La Nato: è la prova che si aprono crepe di Francesco Manacorda

La Nato: è la prova che si aprono crepe Clinton: il Kosovo sta spaccando il regime. Cadono le speranze riposte su Draskovic La Nato: è la prova che si aprono crepe Clark: «Ora isolare la Serbia» Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES «Sotto il ghiaccio stanno cominciando a spuntare i germogli della democrazia». .lamie Shea, il portavoce della Nato, ha appena finito di lanciare un messaggio più poetico del solito riguardo al futuro della Serbia, quando arriva una doccia fredda sulle speranze degli Alleati di vedere la vittoria delle «colombe» di Belgrado sul presidente Slobodan Milosevic. La notizia della destituzione di vice primo ministro Vuk Draskovic - dice Shea - «mostra che non è tollerato alcun dissonso, mostra la natura del regime». Ma nonostante Milosevic sia stato ancora una volta più forte dei suoi critici, alla Nato sono convinti che «è una prova in più di quello che abbiamo dotto, cioè che nella struttura politica stanno apparendo le prime crepe» e che anzi questa mossa è il segno che il presidente serbo «non è un uomo forte». Secondo Shea, quello che Milosevic sta facendo «lo sta isolando ancora di pili dal resto dell'olite politica in Jugoslavia e mostra ancora una volta la sua incapacità di accettare la realtà». Certo è, comunque, che l'entusiasmo dimostrato martedì proprio dalla Nato per le dichiarazioni di Draskovic sembra aver fatto precipitare il suo destino. Bisognerà vedere adesso che sorte avranno altri politici citati ieri da Shea come esponenti del dissenso crescente a Belgrado, tra cui il ministro Goran Matic. Sulla stessa linea dell'Alleanza, naturalmente, 3ono anche i governi occidentali. «Abbiamo indicazioni che a Belgrado cominciano a emergere differenze sul da farsi in Kosovo» ha detto ieri a Washington Bill Clinton, rivolgendosi alla stampa e sottolineando, con un apparente accenno al defenestramento del vicepremier Vuc Draskovic, che gli effetti «si vedono già in questa settimana». A Bruxelles, appena tornato da una visita a Mosca, il ministro della Difesa tedesco, Rudolf Scharping, vede l'allontanamento di Draskovic come «uno dei segnali dell'inizio di una spaccatura nella classe dirigente jugoslava, nella dittatu- ra politica», anche se questa operazione, così come «il fatto che le stazioni radio siano sottoposte alla pressione dei mil ita ri e alla censura, sono segnali che Milosevic sta cercando di conservare il suo potere fino a quando può». Mentre la Nato osserva le mos- se di Milosevic, la macchina diplomatica e quella militare continuano a muoversi. Sul piano delle trattative, secondo il segretario generale dell'Alleanza Javier Solarla, i contatti tra Bruxelles e Belgrado attraverso La Russia stanno portando «qualche progresso, anche se ci sono ancora dei punti che ci separano. Nelle prossime settimane potremo avere notizie positive», dice ancora Solana. Dal punto di vista militare resta invece aperto il problema di quello che la Nato chiama pudicamente «regime di ricerca e ispezione» delle navi sospettate di portare petrolio verso il Montenegro, Un regime che gU Usa e altri alleati vorrebbero trasformare in un vero e proprio blocco navale, destinato ad arrestare anche le navi russe. Ieri il generale Wesley Clark ha sottoposto al Comitato militare Nato alcuni piani alternativi: si va dal blocco alla distruzione di tutte le strade tra Montenegro e Serbia per impedire il trasporto di carburante. Oggi o domani la parola spetterà al Consiglio degli ambasciatori Nato, che dovrà pronunciarsi sulla «base legale» di un'operazione di questo genere. Italiani, francesi e greci affermano che senza un'apposita risoluzione dell'Orni è impossibile attuare un blocco navale e puntano piuttosto su una dichiarazione di rispetto dell'embargo Ue che ogni Paese dovrebbe firmare. Gli Usa si rifanno invece alla risoluzione 11/60 dello scorso anno che decreta l'embargo per le armi, dandone un'interpretazione piuttosto estensiva, e sostengono che essa autorizza anche l'uso della forza. Martedì Clark aveva detto che l'operazione aveva bisogno almeno della «minaccia dell'uso della forza», ma ieri Solana ha specificato che questa è solo un'opinione del generale e che dovranno essere gli ambasciatori a decidere la questione. II blocco navale divide gli alleati Ronia, Parigi e Atene «Lo stabilisca l'Onu» Esercitazioni di «peacekeeping» in Macedonia: soldati tedeschi perquisiscono un «uomo non identificato» poco lontano dai loro accampamenti allestiti vicino a Tetovo, una cinquantina di chilometri a Ovest di Skopje Picchetto d'onore per la cerimonia di benvenuto a Nelson Mandela al suo arrivo ieri all'aeroporto di Mosca