Uno scandalo dalla Corsica per Jospin di Enrico Benedetto

Uno scandalo dalla Corsica per Jospin Arrestati tre militari e il comandante del Corpo sull'isola per l'incendio di un ristorante Uno scandalo dalla Corsica per Jospin Opera dei gendarmi l'attentato di Ajaccio Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI Un ristorantino abusivo in fiamme sul lungomare di Ajaccio appicca il fuoco al governo Jospin. Gli attentatori non sono terroristi corsi, bensì gendarmi. Criminali, dunque, e pure goffi. Incendiando «Chez Francis» si sono ustionati. E non era facile spiegare quelle bruciature. Né la maschera dalle macchie di sangue e il walkie-talkie abbandonato con precipitazione sul bagnasciuga. Due sono in carcere nel capoluogo. Il capitano Norbert Ambrosse si trova invece all'ospedale di Tolosa: lo si interrogherà appena possibile. Ma l'affaire - un «Rainbow Warrior» bis in versione corsa, senza vittime e tuttavia non meno esplosivo - ha travolto pure il colonnello Henri Mazères, massimo responsabile della gendarmeria isolana. Anche lui dietro le sbarre. Anzi, già incriminato insieme con gli insospettabili complici. L'accusa: «distruzione volontaria in banda organizzata di un bene altrui». E se Mazères è già ko, Bernard Bonnet vacilla. Lionel Jospin e Jacques Chirac lo paracadutarono in Corsica a inizio '98. Prefetto di Ferro. Missione: trovare i killer che uccisero, quel 6 febbraio, il suo predecessore Claude Erignac. Quattordici mesi dopo, la Francia domanda ancora nomi e movente. In compenso, Bonnet ha messo in piedi una polizia parallela, gli elitari gendarmi del «gps». Proprio al loro gruppo, che rivaleggia con la polizia nelle indagini e - secondo i maligni - sui depistagli, appartengono gli imbranati gendarmi-attentatori cui da Parigi si guarda increduli. Magnifica «storia all'italiana». Peccato che sia francese. E malgrado le apparenze da pochade balneare minacci una Gauche in piena campagna elettorale. Bonnet perde l'onore ma salva, provvisoriamente, la poltrona. Ultime eredi della Francia napoleonica, le Prefetture catalizzano ancora il potere. Monsieur le Préfet, con quel képi le cui auree fronde costano una mezza fortuna, incarna lo Stato. Che oltralpe non è poco. Scaricarlo significa farsi harakiri. Così il premier l'ha convocato d'urgenza a Matignon, ma senza ritirargli la fiducia. E il suo ministro, Jean-Pierre Chevènement, pur non apprezzandone da tempo - si dice - l'eccessiva disinvoltura, lo difende. Ma la protezione si limita «allo stato attuale delle risultanze». Occhio quindi. In compenso, la classe politica è in fibrillazione. «Vogliamo sapere chi dava gli ordini: Bonnet? Il ministro? Jospin». Non va per il sottile, Nicolas Sarkozy. Leader gol¬ lista da pochi giorni appena, vorrebbe fare del ghiottissimo scandalo che la Francia rosa gli serve in tavola un trampolino per il sorpasso il 13 giugno. A sera, Jospin convocherà Chevènement, Elisabeth Guigou (Giustizia) e Alain Richard (Difesa) per un minivertice di crisi, testi¬ moniando che la Gauche accusa il colpo. Normalizzare la Corsica era il suo leitmotiv dal '97. Via l'illegalità di massa, abbasso il sottogoverno, fuori il racket e l'inciucio politico attraverso il quale si finanzia la nebulosa indipendentista. Il bilancio è quanto mai avaro. Primi a rallegrarsene, proprio i gruppi che ritengono la Francia «potenza coloniale». «A cuncolta» ironizza sui curiosi metodi «gps», pompiere-incendiario con un debole per la manipolazione. E suggerisce che una lunga serie preceda l'exploit da «chez Francis». Ai gendarmi piromani bisognerebbe aggiungere quelli bombaroli e dinamitardi, riscrivendo il feuilleton della violenza politica localo, salvo eccezioni impunita? La domanda è ormai ineludibile. Ma rispondere affermativamente significherebbe trasformare in scenario «algerino» la già opaca sindrome corsa. Una sola certezza: emerge la cima dell'iceberg, e le ricerche saranno impegnative. L'interrogativo «perché incendiare "Chez Francis"?» attende ancora soluzione. I gendarmi «gps» negano. «Eravamo solo di pattuglia nella zona». Ma allora, perché non dare l'allarme? In quale sorda lotta di clan e interessi attecchiscono pratiche malavitose tra le forze che dovrebbero difendere legge e democrazia? E' davvero in gioco l'assassinio del prefetto Erignac? E chi manipola cosa? Per ima «Gendarmerie» amatissima dalla Francia, che riserva l'astio ai flic, eterni cattivi, è un «martedì nero». Piccola consolazione: per smascherare i loro colleghi apprendisti stregoni sono scesi in campo i gendarmi. Duelli autentici. ii comandante dei gendarmi in Corsica Henri Mazères (al centro) e il prefetto dell'isola Bernard Bonnet (a sinistra) Nella foto piccola il ministro dell'Interno Chevènement