Com'era matto il giovane De Sica

Com'era matto il giovane De Sica Oggi a Torino il primo film con l'attore Com'era matto il giovane De Sica Gianni Rondollno TORINO DEGLI esordi cinematografici'di Vittorio De Sica si sapeva finora molto poco, qualche notizia filmografi Ica, qualche dato generico, qualche testimonianza vaga. Un film del 1912 (?), L'affare Clémenceau, quando aveva solo undici anni è improbabile; semmai nel 1917 nel Processo Clémenceau di Alfredo De Antoni (o di Edoardo Bencivenga, la regia non è certa), a fianco di Francesca Bertini e di Gustavo Serena, in una parte secondaria, ma chi l'ha visto? Oppure nella Bellezza del mondo, diretto da Mario Almirante nel 1927, con Italia Almirante Manzini e Luigi Almirante, altro film di cui si sono perse le tacce. Insomma bisognava aspettare La vecchia signora (1931) di Amleto Palermi con Emma Gramatica e soprattutto Gli uomini che mascalzoni (1932) di Mario Camerini, per parlare di un De Sica attore di cinema quando ormai la sua fama di attore teatrale brillante e simpatico, in varie compagnie e nella famosa impresa ZaBum, l'aveva consacrato fra i migliori attori giovani italiani del tempo. D'altronde egli aveva allora trent'anni e una decina d'anni di carriera dietro le spalle. Ora la scoperta e il restauro, ad opera della Cineteca di Bologna, di un film del 1928 diretto da Mario Almirante, La compagnia dei matti, ci consente finalmente di farcene una idea precisa. E' la trascrizione cinematografica di una nota commedia veneziana di successo di Gino Rocca, Senoixe moti no ti volerne, in cui satira é ironia, sarcasmo e follia danno luogo a un divertente e divertito intrigo grottesco. E su questo sfondo, al tempo stesso co Il giovane Vittormico e tragico, il giovane Vittorio, Il giovane Vittorio De Sica allampanato, affascinante, discreto, si muove con grande disinvoltura. Ma questa non è l'unica sorpresa che ci riserva, questa sera al Cinema Massimo Due, lo spettacolo organizzato dall'Associazione Amici del Museo Nazionale del Cinema in collaborazione con la Cineteca del Comune di Bologna, in cui si ricorderà anche la figura e l'opera di Roberto Radicati, già valente bibliotecario del Museo, deceduto alcuni giorni fa, e soprattutto si celebrerà il primo decennio di attività del Cinema Massimo. Un'attività che nei primi anni s'impose per il rigore delle scelte fìlmografiche, la cura delle rassegne retrospettive, la varietà delie proposte, e' che oggi purtroppo pare languire nell'indifferenza generale, priva di idee originali e di una vera ragion d'essere. La sorpresa è costituita da un altro film muto che la Cineteca di Bologna ha restaurato, accompagnato in sala - come La compagnia dei matti - dal pianista Marco Dal Pane. Si tratta del Diavolo zoppo, diretto da Luigi Maggi nel 1909 per la Casa Ambrosio di Torino, dieci minuti di cinema muto che ci riportano a quella che fu la grande stagione della cinematografia torinese. Un film magari modesto, artigianale e girato con mezzi ancora primitivi. Ma un film, come tutti quelli cosiddetti «delle origini», che emana un fascinomi po' malinconico, memoriale: il ricordo di un tempo che fu, in cui il cinema era al tempo stesso lo svago preferito dal popolino e la fonte primaria della sua acculturazione. Due occasioni complementari danon, perdere:,il buon Luigi Maggi, che era stato tipografo e attore dilettante e poi regista prolifico; il grande Vittorio De Sica, che da attore sarebbe diventato uno dei più prestigiosi registi del neorealismo italiano.

Luoghi citati: Bologna, Comune Di Bologna, Torino