Guarda a Oriente la Biennale '99 di Liliana Madeo

Guarda a Oriente la Biennale '99 Venezia, dal 13 giugno la 48a edizione Guarda a Oriente la Biennale '99 Liliana Madeo ROMA I w |A tradizione è bellissima. Soprattutto perchè la si può rompere» ride Harald SzeeI I marni, curatore della sezio- I *Ai ne Arti Visive della prossima Biennale di Venezia. Annuncia il programma della 48a edizione della kermesse che s'inaugura il 13 giugno. E spiega quanto gli sia parso importante non ricalcare vecchi moduli ma, anzi, spezzare i fui conduttori che hanno contrassegnato le altre Biennali. Netto il criterio seguito: «Mostrare quello che amo». Quindi: «Nessuna connessione fra le opere in mostra. Nessuno stile privilegiato. La mostra dovrà essere un evento intenso, fatto ora di gesti grandiosi ora di situazioni private, quiete. L'occasione non per una riflessione retrospettiva, ma per affermare la forza del presente visto come un grande campo magnetico in cui ci sono tante cose che emergono e si contrappongono, tante esperienze ed energie, diverse estetiche, differenti mitologie individuali». Le novità sono tante. Viene decapitata la leadership americana, con una drastica riduzione dei suoi artisti. Avanza massiccia la componente orientale («Tutti questi cinesi tra un anno saranno ovunque. Se vogliamo essere attenti a ciò che è nuovo, dobbiamo mostrarli ora» osserva Szeemann). Viene dato spazio ai mondi di America Latina, Africa, Asia («Provocare il confronto con una storia "altra" rispetto a quella europea e nordamericana, è l'obbiettivo che una mostra internazionale deve avere»). Trovano ospitalità Paesi che non hanno un proprio padiglione espositivo, come Croazia, Armenia, Estonia, Taiwan, Slovenia, Lettonia. Predominano i giovani (anche se non vengono ignorati i L'Arsenale ospit rà la Biennale «vecchi che sono rimasti giovani» come la quasi novantenne Louise Bourgeois, e artisti morti di recente - «visti come contemporanei» - come Mario Schifano, Gino De Dominicis, Dieter Roth). Fotografia, filmati, video-art, creazioni tridimensionali hanno una visibilità prevalente. La presenza femminile è notevole: solo fra gU italiani, 9, le donne sono 4 (la più giovane dei 99 complessivamente presenti, Paola Pivi, ha 28 anni). Cade la separazione fra artisti affermati e artisti giovani («Ho abbattuto quel ghetto in cui venivano rinchiusi i giovani italiani. Ora entrano direttamente in concorrenza con gli artisti internazionali»). Non ci sarà più il padiglione italiano: i nostri creatori saranno disseminati nei trenta spazi espositivi sparsi fra i Giardini di Castello dove sorge il Padiglione Italia e la città di Venezia. «La Biennale dei grandi cambiamenti», che resterà aperta fino al 7 novembre, si aspetta molte critiche. Le anticipa Szeemann: «Diranno: "Perchè non ci sono gli eroi del '68? Perchè non tutti i continenti sono ugualmente rappresentati? Perchè gli italiani non sono presentati secondo un criterio di unità spaziale?". La risposta sta in una domanda: "Perchè dal '70 sono stati esposti quasi sempre gli stessi artisti?"». Le sue scelte le ha sintetizzate nel titolo, «dAPERnutto/APERTO overALL/APERTO parTOUT/APERTO uberALL», dove alla rottura delle barriere si aggiunge il pregio di quel «tutto unico» che si creerà fra il cuore storico della Biennale e le migliaia di metri quadri recuperati in siti finora inaccessibili (dalle Corderie alle Tese, ai cinquecenteschi cantieri navali delle Gaggiandre), e che sono diventati - come dice Paolo Baratta, il presidente della Biennale «il più bello spazio espositivo d'Europa». L'Arsenale ospiterà la Biennale

Persone citate: Dieter Roth, Gino De Dominicis, Louise Bourgeois, Mario Schifano, Paola Pivi, Paolo Baratta, Szeemann