Cusumano: sono una vittima hanno abusato del mio nome di Giovanni Bianconi

Cusumano: sono una vittima hanno abusato del mio nome LA DIFESA DEL POLITICO E LE CARTE DI ACCUSA Cusumano: sono una vittima hanno abusato del mio nome retroscena Giovanni Bianconi OUANDO Nuccio Cusumano venne nominato sottosegretario al Tesoro nella prima riunione del governo D'Alema, il 22 ottobre scorso, chiuso nella cassaforte dei pm di Catania c'era già un verbale in cui si parlava di lui. L'aveva riempito, il giorno prima, il pentito di mafia Simone Vitale, «già organico alla famiglia di Cosa Nostra palermitana» messa in piedi da Balduccio Di Maggio insieme a Michelangelo Camarda, Nicola Lazio e Giuseppe Maniscalco. «Quando si è dovuta programmare la gestione dei più rilevanti appalti - aveva detto il pentito è stata necessaria la presenza di Maniscalco Giuseppe... che per la sua caratura mafiosa era l'unico che poteva garantire l'accordo... Vi fu una riunione alla quale partecipammo io, il Maniscalco, Milioto e Randazzo (imprenditore titolare della ditta Co.Ge.Co., ndr). Era una riunione importante, perché si trattava di un importo di circa 80 miliardi di lire. Il Randazzo fece presente di avere un contatto diretto con Nuccio Cusumano, segretario regionale del Cdu, e che quest'ultimo avrebbe individuato un successore deU'ing. Triolo, funzionario del Genio Civile, quale cornmissario del Consorzio Alto Belice, che non ponesse ostacoli all'affidamento diretto dei lavori in danno della ditta fallita che aveva iniziato le opere, con rielaborazione di tutti i progetti». Quel verbale è finito tra le 615 pagine che hanno portato all'arresto di Cusumano, Randazzo e altre persone, inviate dal gip di Catania a palazzo Madama perché venga permessa la cattura dell'altro uomo politico coinvolto in questa storia di mafia 8appalti, d senatore Nino Firrarello. Ma non è il solo dove compare il nome di Cusumano. Sempre Vitale, in un interrogatorio di dicembre, ha dichiarato: «Conosco l'on. Nuccio Cusumano di cui le Signorie Loro mi chiedono: questi è attualmente legato a Vincenzo Randazzo, che ce lo aveva indicato come punto di riferimento politico per ogni nostra necessità nell'ambito della Regione Siciliana. Randazzo, attraverso Cusumano, riusciva a collocare Infantino (già cornmissario straordinario dell'Iacp di Catania, anche lui arrestato, ndr) nei posti strategici che poi potevano servire alla nostra organizzazione: ad esempio, avere a disposizione il vertice dell'ufficio contratti significava conoscere anticipatamente il contenuto di atti riservati per le gare di appalto». Per il gip di Catania c'è più di una conferma «al coinvolgimento di Nuccio Cusumano nelle vicende predette», cominciando dall'ormai famoso incontro all'hotel Nazionale di Roma raccontato dall'imprenditore «pentito» Giulio Romagnoli, che aveva dei contrasti con Randazzo. «Si inserì nel diverbio anche Cusumano - ha detto Romagnoli -, cercando di mettere pace tra me e Randazzo e di trovare un accordo. Cusumano disse che loro chiedevano un favore per far lavorare Randazzo, al quale tenevano, e che, in contraccambio, il partito al quale appartenevano lo stesso Cusumano, Firrarello e Castiglione (assessore all'Industria della Regione Sicilia, genero di Firrarello, ndr) avrebbe dimostratto riconoscenza alla mia impresa aiutandola in occasioni future di lavoro; sarebbe bastata una semplice mia richiesta in tal senso...». Il giudice ha pochi dubbi sulla partecipazione diretta di Cusumano e Firrarello alla trama politico-mafiosa che soprintendeva l'assegnazione degli appalti a Catania. Il senatore, anche quando era componente della commissione antimafia, aveva rapporti con il geometra Giuseppe Mirenna, già arrestato per mafia, il quale ha detto, tra l'ai-' tro: «Per quanto riguarda" i 320 milioni che dovevo riscuotere da Romagnoli, posso dire che quel denaro era destinato a me e serviva anche a pagare i politici, con ciò intendendo il senatore Firrarello...». Commenta il gip: «Il radicamento della mafia nelle strutture amministrative e nell'economia siciliana veniva a realizzarsi proprio tramite il Firrarello, il Castiglione e il Cusumano, che consapevolmente erano in grado di orientare l'esito delle gare di appalto a vantaggio di imprese mafiose... ovvero che avevano stretto patti con l'organizzazione». Tra queste ci sarebbe la Co.Ge.Co. di Randazzo, amico di vecchia data di Cusumano. E se Firrarello si difenderà dalle accuse davanti al Senato, Cusumano ha già cominciato a farlo davanti ai magistrati. Pri¬ ma in un verbale di dichiarazioni spontanee riempito venerdì scorso, poi in ospedale, martedì, subito dopo l'arresto. «Randazzo è mio amico da treni'anni - ha spiegato l'ex sottosegretario al gip -, anche perché è genero dell'on. Sinesio, l'uomo che mi ha iniziato all'attività politica. Appartiene a una delle famiglie più in vista di Agrigento, e io non mi sono mai interessato della sua partecipazione a certi tipi di gare». , Dei presunti rapporti tra l'impresa di Randazzo e uomini legati a Cosa Nostra Cusumano sostiene di non sapere nulla, e di fronte alle contestazioni delle dichiarazioni del pentito Vitale dice: «Non so spiegarmele. Però voglio far presente che esiste sempre l'ipotesi della millanteria. Noi politici incontriamo tanta gente, e viviamo nel timore che qualcuno finisca per spendere il nostro nome millantando appoggi o promesse in questioni di cui invece non ci occupiamo». Quanto all'incontro all'hotel Nazionale, nel quale l'ex sottosegretario avrebbe fatto da paciere tra Randazzo e Romagnoli, promettendo a quest'ultimo aiuti per lavori futuri, Cusumano dichiara: «Riflettendo mi è venuto in mente che effettivamente io in quel periodo alloggiavo al Nazionale. Una mattina, uscendo dall'ascensore per andare a fare colazione, ho incontrato il mio amico Randazzo insieme a un altro signore, che mi presentò come il dottr Romagnoli... Mentre prendevamo il caffè sentii che i due parlavano di alcuni contrasti e io mi sono limitato a dire, con parole molto generiche, che avrebbero potuto comunque trovare un accordo... L'incontro durò pochi minuti». Di fronte alle contestazioni su quanto ha invece dichiarato Romagnoli, Cusumano msiste: «Sostanzialmente mi pare che le due versio- ni coincidano. Non ricordo le mie esatte parole, ma posso aver detto che essendo loro due imprenditori, si sarebbero reincontrati, e che prima o poi ci sarebbe stato lavoro per tutti...». Ma un pentito lo accusa «Ci incontrammo per un affare da 80 miliardi. Il boss Maniscalco ci disse che aveva un contatto diretto con il segretario regionale del Cdu» «Attraverso il sottosegretario avevamo a disposizione il vertice dell'ufficio contratti. Così potevamo conoscere in anticipo il contenuto di atti riservati per le gare» dì ì, o a al la pù mi ua ameodi iirò te enre eo ni ». el oai, uno Da sinistra il senatore Pino Firrarello e Giuseppe Castiglione, assessore regionale all'Industria A sinistra Nuccio Cusumano, ex sottosegretario. Entro pochi giorni i penti decideranno sulle sue condizioni di salute