Italia paradiso della lunga vite di R. Cri.
Italia paradiso della lunga vite Istat e ministero della Sanità: i killer restano malattie cardiovascolari e cancro Italia paradiso della lunga vite In 20 anni la mortalità è calata di oltre un terzo ROMA. Diminuisce di oltre un terzo la mortalità in Italia dal '70 al '92. Il crollo dei decessi per malattie cardiocircolatorie e tumori, che provocano i due terzi delle morti, si riscontra soprattutto nello regioni centrali, e nelle Marche in particolare. A fotografare la situazione è il volume sulla «Mortalità in Italia nel periodo 1970/1992: evoluzione e geografia», scritto da Istat e Istituto Superiore di Sanità e presentato ieri dal ministro della Sanità Rosy Bindi. «Le differenze regionali - ha detto il ministro - sono minori rispetto a quelle delle strutture sanitarie. Ma tutto ciò non ci allevia dal nostro impegno a superare la disuguaglianza più importante del Sistema sanitario, quella territoriale». Il «crollo» dei decessi - ha precisato il ministro - continua anche dopo gli anni esaminati. E tra i fattori che hanno portato a questa riduzione, traducibile in 5 anni di vita in più per gli uomini e in 5 e mezzo in più per le donne, c'è la diminuzione delle morti dovute a malattie cardiovascolari che, comunque restano la prima causa di morte, seguita da tumori, malattie dell'apparato respiratorio e digerente e morti violente. Le patologie cardiovascolari sono diventate meno letali, dunque, con un calo di quasi il 50% per le donne e di oltre un terzo per gli uomini. Il «vantaggio» femminile - ha sottolineato Giuseppe Benagiano, direttore dell'Iss - è notevole fra i giovani. E il 30% di questi decessi è ancora dovuto a malattia ischemica del cuore, anch'essa in diminuzione. Alla minore presenza del «killer cardiocircolatorio» risponde un aumento del cancro. «Oggi si muore in un caso su due», ha detto Benagiano, sottolineando comunque la diminuzione dei livelli di mortalità del 6% per le donne e del 4% degli uomini, [r. cri.]
Persone citate: Benagiano, Giuseppe Benagiano, Rosy Bindi
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