Quei maghi dell'immagine

Quei maghi dell'immagine TACCUINO DELLA DISINFORMAZIONE Quei maghi dell'immagine Lietta Tornabuoni CI voleva tanto a dire che sono una ritorsione contro i bombardamenti della Tv a Belgrado, le nuove imposizioni di censura tanto duro da vanificare il lavoro di corrispondenti e inviati stranieri in Serbia, da rendere ancora più inconoscibile questa guerra senza faccia? Corto la censura non è estranea alla natura del potere serbo, come non sarebbe estranea se potessero esercitarla a tutti i poteri politici anche democratici: ma era evidente in questa circostanza il legame causa-effetto, bombe sulla tvcensura sui media stranieri. Invece quasi nessuno l'ha detto: la censura deve apparire non una ritorsione bellica, ma un abuso dovuto esclusivamente alla cattiveria e alle sopraffazioni dell'infame Milosevic. Colpire la propaganda per abbattere Milosevic è una fissazione dogli americani, davvero troppo creduloni nella potenza dei mezzi di comunicazione, così fiduciosi nelle parole da aver manciate) presso i comandi Nato, a dare man forte al «mago dell'immagine» inglese di Blair che già lavorava lì, pure un altro «mago dell'immagine» americano che di solito si dedica a Clinton (e Dio sa se avrà da faticare). Naturalmente soltanto gli scemi potrebbero negare in generale l'importanza della propaganda, però sarà anche il caso di riflettere a una singolarità. Nei dieci anni di Milosevic al potere, i serbi hanno perduto l'influenza su Bosnia e Croazia, hanno visto l'economia nazionale andare in pezzi, hanno subito dai bombardamenti Nato i morti, la distruzione dei mag- giori impianti industriali ed energetici, dei porti e degli edifici della capitale: eppure Milosevic è sempre li, come son sempre lì alcuni capi insopportabili porgli americani, Saddam Hussein, Gheddalì, Fidel Castro. Altro che propaganda. Vorrà magari dire che questi leader rappresentano qualcosa di più essenziale e forte, qualcosa che sarà un po' difficile cancellali! con i «maghi dell'immagine»: a meno che questi maghi, con la loro sapienza nel «come si trattano le notizie», ossia come si manipolano, servano a infinocchiare gli alleati più che a danneggiare gli avversari. Sono le contraddizioni d'una guerra che distrugge un Paese in nome dei diritti umani, che provoca il silenzio dell'informazione in nome della verità, che viola ogni diritto internazionale in nome della solidarietà: non è così strano che tante persone non si ritrovino da alcuna parte (che sarebbe poi Ja condizione esistenziale della post-modernità), che non si sentano sostenitori dei serbi e neppure della Noto, che disapprovino gli uni e gli altri, che soffrano per gli orrori e gli errori in una solitudine senza politica.

Persone citate: Clinton, Fidel Castro, Lietta Tornabuoni, Milosevic, Saddam Hussein

Luoghi citati: Belgrado, Bosnia, Croazia, Serbia