Clark avverte Milosevic «Siamo soltanto all'Inizio» di Francesco Manacorda

Clark avverte Milosevic «Siamo soltanto all'Inizio» Clark avverte Milosevic «Siamo soltanto all'Inizio» Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES Contro Milosevic e il suo esercito «c'è molto da fare e molto sarà fatto», minaccia il Wesley Clark, il generale Usa che comanda le forze Nato in Europa. Quello che l'Alleanza ha fatto finora «è solo una frazione di quello che abbiamo ancora in serbo». A cinque settimane dall'inizio degli attacchi, Clark fa un bilancio delle undicimila missioni compiute finora dagli acrei alleati, dichiara che «il cappio si sta stringendo attorno al collo di Milosevic», anche se deve ammettere che lo scopo dei bombardamenti è tutt'altro che raggiunto, e rilancia la linea uscita dal vertice di Washington: «Intensificheremo ancora la nostra campagna». E, quasi a dare un senso concreto alle sue parole, nelle stesso ore il presidente Bill Clinton firma a Washington il decreto che permette di richiamare 33 mila riservisti Usa. La campagna aerea. I raid funzionano, dice Clark: sui sei tipi di bersagli principali che la Nato sta colpendo, dai contri di comando alle linee di comunicazione, dalle riserve petrolifere alle forze di terra, «stiamo facendo danni significativi». E il messaggio del generale al suo nemico è sempre lo stesso: «Noi stiamo vincendo, Milosevic sta perdendo e lo sa». Il generale non lo conferma, ma al vertice di Washington è stato deciso di dargli praticamente mano libera nella scelta degli obiettivi da colpire. Avrà bisogno dell'autorizzazione del Consiglio Nato solo in alcuni casi specifici: il Montenegro, le fabbriche «civili», le zone densamente abitate. L'embargo. Proprio un attacco agli oleodotti in Montenegro potrebbe essere un'operazione che la Nato condurrà presto. Il problema degli approvigionamenti petroliferi rimane infatti centrale e Clark è preoccupato dalla capacità di rifornirsi che hanno i serbi. «Passo dopo passo, poco a poco, stiamo eliminando la capacità di Milosevic di sostenere le sue truppe in Kosovo», dice, anche se ammette che il taglio dei rifornimenti tramite i raid acrei «non sarà mai completo». Secondo il generale gli attacchi «hanno distrutto la capacità di produzione» di Milosevic, che «non può più raffinare petrolio, anche se questo non significa che gli impianti non possano essere riparati». E anche sulle riserve la Serbia non può contare più di tanto: «Abbiamo fatto fuori circa un terzo delle riserve militari». Quello che però la Nato vuole interrompere adesso, con la sua azione di «ispezione e ricerca» sono le forniture di petrolio che arrivano dall'estero: «Prima della nostra azione due o tre navi il giorno partivano per il porto di Bar», dice Clark riferendosi allo scalo montenegrino da cui si rifornisce la Serbia. «Adesso nel porto vediamo dieci navi ogni giorno, quasi esclusivamente petroliere, che scaricano 24 ore su 24». Tocca ora al consigbo Nato dargli istruzioni - spiega ancora il generale - «in modo che potremo affrontare le navi che arrivano». Ma per «dare denti» all'operazione, dice, «la minaccia dell'uso della forza» sarà necessaria. Le truppe Usa. Il presidente Clinton ha autorizzato ieri il Pentagono a richiamare in servizio per la guerra del Kosovo fino a 33 mila riservisti. Sono i «soldati del weekend», persone con un normale lavoro che si esercitano appunto durante i fine settimana, e l'annuncio di ieri è la più massiccia mobilitazione dalla guerra del Golfo. La guerra del morale, «il dissenso si sta facendo sentire sempre di più», dice Clark parlando delle truppe serbe. La campagna aerea, secondo il generale, provoca «un numero crescente di disertori e un calo del morale fra le truppe». E l'esercito serbo sarebbe costretto a veri e propri rastrellamenti per effettuare degli arruolamenti forzati. «Intensificheremo gli attacchi» E Clinton a Washington firma il decreto per il richiamo di trentatremila riservisti Wesley Clark, il generale americano che comanda le forze Nato in Europa durante la conferenza stampa