«Mio fratello Slobo Milosevic capro espiatorio dell'Alleanza»

«Mio fratello Slobo Milosevic capro espiatorio dell'Alleanza» «Mio fratello Slobo Milosevic capro espiatorio dell'Alleanza» intervista Giulletto Chiesa corrispondente da MOSCA COME ci si sente a essere il «fratello maggiore di Hitler»? Borislav Milosevic, ambasciatore jugoslavo a Mosca, è il fratello maggiore di Slobodan Milosevic. Non è una bella domanda. Lo si vede non solo dalla leggera increspatura che gli si disegna sul labbro. E lo si capisce dalla risposta, anche se cortese. «La prego, non mi faccia domande come queste». Poi, dopo un attimo di silenzio, decide di rispondere ugualmente: «Sono in un vicolo cieco. Avevano bisogno di Satana e l'hanno disegnato come loro serviva. E' una grande campagna di guerra informativa, oltre che di bombe. Mi chiede come la vivo. Male, mi ferisce, mi colpisce. Sono tremende stupidità, ma fanno male lo slesso. Stanno cercando di fare di Slobodan un capro espiatorio di tutto, anche della storia passata, che non ricade sulle sue spalle. Io lo conosco come un uomo buono, normale. Del resto è mio fratello, cosa posso dire d'altro? Se fosse stato obbediente come vogliono loro, sarebbe stata un'altra cosa. Ma non è mai stato una marionetta».. Le cose si stanno mettendo male per suo fratello. C'è chi parla di un nuovo tribunale di Norimberga. Chi prevede il blocco dei conti esteri, della Jugoslavia ma anche quelli privati dei membri del governo. L'Europa annuncia che a nessuno verrà concesso asilo. Insomma sarete braccati «Se ci sarà una nuova Norimberga, su quel banco degl'imputati dovranno salire altri, quelli che ci hanno aggredito. Per il resto vedremo». Siete isolati, i Paesi confinanti vi sono ostili, i bombardamenti proseguono, la vostra economia sarà liquidata. Come pensate di uscirne? «11 quadro è realistico. Ma cosa ci proponete? Arrenderci? Noi pensiamo che sarà la Nato ad andare in fallimento. Possiamo fare conto non solo sulle nostre forze e sui nostri amici, ma anche, alla lunga sulle opinioni pubbliche dell'Occidente». Fa un gesto della mano come per chiudere questo capitolo. Parliamo di politica, di guerra, di tragedie. Alto, capelli brizzolati, elegante, Borislav Milosevic, laurea in giurisprudenza, ha una lunga carriera politica alle spalle. Prima segretario dell'Unione dei giovani comunisti, poi interprete di Tito (russo perfetto, senza accento), poi nell'apparato centrale della Lega dei comunisti. Qui qualche ricordo filtra: «Ho conosciuto D'Alema, a Bari, mi pare nel 1981, Ma anche tanti dei capi storici del Pei: Pajetta, Bufalini, Chiaromonte, Rubbi, Napolitano. Ricordo grandi discussioni, appassionanti, di ottimo livello. Peccato che questi governi di sinistra abbiano adesso code di paglia cosi lunghe da impedire loro di canrnùnare con le proprie gambe e la propria testa». Poi ambasciatore ad Algeri, un pausa da uomo d'affari e, infine - «purtroppo questi sono i tempi» - di nuovo in diplomazia, a Mosca. C'è un grande affannarsi attorno alla Russia nella speranza di una sua mediazione. Servirà? «Penso che possa e che voglia aiutare. La Russia è contraria all'aggressione e si esprime a favore di una soluzione politica. In fondo, dal punto di vista militare, resta una grande potenza, anche se umiliata». Che c'è di concreto nell'idea dell'unione tra Russia, Bielorussia e Jugoslavia? «Le condizioni economiche ci sono, perché siamo complementari. Cè anche lo spirito, la vicinanza culturale. Ma non mi riferisco soltanto alla fratellanza slava, perché i tre «Conobitalianila sinislunghe soggetti sono multinazionali e debbono restare tali. L'altro piano però dice che, è una mestipne di prosptfo tiva. Penso che l'idea di un'unione ha una prospettiva storica». Accetterete volontari? Anni? «Non abbiamo scelta. Ci difenderemo finché potremo. Contiamo sull'aiuto di tutti. Volontari possono arrivare non solo dalla Russia. Paolo Bufalini fu partigiano in Montenegro contro ì nazisti. Penso che certi riflessi agiranno in molti luoghi europei. E poi non importa la quantità ma il significato». Se la guerra si estendesse, lei prevede azioni di ritorsione e terrorismo nei Paesi Nato? «Questi piani noi non li abbiamo. Ma vorrei che si ricordasse cosa ha fatto ripetutamente Israele, fuori dai suoi territori, quando venne attaccato. In Libano e altrove. Nessuno in Occidente mosse un sopracciglio. Come si svilupperà il quadro non lo so. Dipenderà dagli stati d'animo. Se la guerra s incattivisce non so cosa succederà». Quel è la probabilità di un'invasione sul terreno? «L'offensiva di terra è possibile. Co¬ me disse Dostoevskij, quando Dio muore tutto è