L'Editto di resistenza economica di Giuseppe Zaccaria

L'Editto di resistenza economica L'Editto di resistenza economica La Jugoslavia pronta alla guerra a oltranza Giuseppe Zaccaria nviato a BELGRADO «Un dinaro per il grano - dicono i manifesti attaccati ad ogni angolo della città - seminare adesso per raccogliere in pace». E' una campagna inaugurata ieri, un'iniziativa bellica: la Jugoslavia che si vuole pronta alla capitolazione inizia la «battaglia del grano» e non solo quella. Si prepara a vivere in un'economia di guerra, un conflitto che il governo mostra di prevedere lungo e devastante. Con un dinaro di investimento minimo, tutti i serbi sono invitati a partecipare all'acquisto di sementi che faranno sopravvivere il Paese. Un mese di bombardamenti ha prodotto circa mezzo milione di disoccupati, e dunque quasi due milioni di persone prive di reddito: per far fronte a quest'altra emergenza si costituisce un «fondo di solidarietà» cui quelli che continuano ad avere un lavoro contribuiranno (questa volta obbligatoriamente) con prelievi che equivarranno come minimo a una giornata di lavoro, c come massimo a sei. Da ieri tutte le tariffe pubbliche sono congelate: quelle dei treni (dei pochi treni che ancora viaggiano), dei servizi postali e telegrafici. Dei telefoni, soprattutto, da qualche mese incredibilmente cari per il reddito di una famiglia media. Gli autobus cittadini sono gratuiti, sui taxi si viaggia in piccoli gruppi, in alcuni centri minori si cominciano a vedere camion che aiutano il servizio pubblico, nei mercati le bancarelle continuano a offrire carni, Liete, carote e patate, ma tutto piuttosto a buon mercato. Al contrario, ditte ed imprese da ieri sono obbligate a pagare le tasse non più mensilmente, ma ogni cinque giorni. Sono i parametri economici di un Paese che si ritira, si assesta de- finitivamente su livelli di povertà, ma su quella povertà può sopravvivere a lungo. «Se qualcuno crede che il fattore economico abbia qualche influsso sulla resistenza dei serbi, si illude. Questo è un Paese che si è sempre fondato su un'economia agricola e a meno di catastrofi ecologiche avrà sempre qualcosa da mangiare. Quanto alla resistenza psicologica, basterebbe ripensare a quanto è accaduto meno di sette anni fa»: le previsioni del professor Mladjen Dinkic aprono scenari piuttosto bui. Economista, fondatore del cosiddetto «G-17» (un gruppo di 17 economisti nato sull'onda delle manifestazioni di Belgrado, e da allora impegnato in una difficile battaglia per la modernizzazione) Dinkic divenne famoso qualche anno fa per un libro il cui titolo non ha bisogno di traduzioni. «Economiku destrukzja Vugoslavje» spiegava in ogni dettaglio come la politica di Milosevic avesse condotto il Paese al disastro sociale e finanziario. Questo però non basta a fiaccarlo: «Nel gennaio del '94 - continua l'economista la Serbia andò incontro ad una delle inflazioni più rovinose nella storia del mondo. Proprio in quel mese, la svalutazione del vecchio dinaro raggiunse un picco mai registrato prima: 300 milioni per cento». Fu il momento in cui la . Banca Centrale stampò la famosa banconota da 50 miliardi, presa sul serio solo dai collezionisti: «Ebbene, neanche in un momento del genere la gente perse coesione, e addirittura Milosevic vinse alla grande le elezioni di quell'anno». La gente jugosiava ha un certo allenamento alla sofferenza, in gran parte dovuto alla storia e dall altra agli ultimi dieci anni di sanzioni economiche. Qualche anno fa un ministro di nome Kovac, incaricato da Milosevic di ritessere i rapporti con la Banca Mondiale, mi spiegava in termini semplici come la Jugoslavia riuscisse a sopravvivere: «Se un qualsiasi Paese occidentale fosse stato sottoposto a sanzioni, una dopo l'altra le fabbriche avrebbero chiamato gl operai dicendo salo: spiacenti, siamo costretti u chiudere, ci rivedremo quando sarà possibile ricominciare. Noi li abbiamo chiamati e abbiamo detto: du domani tutti riceverete solo un quinto dello stipendio, ma mensa ed assistenza sanitaria proseguiranno». Su questa parte del problema, oggi Dinkic concorda anche col suo antico avversario politico: «Temo che quanto ai bisogni essenziali, la resistenza della popolazione serba durerà più a lungo dei budget di guerra della Nato. Dico di temere questo fatto perché nel frattempo le distruzioni continueranno e quindi nel lungo periodo la devastazione economica sarà totale. Ho appena fatto un calcolo: i danni inflitti al sistema industriale e alle infrastrutture del Paese in un mese di bombardamenti sono superiori in valore relativo a quelli subiti lungo tutta la Seconda guerra mondiale». Una sottoscrizione per l'acquisto di sementi. Prelevate da una a 6 giornate di lavoro a favore del mezzo milione di disoccupati Congelate le tarine di treni, telefoni servizi postali e telegrafici. I bus sono gratuiti Le ditte pagheranno le tasse ogni 5 giorni Il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic alla tomba del milite ignoto nel 7° anniversario della costituzione della nuova Jugoslavia

Persone citate: Dinkic, Kovac, Milosevic, Slobodan Milosevic

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Serbia