Del Vecchio, 1100 miliardi per indossare i Ray-Ban di Ugo Bertone
Del Vecchio, 1100 miliardi per indossare i Ray-Ban Al numero uno degli occhiali «made in Italy» tutti i marchi della casa madre Bausch and Lomb Del Vecchio, 1100 miliardi per indossare i Ray-Ban Luxottica batte Polaroid e Safilo Ugo Bertone MILANO Colpo grosso a Manhattan per Leonardo Del Vecchio. Luxottica, il numero uno degli occhiali «made in Italy» ha annunciato ieri di aver acquistato la divisione occhiali da sole di Bausch and Lomb, ovvero i marchi Revo, Killer Loop, Arnette e, soprattutto, un nome che da solo fa leggenda: Ray-Ban. Per quest'operazione mister Del Vecchio dovrà staccare un assegno da 640 milioni di dollari, più di 1160 miliardi di lire al cambio di ieri, la cifra necessaria per sgominare la concorrenza di Polaroid e Safilo. Ma non ci sarà alcun problema perché, al 31 mar/o, nelle casse del gruppo figuravano cifre ancor più rilevanti: 706,9 milioni di dollari di liquidità. Ray-Ban ò un'azienda convalescente, appena uscita da una grave crisi (60 milioni di dollari le perdite nel '97, ritorno al profitto di 120 milioni di dollari nel '98), ma gli analisti Usa non nutrono dubbi: nelle numi dell'ex Martinitt che ha creato un impero degli occhiali ad Agordo, la griffe Usa andrà sempre meglio. A Wall Street, infatti, il titolo Luxottica ha subilo fatto un balzo del 16%. «Sono davvero felice - ha detto Del Vecchio, il fondatore di Luxottica - anche perché penso alle potenzialità economiche e commerciali per i nostri azionisti. Per anni abbiamo cercato di crescere negli occhiali da sole di qualità. Adesso possediamo il nu¬ mero uno al mondo, assai efficiente sia sul piano industriale che su quello della distribuzione. Una realtà che, integrata con le nostre attività, darà soddisfazioni agli azionisti...». Su questo a Wall Street nessuno nutre dubbi. In America Luxottica ò ben nota da metà Anni Ottanta, quando l'azienda sbarcò al New York Stock Exchange con la consulenza di Lucio Rondelli, il primo a capire che Piazza Affari sarebbe andata stretta alle ambizioni della famiglia Del Vecchio. Da allora l'azienda è diventata qualcosa di più di un efficiente produttore di occhiali di qualità, forte dei suoi sta¬ bilimenti veneti (e quello piemontese ereditato con l'acquisto di Persoli; e il suo prestigio non si esaurisce nemmeno con il primato mondiale delle montature di (inalila, grazie alla scuderia dei suoi marchi di successo (Giorgio Armani, Ferragamo, Brooks Brothers, Vogue, Aime Klein, Web e tanti altri), che permette al gruppo di sfornare più di 2250 modelli, tutti con caratteristiche precise e uno stile ben caratterizzato, Luxottica è, soprattutto, un piccolo colosso che ha saputo prevedere in anticipo le tendenze dei mercati e degli equilibri del mercato globale. Il vero «jolly» nelle mani di Del Vecchio, infatti, è il controllo di LensCrafters, la maggiore catena ottica esistente al mondo con i suoi 853 negozi in Usa, che nel pri- mo trimestre del 99 hanno registrato un giro d'affari di 320,3 milioni di dollari (+15%). Quando, quattro anni fa, per acquistare LensCrafter Del Vecchio si lanciò nella prima (e finora unica) opa di successo di un'azienda italiana negli Stati Uniti, non pochi pensarono che l'azienda aveva fatto il passo più lungo della gamba. Ma Del Vecchio aveva capito che sì andava verso un mercato diverso, dove il potere stava sempre meno nelle mani dei produttori, sempre più in quelle dei distributori. Da giugno, quando l'operazione sarà completata in tutti i suoi aspetti, la cura Del Vecchio inve starà così uno dei miti di Ho) lywood. Ray Ban vuol dire gli oc duali di Peter Fonda in «Easy Ri der», di Audrey Hepburn in «Cola /.ione da Tiffany», di John Belushi in «Blues Brothers», di Tom Cruise in «Top Gun» e di Tommy Lee Jo nes in «Men in Black». La strategia di Del Vecchio, ancora una volta, è chiara: per difendere i primati di Agordo bisogna saper progettare e pensare in chiave globale. Occorre investire fuori, non per evadere il fisco, come sospetta il ministro Vi sco, ma per dare ossigeno alla vita lità dei distretti industriali. Per mancanza di spazio non è stato possibile pubblicare la rubrica di Glauco Maggi, Tuttosoldi. I Blues Brothers hanno contribuito alla celebrità del Ray-Ban
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