Cernomyrdin a Belgrado, Annan a Mosca di Maurizio Molinari

Cernomyrdin a Belgrado, Annan a Mosca Cernomyrdin a Belgrado, Annan a Mosca La diplomazia non si scompone, vortice di iniziative Maurizio Molinari ROMA L'inviato russo per il Kosovo, Viktor Cernomyrdin, toma questa sera a Belgrado per la seconda volta in sette giorni per raggiungere un compromesso con Slobodan Milosevic sulla base di proposte che saranno discusse in mattinata al Cremlino con il segretario generale dell'Orni, Kofi Annan, giunto ieri sera al termine di una giornata che ha visto le cancellerie europee e gli Stati Uniti impegnati in frenetiche mediazioni fra Mosca, Berlino e Bruxelles. Sulla via di Belgrado Cernomyrdin farà nel pomeriggio dui; soste a Bonn e Roma dove, oltre ai rispettivi premier, incontrerà «altri leader dei Paesi Nato». L'inviato russo mostra un cauto ottimismo e parte per Belgrado forte del segnale lanciato dall'Alleanza al vertice di Washington con l'impegno a interrompere i bombardamenti in caso di avvio significativo del ritiro dal Kosovo, dopo l'accettazione da parte serba delle condizioni della Nato. «E' un passo reale verso la soluzione pacifica e sono lieto che i contatti con gli Stati Uniti diano dei risultati», ha detto Cernomyrdin augurandosi che «anche la Jugoslavia comprenda» l'importanza del gesto politico della Nato. Il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, ha ricevuto a Palazzo Chigi il capo della Farnesina, Lamberto Dmi, in vista dell'arrivo di Cernomyrdin che riconosce il ruolo politico dell'Italia nella crisi in atto. Kofi Annan, ieri a Berlino, ha invitato alla prudenza sull'esito degli sforzi diplomatici in corso. «Non ci può essere una soluzione militare alla crisi ma quella politica sarà un processo lungo e complesso e non bisogna attendersi successi rapidi», ha avvertito Annan al termine dell'incontro con il cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder. Con un segno di attenzione per Belgrado e di velata critica verso i bombardamenti della Nato Annan ha poi espresso «preoccupazione» per le sofferenze «inaccettabilmente alte» patite da tutti civili in Jugoslavia, sia serbi che albanesi. Oggi a Mosca Kofi Annan incontra il presidente russo, Boris Eltsin, e Cernomyrdin: un'intesa sull'invio della forza Onu in Kosovo, magari con presenza di truppe Nato e russe, rafforzerebbe la pressione su Milosevic. «Una delle condizioni indispensabili per una soluzione politica della crisi nei Balcani è un'identità di vedute in seno al Consiglio di Sicurezza», dice il segretario generale dell'Onu. In vista dei tempi lunghi della trattativa Annan ha nominato inviato speciale per il Kosovo lo slovacco Eduard Kukan, che sarà presto affiancato da un altro mediatore. Tre i candidati: l'austriaco Franz Vranitzky, lo svedese Cari Bildt e lo svizzero Flavio Cotti. A Mosca non si esclude che Kofi Annan partecipi oggi ad un incontro fra i ministri degli Esteri di Russia, Grecia e Canada prima di ripartire alla volta di Londra. La prudenza di Annan nasce anche dal suo incontro a Berlino con il vicesegretario di Stato Usa, Strobe Talbott, reduce da Mosca. «Belgrado non ha dato il minimo segno che sia pronta alla pace e la Nato manterrà invariata la sua pressione militare», ha affermato Talbott. In una conversazione telefonica il ministro degli Esteri russo, Igor Ivanov, ha ribadito al segnano di Stato, Madeleine Albnght, la richiesta di «interrompere i bombardamenti per facilitare la ricerca di un'intesa». In favore di una «soluzione politica grazie all'intervento dell Onu» si è pronunciato Ivanov, assieme al collega greco Gheorghios Papandreu. A Mosca, città crocevia del negoziato, sono giunti anche il sudafricano Nelson Mandela ed il ministro della Difesa tedesco, Rudolf Sharping. «C'è una speranza di pace», ha confermato Sharping dopo aver incontrato il suo omologo russo. La Germania annunciava quindi l'accordo per un vertice ministeriale del G-8 sul Kosovo l'I] maggio a Bonn. Per Bonn la destituzione del vicepremier Vuk Draskovic a Belgrado è «un segno di debolezza del regime di Milosevic che fa ben sperare. Sharping, che in tarda serata è giunto a Bruxelles dove ha visto Talbott, ritiene che «esiste anche una piccola possibilità di accordo entro maggio». Minor successo ha ottenuto al Cremlino il presidente bielorusso, Alexandr Lukashenko: arrivato per ottenere da Eltsin il via libera all'unione dei due Paesi con la Jugoslavia ha incassato solo un vago impegno per una «futura azione comune». Nel grande lavorio di feluche spunta anche Muhamm, r Gheddafi che ha trasmesso alla Nato un «piano di Milosevic» che prevede l'accettazione di truppe straniere in Kosovo sotto l'egida dell'Onu. Il mediatore russo (che fa tappa a Roma) «Speriamo che la Jugoslavia capisca»