possibile. Non capi'Sgpjgffi&Mtteig come fac ' munisti uaSani, o i ver stare dentro governi che contraddicono platealmente i loro programmi e le loro idee». Conferma le rivelazioni di Ivanov, secondo cui Milosevic accoglierebbe il principio di una forza intemazionale in Kosovo? «Noi siamo pronti a ridurre le nostre forze nel Kosovo al livello dei tempi di pace, dell'ottobre cieli' a imi) scorso. E che le truppe Nato si allontanino dai confini. E' una concessione. Prima dicevamo che dovevano allontanarsi dalla Macedonia e dall'Albania, adesso parliamo di allontanarle dai confini. Per quanto concerne la presenza internazionale, noi diciamo che dev'essere civile, sotto egida Onu, con Paesi concordati con Belgrado, esclusi i belligeranti». Una riedizione degli osservatori Osce. «No, Onu. Anche non europei: India, Algeria, Palestina». Se suo fratello si facesse da parte, non risparmierebbe altre sofferenze al popolo serbo? «La figura di Milosevic è artificialmente sovrapposta al problema. Diventa Satana. In realtà siamo di fronte a un'aggressione alla Jugoslavia, che si stava difendendo dal separatismo. Chiunque al posto di Slobodan Milosevic avrebbe difeso l'integrità dello stato». Tanti pensano che il disastro sia cominciato con l'abolizione dell' autonomia del Kosovo, or-■dinata da Milosevic nel 1989 «Il separatismo albanese non l'hainventato Milosevic. Esisteva da decenni. Poi, recentemente, è nato il suo braccio militante, terroristico, l'Uck, che ora si è alleato con gli Usa e la Nato. I predecessori dell'Esercito di Liberazione del Kosovo erano i bali kombatari. L'idea di pulizia etnica, verso i serbi, era la loro. I serbi sono stati cacciati dal Kosovo, dalla Croazia. C'era una volta la Kraijna serba, che pure fu ripulita dai serbi. In Serbia ci sono oggi 700 mila profughi, in condizioni disperate. Ma questa umanità non è un problema umanitario per le vostre televisioni. Del resto la storia di questa parte d'Europa è storia di pulizie etniche. I tedeschi furono cacciati dalla Vojvodina, gli ustascia croati cercarono di liquidare i serbi. Impossibile elencare tutte le atrocità di questa storia. Vogliamo scaricarle tutte sulle spalle di Slobodan Milosevic? I serbi al tempo di Tito, fecero di tutto per impedire il ripetersi di questa irifìnita catena. La Costituzione del 1974 fu pensata per «indebolire la Serbia e rafforzare la federazione». Nel 1968 lo scrittore Dobrica Cosic fu espulso i dalla Lega perché chiedeva di difendere iseroiaal Kosovo 'dalle perse dei nazionalisti tranno dizioni dei nazionalisti albanesi. Milosevic andò laggiù solo a dire ai serbi che non avrebbe più permesso che fossero colpiti. E, certo, abolì la Costituzione del 1974. Fu una risposta inevitabile a quanto era accaduto prima. Le idee e la politica del separatismo esistevano dentro la Jugoslavia - in Slovenia, in Croazia, - ma sono stali proprio gli europei a soffiare sul fuoco invece di cercare di spegnerlo. Hanno contribuito parecchio a far saltare la vecchia Jugoslavia. Alcuni tra essi oggi bombardano la Jugoslavia e il Kosovo». Quanto potrà resistere la Jugoslavia quando il Paese sarà senza luce, acqua, carburante...? «La domanda ò legittima. La risposta non la so. So che i serbi sono gente orgogliosa. E so che abbiamo ragione noi. Sarà terribile, ma anche gli aggressori non saranno in posizione comoda. Dovranno spiegare alle loro genti perché, per permettere alla Nato di entrare nel Kosovo, ci sono voluti i bombardamenti, nei quali si fanno morire i bambini albanesi, serbi e delle altre nazioni jugoslave. Cedimenti possono esserci da molte parti, in molti Paesi: non è detto che i serbi cedano per primi». «L'offensiva di terra è possibile ma come potranno i governi progressisti decidere di farla?» «Conobbi grandi comunisti italiani, peccato che oggi la sinistra al potere abbia lunghe code di paglia» Il fratello Borislav, ambasciatore a Mosca: «Avevano bisogno di un Satana e l'hanno disegnato come serviva loro. E' un uomo buono, normale. Volevano che fosse ubbidiente ma lui non non è mai stato una marionetta» «Non ci arrenderemo mai Crediamo piuttosto che sarà l'Occidente a fallire. Possiamo fere conto non solo sulle nostre forze e sui nostri amici ma alla fine anche sulle opinioni pubbliche dei Paesi europei» Borislav Milosevic ambasciatore jugoslavo a Mosca è fratello del presidente jugoslavo Slobodan Milosevic A destra il senatore del Pei Paolo Bufalini Borislav Milosevic ricorda lunghe appassionanti discussioni con i leader comunisti del dopoguerra A sinistra il presidente del Consiglio Massimo D'Alema che l'ambasciatore Borislav Milosevic conobbe a Bari nel 1981