Belgrado, scotta la censura sulla guerra

Belgrado, scotta la censura sulla guerra Per tv, radio e giornali stranieri. Lo stato maggiore manda centinaia di riservisti in Montenegro Belgrado, scotta la censura sulla guerra Milosevic: la Croce rossa torni in Kosovo Giovanni Cerniti Inviato a BELGRADO Si aspettano le bombe e arriva la censura. Con due pagine di «Codice di comportamento» l'Armata comunica le nuove disposizioni per i giornalisti accreditati a Belgrado. Non più e non solo per le dirette radio e tv, visto della censura anche per le corrispondenze ai quotidiani. Questa mattina, quando al Press Center verranno consegnati i nuovi accrediti, si saprà se il Decalogo dell'Armata verrà applicato con rigore. E se gli accrediti verranno rinnovati per tutti. Un portavoce dell'Armata anticipa: «Preferiamo rafforzare i nostri controlli piuttosto che adottare prowedùnenti di espulsione». Come è successo l'altra notte all'inviato del Financial Times. «Alcuni giornalisti si sono mossi da soli senza il nostro permesso e questo è vietato». Arrivare a Belgrado resta un'impresa e da oggi sarà facile ritrovarsi accompagnati alla frontiera d'uscita. Chi non rispetta le regole dell'Armata e di Milosevic è a rischio. Anche chi, come la tv privata «Studio B», ha trasmesso l'intervista al vicepremier Vuk Draskovic. Ieri sera, mentre Draskovic ripeteva le sue critiche al governo e (mdirettamente) a Milosevic, i militari si sono presentati al 19° piano del grattacielo Belgrado, negli studi della tv. Qui, dove per tutta la giornata erano arrivate telefonate di belgradesi entusiasti, «dopo 33 giorni finalmente si è accesa una luce», hanno chiesto di trasmettere la cassetta del telegiornale e «altro materiale» della Rts, la tv serba ufficiale. Il segnale di «Studio B», emittente vicina alle posizioni di Draskovic, arriva fino a 100 chilometri da Belgrado, con un ascolto potenziale di 4 milioni di serbi. Fino alle 9 di sera il tg non è stato trasmesso. Poi una telenove la. Anche a «Studio B» viene applicato il Decalogo dell'Armata. La tv serba è tornata a trasmet¬ tere sui suoi due canali. Come prima notizia l'incontro tra Milosevic e Cornelio Sommaruga, presidente della Croce Rossa Internazionale. Milosevic ha autorizzato il «libero accesso della Croce Rossa per portare aiuti umanitari ai profughi e alla popolazione civile del Kosovo». La delegazione arrivata da Ginevra ha anche incontrato i tre piloti americani catturati dai serbi il 30 marzo. «E' stato un primo contatto», ha detto Sommaruga che li ha visti senza la possibilità di parlare, «solo una stretta di mano e un breve colloquio». I tre piloti oggi saranno visitati da medici della Croce Rossa. Ieri, anche se previsto dalla Convenzione di Ginevra, l'in¬ contro privato con Sommaruga è stato negato. Ma come è stato possibile ottenere da Milosevic il via Ubera per la visita medica, così potrebbe accadere per l'incontro privato. Belgrado continua ad aspettarsi allarmi e bombe, ma ieri le sirene sono rimaste mute. La Nato ha colpito ancora una volta a Nis e Novi Sad, sempre più isolata come tutta la Vojvodina: il ponte della linea ferroviaria BelgradoBudapest non c'è più. Bombardato il villaggio di Privicic vicino a Vahevo, dov'era uno degli ultimi depositi della Jugopetrol. Distrutto l'aeroporto civile di Slatina, in Kosovo. La pressione della Nato, anche psicologica, continua a farsi sentire, a segnare le giornate di Belgrado. Un'anticipazione del «Guardian» attribuisce alla Nato un piano per- l'invasione della Serbia e l'occupazione di Belgrado: attacco da Nord, dall'Ungheria, di americani e tedeschi; attacco da Sud, dal Kosovo, di inglesi e francesi. Ma è lo stesso «Guardian» a non escludere che le anticipazioni siano il risultato di una «campagna di pressione psicologica». I generali di Belgrado rispondono con il Decalogo per i media e l'invio di riservisti alle frontiere. Da ieri, in 500 hanno raggiunto il Montenegro, dove la Seconda Armata conta su 24 mila effettivi. Il Comando Nato fa sapere che il 30% del sistema di difesa aerea serba è andato distrutto. L'Armata, come sempre, non risponde. Dal 24 marzo, prima notte di bombardamenti, ha ammesso solo cinque vittime. Dopo l'intervista di Draskovic, il generale Dragoljub Ojdanic, capo di Stato Maggiore, ha inviato un messaggio a Milosevic: «Siamo determinati a proseguire questa guerra fino alla vittoria finale». Dopo i funerali dei sei dipendenti della tv serba l'elenco delle vittime civili è arrivato a 532. «Politika», il quotidiano più vicino a Milosevic, grida in prima pagina contro la Nato: «Ispiratori del male! Creatori delle guerre! Criminali disumani!». Si sono svòlti Ieri a Belgrado i f u nera! i delle vittime del bombardaWietfto della tv serba IfCìt I Si sono svòlti Ieri a Belgrado i f u nera! i delle vittime del bombardaWietfto della tv serba IfCìt