ALIANO Tanto tuonò che non piovve

ALIANO Tanto tuonò che non piovve ALIANO Tanto tuonò che non piovve Filippo CeccBrelll NON vi è nulla di così tremendo - purtroppo - che l'abitudine non renda accettabile. La guerra, ad esempio. Ma anche la più fantasiosa e la più vana protesta contro la guerra rischiano di diventare un'abitudine: tanto innocua quanto trascurabile. Ieri, per dire, si sono riuniti i verdi e i comunisti italian-cossuttiani, offrendo l'ennesimo inconsapevole - si spera - contributo all'assuefazione pacifistica ornamentale ed esortativa: basta con la guerra, presa di distanze dal governo, no all'offensiva di terra, varie ed eventuali richieste in tal senso. Tanto tuonò, appunto, che non piovve. Nessun colpo di vento, nessun brivido, tutto secondo copione. E tuttavia, maliziosetti e un po' cinici per necessità professionale, i giornalisti hanno subordinato il loro interesse su quanto discusso e deciso nei consessi verdi e cossuttiani a una questione preliminare nella sua immediata brutalità: uscite o no dal governo? Incassato il no, il tasso di attenzione dei media si è così drasticamente ridotto. Per cui poco, presumibilmente, resterà della lettera del Papa a Cossutta; come della proposta di Manconi di «italianizzare» Rugova, magari per candidarlo alle Europee; o lo sciopero della fame a catena. E chissà quanto verrà presa sul serio l'idea di riconvertire ad usi civili l'ex base missilistica di Comiso. E' più di un mese, ormai, che il pacifismo governativo dà fondo alla propria inventiva. Ma più i toni salgono, più le firme aumentano sotto gli appelli, e meno risultati non solo si ottengono, ma nemmeno si intravedono. S'è visto, piuttosto, Cossutta girare pericolosamente per l'Europa come una trottola; lo si è sentito pubblicamente invitare il ministro Diliberto - che nulla sapeva - a trasformarsi in uno scudo umano. Alcuni deputati verdi hanno srotolato striscioni dalle finestre di Montecitorio, altri si sono presentati in aula con maschere anti-gas, prima di ventilare un «graduale disimpegno» dai lavori parlamentari. Niente. Anzi, peggio: il governo ha cominciato a farci il callo. A un certo punto il ministro Ronchi s'è giocato il tutto per tutto: la catastrofe radioattiva. Per tutta risposta, con quell'arietta che a volte lo contraddistingue, D'Alema gli ha risposto: «D'accordo, Edo, fammi avere tutti gli elementi che così potrò informare la Nato delle tue preoccupazioni...». Tra consuetudine, irrisione e rassegnazione, il pacifismo di governo misura il suo confuso smarrimento. E con la potenza di un proverbio rinforzato sperimenta quanto sia difficile salvare capra e cavoli nell'impossibilità di avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Persone citate: Cossutta, D'alema, Diliberto, Manconi, Ronchi, Rugova

Luoghi citati: Aliano, Comiso, Europa