Rinviata la proclamazione dello Stato palestinese di Aldo Baquis
Rinviata la proclamazione dello Stato palestinese In una lettera al leader dell'Olp, lunedì il presidente Usa aveva scritto: «Vivrete liberi sulla vostra terra» Rinviata la proclamazione dello Stato palestinese // laborista Barak: Clinton ha promesso adArafat l'indipendenza Aldo Baquis TEL AVIV Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat ha convocato ieri a Gaza i membri del Consiglio centrale dell'Olp per consultarsi sull'opportunità di rinviare la proclamazione dello Stato indipendente, fissata nei mesi scorsi al 4 maggio 1999, allo scadere cioè degli accordi con Israele sull'autonomia nei Territori. In un intervento a porte chiuse - trapelato finora solo a grandi linee - Arafat ha fatto presente che sia gli Stati Uniti sia l'Unione Europea sia Paesi notoriamente amici dei palestinesi (come Egitto e Giordania) temono che una proclamazione unilaterale dello Stato fornisca al governo di Benyamin Netanyahu l'opportunità di abrogare gli accordi di Oslo (1993) e di annettere porzioni della Cisgiordania. Secondo alcuni scenari, una dichiarazione di indipendenza potrebbe perfino innescare uno nuovo conflitto israelo-palestinese. In un gesto di pacificazione nazionale, oltre ai 124 membri del Comitato centrale Arafat ha voluto invitare in qualità di osservatori anche i dirigenti di Hamas, primo fra tutti lo sceicco paraplegico Ahmed Yassin. Hamas non fa parte dell'Olp e ha sempre ripudiato il riconoscimento di Israele incluso negli accordi di Oslo. Nelle ultime ore gli Stati Uni¬ ti hanno moltiplicato gli sforzi per aiutare Arafat a convincere la direzione dell'Olp a rinviare almeno di un anno, al maggio 2000 - la proclamazione dello Stato. Il presidente Bill Clinton ha fatto recapitare al leader palestinese una lettera - secondo alcuni di importanza storica in cui assicura che in un futuro non lontano i palestinesi «saranno un popolo libero nella lo¬ ro terra». Secondo il leader laburista israeliano Ehud Barak questa lettera è equivalente alla «Dichiarazione Balfour» del 1917, in cui per la prima volta la Gran Bretagna promise agli ebrei un focolare nazionale in Palestina. In un documento del Dipartimento di Stato, gli Stati Uniti hanno inoltre rinnovato il proprio impegno a rilanciare i negoziati israelo-palestinesi sull'assetto definitivo nei Territori, all'indomani delle elezioni politiche israeliane del 17 maggio. Gli Stati Uniti hanno infine qualificato come «distruttiva» la politica di insediamento ebraico nei Territori. Una risoluzione definitiva del Comitato centrale non sembra imminente anche per la preoccupazione dei palestinesi di regalare a Netanyahu una «carta vincente» da giocare nelle elezioni. Nei mesi scorsi il premier israeliano ha fatto la voce grossa per dissuadere Arafat dal compiere gesti unilaterali, ed ha avvertito che, se fosse proclamata l'indipendenza plestinese, Israele riterrebbe nulli gli accordi di Oslo. Per evitare quindi che Netanyahu «canti vittoria», il dibattito interno del vertice dell'Olp durerà giorni, e sarà aggiornato di volta in volta. Noi frattempo nuovi motivi di screzio si sono aggiunti fra israeliani e palestinesi. Ieri Netanyahu ha accusato Arafat di aver liberato di recente militanti del braccio armato di Hamas che nel 1996 organizzarono le disastrose esplosioni di alcuni autobus a Gerusalemme e a Tel Aviv, he informazioni israeliane sono state seccamente smentite a Gaza. A Gerusalemme est la Orient House - sede di varie istituzioni palestinesi - rischia intanto una parziale chiusura. Ieri, mentre il legale del leader palestinese Faisal Husseini compiva un nuovo tentativo di sventare la chiusura di tre uffici della Orient House, a poche centinaia di metri, nel rione palestinese di Sheikh Jarrah, si sono insediate tre famiglie di coloni ebrei ultra-nazionalisti.
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