La gente di Belgrado è stanca Va deserto il concerto delle 11

La gente di Belgrado è stanca Va deserto il concerto delle 11 NELLA CAPITALE JUGOSLAVA AL SECONDO MESE DI ATTACCHI : L , ! . La gente di Belgrado è stanca Va deserto il concerto delle 11 reportage Giovanni Cerniti inviato a BELGRADO E perché vuoi due dinari, piccolo Ezem? «Perché mi hanno detto che andate via e un dinaro non mi basta più. Chi me la dà l'elemosina se andate via anche voi?». Davanti al Press Center, il palazzone che l'Armata ha messo a disposizione dei giornalisti, lo zingarello Ezem bagnato e furbo non manca mai. E' da due giorni che domanda se è vero: andate via? Non si sa, hanno detto che domani daranno notizie più precise. Il Press Center, ormai, è un «target» della Nato. Come l'agenzia di stampa Tanjug, le tv, le radio e i giornali di Milosevic. Quando suona l'allarme si vuota, la notte viene sgomberata tutta la zona e in quella casa all'angolo rimane solo il professor Dragoslav Ercegovac, il neurologo che via Internet cerca medicine per gli epilettici. Ezem, che nemmeno sa quanti anni ha, sembra non più di sei, dice che gli dispiace, si era affezionato. «Chi darà un dinaro a Ezem? A Belgrado non c'è più nessuno». In Piazza della Repubblica, sotto i grandi magazzini Beograd, non c'è nemmeno Sasha che s'inventava gadget e magliette contro «Adolfa Klintona». Venerdì ha ricevuto la cartolina, richiamato alle armi, e non lo vedono da quella sera. Jelena, la vecchina che vende mughetti, dice che sarà scappato, in fin dei conti nella vita aveva fatto sempre il contrabbandiere. Non c'è nemmeno Nikolaj, il mezzo punk che stampava cartoline strafottenti: sta cercando di raggiungere amici suoi a Berlino. Sono le undici, sarebbe l'ora del grande concerto organizzato da .«Musica per la pace». L'orchestrina di George Marianovic suona «Ti voglio bene Belgrado», canzone triste. Gli ombrelli si agitano appena, sotto si consumano cartocci di patatine fritte a cin¬ quecento lire. Zivadin ha appena scaricato casse di birra per il bar Casinò. «La verità è che nessuno sa più cosa fare. Si aspetta, e ogni giorno è peggio». George Marianovic cerca come può di tirar su il morale. Invita a cantare, a ballare, a dimenticare. Finisce che s'arrende e gli ombrelli si disperdono. Zivadin è un osservatore attento: «Guarda, se ne vanno ognuno per proprio conto. Sono venuti da soli e vanno via da soli». E' vero, immagine più triste di una canzone triste. Adalja Petrovic, vispa organizzatrice dei concerti di «Musica per la Pace», di questi concerti in piazza, dirà che è solo colpa della pioggia. Come scrive la Tanjug da oggi c'è il grande Festival. «E poi stiamo contattando musicisti dei Paesi Nato. Ci hanno detto che verranno - si tira su Adalja - anche dall'Italia, sì, ma non possiamo anticipare niente fino alle conferme definitive». C'è un pullman rosa della «Pink Tv», una delle televisioni di Milosevic, una di quelle che stavano nel Grattacielo bombardato e non trasmette più. L'orchestra Marianovic si sta asciugando. Appoggiata a un platano anche Milica si sta asciugando. Ha chiuso l'ombrello, il trucco se n'è andato e rimangono solo due occhi disperati e verdi. Davanti alla cappella ortodossa dell'ospedale Milica Ostojc, uno dei volti più conosciuti della tv serba, guarda le sei bare e piange i due tecnici, i due custodi, il meccanico e la truccatrice uccisi dal missile. Milica si occupa di attualità, di arte e cultura, non di Milosevic e della sua propaganda. Anche lei, quando è di turno, deve lavorare di notte. Anche lei, come tutti i 5 mila della tv serba, potrebbe dire di no. Ma il direttore generale Dragoljub Milanovie, ora accanto al ministro della Comunicazione che commemora, ha detto che un rifiuto vale il licenziamento. Alla tv serba avevano il rifugio antiaereo, ma era sempre chiuso per «ordini superiori». Milica che piange appoggiata al platano è un'altra che non sa più cosa fare. Con il taxi di Zoran per tornare al Press Center. Ci sarà l'autorizzazione per l'incontro con il direttore della Tanjug? O quella per andare a Novi Sad o finalmente in qualunque altro posto che non sia Belgrado? «Vedremo - è la cortese risposta d'ordinanza - prima bisogna garantire la vostra sicurezza negli spostamenti». Il taxi è una Skoda bianca e comincia a essere piuttosto richiesto. Va a gasolio, e Goran ha una buona scorta, «potrei fare ancora cento mila chilometri». Gli altri, invece, cominciano a essere in difficoltà. Sui taxi c'è l'inconfondibile puzzo del gasolio allungato, o di quarta categoria. «I taxi di Belgrado sono 20 mila - dice Zoran - La metà, se va avanti così, scompare». Da ieri solo 50 litri alla settimana. «1 miei colleghi fanno code di quindici ore al distributore, ma i nostri serbatoi non ne tengono più di quaranta. Che ci fai con soli 40 litri a settimana?». Gli autobus sono messi peggio. Al Press Center la risposta è d'ordinanza, «vedremo, stiamo provvedendo, forse domani». La colpa, ovviamente, è della Nato che annuncia bombardamenti ovunque. Cosi la guerra, «le perfide vigliaccherie notturne», nessuno le può vedere. In queste ore l'Armata ha deciso di controllare e rinnovare tutti gli accrediti dei giornalisti accreditati a Belgrado. Da domani, pare, la censura potrebbe essere applicata non solo alle tv, ma anche alle dirette radio e ai giornali. «Prima di inviare la vostre corrispondenze dovrete segnalare l'argomento e il titolo», spiegano con un generico «forse». Assicurano che entro domani se ne saprà di più, così si capirà se è vero che il colonnello Milivoje Novkovic, il capo del Servizio Informazione del Comando Supremo, ha deciso di dare una regolata al numero di giornalisti e a quel che scrivono. Alle otto di sera il piccolo Ezem è ancora qui a chiedere due dinari. «Davvero andate via...?». E' sparito da piazza della Repubblica il venditore di gagdet Richiamato alle arm Lo zingarello Ezem si lamenta: «So che ve ne andate. Chi mi darà l'elemosina?» Alle manifestazioni contro la Nato c'è sempre meno folla: i belgradesi perdono giorno dopo giorno la loro baldanza Alle manifestazioni contro la Nato c'è sempre meno folla: i belgradesi perdono giorno dopo giorno la loro baldanza

Persone citate: Dragoljub Milanovie, George Marianovic, Milivoje Novkovic, Milosevic, Petrovic

Luoghi citati: Belgrado, Berlino, Italia