«Ditelo che i missili Nate massacrano i nostri bambini»

«Ditelo che i missili Nate massacrano i nostri bambini» SANGUE E DOLOR! DEI DANNIGOLIATERALI «Ditelo che i missili Nate massacrano i nostri bambini» reportage Giovanni Cirrati invialolil^ SLOBODAN Milosevic è rimasto solo con due coperte bagnate, tre catini di plastica, la moglie che lo segue con un cesto di mele e il figlio che trascina un'asse del cesso azzurra. E' tutto quel che resta della sua casa, uno scheletro di mattoni grigi al numero 17 di strada Smajovina. Davanti, dove il missile ha colpito, c'è ancora l'odore di morte. Manca la corrente, scavano nel fango con le mani. Al numero 22, Vojslav Milic detto il Cinese aveva costruito la sua casa, i tre piani più belli di questa zona chiamata «Croce di Dio». La cantina era diventata rifugio antiaereo. Alle 12 di martedì un missile ha abbattuto i tre piani, la cantina non ha retto e la famiglia del Cinese non c'è più: padre, madre, due ragazzini e il nonno morto ieri d'infarto. All'ospedale Popovic tentano di contare i morti, almeno venti. «Ma arrivano ancora pezzi di bambini», dice un medico. Ne hanno ricomposti 16, sei sono bambini. C'è Vodimjr, 11 anni, figlio del Cinese, con Birjana che ne aveva 13. Momtiac Bogdanovic, in tuta blu, guida i soccorsi da martedì. «Ho passato la notte a mettere assieme i corpi. La figlia del cinese aveva i capelli bianchi, e non era per la polvere». Sta seduto sulle macerie: «Ecco, qui sotto c'era il rifugio del numero 20. Quanti ce ne saranno chiusi dentro? Purtroppo avremo ancora morti». Il giudice Todorov conferma: «Sarà mi bilancio molto più grave». Un missile alla «Croce di Dio», un altro a trecento metri, in strada Boogradisca, dove un'altra palazzina di tre piani è finita in una voragine larga 30 metri e profonda dieci. «Clinton! -"grida la vecchia Radica Mistic - mi hai messo sulla strada, mi hai distrutto la casa e la vita! Pensaci tu figlio mio!». Nenad, il figlio, dal 7 aprile è nella contraerea. «Sì, mi chiamo proprio Slobodan Milosevic: e allora?». Questo Milosevic ha 48 anni, baffi neri, i vestiti infangati, la disperazione negli occhi. E' uno dei tanti che lasciano Surdulica e il confine con la Bulgaria, vanno all'estero, lavorano come fabbri, lui in Tunisia, e tornano con qualche soldo per la casetta alla «Croce di Dio». Gli hanno detto che la Nato voleva bombardare la caserma. «Ma se l'hanno già colpita ed è vuota dal 6 aprile?». A questo Milosevic la politica non è mai piaciuta. «Il mio nome sì, ma da quando non ho più la casa mi piace anche il Presidente. Dopo quello che è successo sento l'obbligo di dare alla mia Patria tutto quello che posso. Siamo attaccati, ci dobbiamo difendere». Sotto la neve del monte Stezer, anche se il Kosovo non è lontano, poco sanno. Fate largo, arriva Dragan Tomic, vicepresidente della Repubblica Serba. Dusma Petrovic, l'elettricista della «Croce di Dio», va ad aiutare Milosevic che torna con la carriola. «E se questi missili dice - li avessero tirati perché la Nato cerca le proprietà del Presidente e tu ti chiami come lui?». Dusma non sta scherzan- do. «Insomma, cosa cercavano che qui ci sono solo le nostre case? Perché hanno fatto tremare tutta la città?». Dal tetto di una casa un vecchio tira giù tegole e rabbia: «Figli di puttana della Nato andate via! prima bombardate di missili la povera gente e poi venite a vedere come è andato il lavoro? Via!». Il vicepresidente Tomic si mette davanti alle telecamere: «Se trasmetterete tutte queste immagini anche nei Paesi Nato capiranno che questa guerra non ha alcun senso. Guardate...». Momir Angelikov, studente di 20 anni, sta piangendo abbracciato alla madre: «Non ci resta che andare a combattere». Milic il Chiese aveva lavorato in Germania, operaio specializzato. Era tornato da tre anni, sempre operaio sepcializzato alla Zastava. La sua cantina rifugio l'aveva aperta a tutti gli amici, con la moglie che aveva improvvisato una cucina. Lo chiamavano Cinese per gli occhi a mandorla, e adesso c'è tutta Surdulica, 14 mila abitanti, che viene sulle macerie a portare un fiore. Gli volevano bene. Da Vranje arriva il pope ortodosso, il vescovo Pakonio che benedice e prega: «Cosa possiamo fare, noi, se in Occidente non ascoltano neppure la voce del Papa?». Momtilac Bogdanovic domanda permesso, sono le tre del pomeriggio e deve riprendere con gli scavi. «Dio mio, chissà quanti ancora!». All'ospedale hanno appena portato altri brandelli, gambe e un braccìno: I medici hanno capito che è di un bambino di tre anni, ma c'è solo il braccio. ' '*» 03''A!! La notte l'hanno passata cercando, piangendo, correndo in ospedale con almeno venti feriti gravi, scappando dalla paura di altri missili. Ne sono caduti più di dieci, dal cielo di Surdulica. «L'allarme era appena suonato, sono entrata nel riftigio della mia vicina e in tre secondi non c'era più niente», dice Radica Mistic. «Perché?». La Nato, da Bruxelles, ammette «una bomba fuori bersaglio». Ma l'altra, quella sulla casa del Cinese, quella che ne ha danneggiate almeno 300 ora senza tetto, o finestre, o pezzi di muro? Questa la Nato non la esclude, ma alla «Croce di Dio» mica si aspettano le scuse. Era per la caserma già bombardata? Gli ufficiali dell'Armata non gradiscono domande sulle caserme. Non vogliono che parli Kasmii1 Rasic dai baffi alla mongola: «Io ho perso mia moglie, aveva 45 anni ed era nel rifugio del Cinese...». Lo portano via. Momtilac Bogdanovic riprende a scavare. Gli dicono che pre- sto arriverà un generatore. (Ma presto, alle nove di sera, arriverà un nuovo allarme aereo). «Dove siete?!». Un urlo zittisce la «Croce di Dio». Si fa largo una vecchina vestita di nero, i capelli raccolti sulla nuca, le scarpe di plastica. «Dove siete voi della Cnn!?». Va davanti alla prima telecamera che trova: «Nato, ci hai ucciso i bambini! Tutti i morti di Surdulica sono figli miei! Clinton, Blair, porci, idioti, rispondetemi! Cosa abbiamo fatto? Io sono Radmilla Stojanovic, ho 86 anni e non ho paura di niente. Clinton! Cos'hai nella testa, i chiodi?». Il vecchio che sta sul tetto riprende con le tegole e la sua rabbia: «Hai ragione Radmilla! Tanto diranno che è un errore. E allora da questo momento Surdulica cambia nome e si chiamerà "Uzgredna Stetagrad"». La città del Danno Collaterale. «All'ospedale hanno portato altri brandelli, c'è un piccolo braccio» Una vecchia urla «Clinton, Blair rispondetemi! Che abbiamo fatto?» Nel quartiere di Surdulica dove si scava ancora in cerca dei morti Resti delle vittime dell'attacco a Surdulica in attesa dell'identificazione nell'obitorio della cittadina

Luoghi citati: Bruxelles, Bulgaria, Germania, Kosovo, Tunisia