giuseppe/ tenente/ 7 gennaio 1916». La maestra gli domanda: «In che guerra è morto questo soldato?». Marco risponde sicuro: «Nella guerra del Golfo». «Asino! Che figura mi fai fare? E' morto nella prima guerra mondiale». Marco scappa verso la fila di compagni incolonnati per scendere alla mensa, e dice «ma che importanza fa, tanto è morto». I bambini delle elementari fanno confusione sulle date, ma una cosa l'hanno ben chiara in testa: guerra significa morte. Lo dicono nei disegni, nei temi, nei compiti a casa. Cercano nella storia delle loro famiglie i ricordi di guerre lontane, vogliono capire. E le lapidi murate nei corridoi delle vecchie scuole, polverose, dimenticate, ritrovano un senso tragico. Una bambina di Suinta spiega: «Sulla porta del irettore c'è un morto più importante degli altri». Vero. «Cesare Battisti/ tenente/12 luglio 1916». Stefano ha sul grembiulino 10 stemma con un aereo da combattimento e la scritta «FI6 Fighting Falcon», «era già fatto così, io sono pacifista». Da quando c'è la guerra la cosa che mi ha fatto più impressione sono stati gli alpini». Perché? «Perché sono bravi, sono andati ad aiutare i kosovari. La guerra è brutta. Può succedere anche a noi. Ho paura di fare la fine di quel mio parente...». Il nonno? «No, 11 fratello del nonno. E' stato fuso nel forno in Germania. Ho paura che succeda anche a noi in Italia, che ci fondano nei forni». «Speriamo che questa guerra finisca e che non scoppi la Terza guerra mondiale», scrive una bambina di quarta (la maestra le ha dato un «Brava»). Un suo compagno scrive «io vorrei che la guerra in Kosovo finisse e che da noi non ci sia mai più la guerra», ma la maestra ha giudicato appena sufficiente queir «oppinione» scritta con due «p». Sotto c'è il disegno di un FI6, e una bandiera americana. I disegni sono pochi, i bambini preferiscono ritagliare dai giornali le foto e incollarle sui temi, perché così «sono più belli». Sono belli, i bombardieri? «Bellissimi, soprattutto quelli invisibili e gli Apache - dice Fabrizio - Lo so che uccidono, ma io sono contento che vadano ad aiutare il Kosovo». E chi vincerà? «La Nato, perché la Russia è povera e non può aiutare Milosevic». Due giorni fa un bambino di quarta ha messo in crisi la maestra Rosanna Villani: «Se Torino volesse diventare indipendente e cacciare i meridionali, le città della cintura cosa farebbero?». La maestra Villa¬ ni, che è di Minervino Murge, ha risposto: «I paesi della cintura, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, sono pieni di meridionali, me compresa. Come potrebbero dare retta a un'idea del genere?». Ammette, la maestra, che spiegare la guerra «è molto difficile. Ma si deve». Lei ci prova raccontando la storia di Pietro Micca durante l'assedio di Torino. La televisione colpisce i bambini. Dice Andrea: «C'era un uomo vicino alla sua casa distrutta da un caccia. Stava lì e guardava». Renata, maestra alla «Mas¬ simo D'Azeglio», racconta: «lori un bambino mi ha detto: a te non piace la guerra perché sei femmina. Gli ho risposto che non mi piace e basta. Per loro la guerra è un film. Gli piacciono gli aerei, sono stregati dalla tecnologia. Il prò- blema è fargli capire che sotto ci sono esseri umani che muoiono. Senza insistere troppo sul tema, per non spaventarli». Una mamma, ferma sul portone ad aspettare la figlia, dico: «Io del Kossovo non parlo proprio. La bambina è riinasta traumatizzata dalla caduta dell'Impero romano, dopo quella lezione ripeteva "ma pensa che peccato, tutti quei bei monumenti caduti". Figuriamoci se vado a farle vedere le stragi e gli aerei». «Il telegiornale ha detto che la polizia serba ha ucciso un bambino e l'ha fatto mangiare ai genitori. Poi lui detto che ò entrata in una casa e ha taglialo le orecchie ad un familiare. Speriamo che Milosevic voglia firmare l'accordo di pace e alzare "Bandiera bianca". Io voglio elio la guerra finisca perché ci vanno di mezzo tanti innocenti». Voto: «Bravissimo». Il tema è di Stefano R., sotto ha incollato la foto di un pilota davanti al suo caccia. La bidella Maria Marcbionatti fotocopia i compiti: «Io li capisco, questi bambini. Nel '45 avevo la loro età, ho visto mitragliare la gente in corso Scmpione, mi ricordo le pance degli aerei. Anch'io ho paura della terza guerra mondiale». La fotocopiatrice sforna il tema di Rossella: «Tutti dicono che la guerra finirà a settembre. La Nato rassicura l'Italia sui missili serbi che non possono colpire la Penisola. I kossovari vivono sotto ad una tenda nel fango. Fanno i loro escrementi sul pavimento. Spero che la guerra non venga anche in Italia». Simona Reviglio, maestra alla «San Giovanni Bosco»: «I miei alunni sanno che c'è la guerra, ma la confondono con una specie di grande videogioco. Come le "Guerre stellari" che fanno sulla loro playstation». Hanno paura? «I primi giorni sì, erano preoccupati». Nerea e Anna Maria, della IV B della «Perini», confidano di essere «molto angosciate. Abbiamo paura delle bombe». Federica scrive: «La guerra è brutta e nessuno vorrebbe viverla. Noi per il momento parliamo solo, ma non sappiamo in fondo cosa significa subirle ed essere ammazzati». «I bombardieri sono bellissimi soprattutto quelli invisibili e gli Apache. Lo so che uccidono, ma vanno ad aiutare quella gente» .-.ClinTon.: t\iV>3*VH...d*NR ^now^vK .' 3o%aC • .i^Mwfci; 'Bjj.jvrti. ~Sitx # ^ t V _( 5or<x> àj*. nonjS&l «Sfiori, 'ito^eofc. . .nW.-jy&cL' o& tonferò «tu px^^u Due temi illustrati di bambini delle scuole elementari. Più che disegnare, gli scolari di oggi preferiscono ritagliare le foto dai giornali e incollarle sui temi, perché cosi «sono più belli»

Persone citate: Anna Maria, Cesare Battisti, D'azeglio, Falcon, Giuseppe Parini, Milosevic, Pietro Micca, Rosanna Villani, Simona Reviglio