Tentato impeachment all' assemblea Comit di Valeria Sacchi

Tentato impeachment all' assemblea Comit Sotto tiro i due amministratori, ma il presidente li protegge. Ora si tratterà sulla nuova ops di Rondelli Tentato impeachment all' assemblea Comit Poi il consiglio decide: esamineremo l'offerta di Unicredit Valeria Sacchi MILANO Nove ore è durata la battaglia assembleare più spettacolare della storia della Comit, e probabilmente dell'intero sistema bancario italiano. Una assemblea partita in sordina che ha preso fuoco di colpo dopo quattro ore, quando un azionista ha chiesto l'impeachment dei due amministratori delegati sospettati di non essere imparziali nella scelta di eventuali partner bancari. Richiesta finita nel nulla per la ferma opposizione del presidente, ma dopo una serie di scontri tra avvocati, consiglieri e lo stesso Luigi Lucchini. Poi, la pace finale, che il consigliere Diego Della Valle (uno dei protagonisti della polemica) ha sintetizzato così: «Abbiamo voluto chiarire alcune cose, ma tra amici non ci si arrabbia mai. Ora andiamo in direzione più tranquilla». E vanno in archivio definitivamente i tentativi di screditare gli amministratori Alberto Abelli e Pierfrancesco Saviotti. Ai quali, unitamente a Lucchini acclamato alla presidenza, il Consiglio segmto alla assemblea riconferma «piena fiducia», dopo aver ascoltato la relazione del collegio sindacale in merito alle richieste di responsabilità contro due amministratori delegati. Richieste giudicate «infondate». Non basta. Sempre il Consiglio affida ai vertici sia il mandato di approfondire il nuovo piano aggiornato di Unicredit (che modifica i termini della prima ops, l'offerta pubblica di scambio, rendendoli più vantaggiosi per Comit), sia il compito di esaminare altre ipotesi, compreso un piano di «sviluppo autonomo» della banca. Indagini di cui Lucchini, Saviotti e Abelli dovranno riferire al prossimo consiglio convocato perii 15 maggio. In effetti, i siluri preparati per gettare ombre sulla «onorabilità» dei due amministratori delegati non hanno raggiunto il bersaglio, ma sono ricaduti sul vicepresidente Gianfranco Gutty il quale, con una richiesta di indagini al collegio sindacale sulla vicenda della nomina del consulente, l'advisor Merrill Lynch, aveva in certo senso creato i presupposti per la richiesta di un voto sull azione di responsabilità contro Abelli e Saviotti. Sostenuta in assemblea dai bracci armati di Aldo Maugeri (studio Casella) e Giuseppe Acerbi. A sparigliare il gioco è però Della Valle che, davanti alla blanda reazione di Lucchini alla proposta Maugeri, sbotta:. «Se questo azionista insiste, significa che sa cose che noi non sappiamo. Deve dire quello che sa perchè ha detto cose gravissime che toccano non solo l'onorabilità degli amministratori ma dell'intero consiglio». Subito dopo il consigliere Vincenzo Sozzani (Pirelli) incalza: «E' stupefacente che uno dei soci abbia informazioni che noi consiglieri non conosciamo». Maugeri ripete la richiesta, l'azionista Valerio osserva che non è possible dare un voto sugli amministratori «al buio», un altro chiede che anche Lucchini venga messo sotto accusa per le vicende «Bancaroma e Imi». Lucchini rivela allora di aver ricevuto copia di una lettera da Gutty ai sindaci, di aver avuto la loro relazione nel pomeriggio di martedì, immediatamente mandata ai consiglieri. Poi chiede al presidente del collegio, Giuseppe Dattilo, di leggere la relazione, aggiungendo: «Avrei discusso di questa relazione nel Consiglio dopo l'assemblea, a me sembrano accuse, o meglio notizie che non contengono nulla. Personalmente, voterei contro l'azione di responsabilità». Maugeri non molla e la confusione aumenta, Lucchini sospende la seduta per un quarto d'ora alla fine del quale decide di respingere la proposta Maugeri, pur impegnandosi a discutere la cosa in Consiglio. Le schermaglie continuano fino all'approvazione bilancio (99,62% di si), al rinnovo della delega per aumentare il capitale fino a 4000 miliardi e alla nomina di consigliere dello stesso Lucchini, cooptato in settembre al posto del figlio Giuseppe, al momento della destituzione del presidente Luigi Fausti.

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