IL MEDIATORE UMILIATO

IL MEDIATORE UMILIATO IL MEDIATORE UMILIATO Giulietta Chiesa MA davvero la Russia può «mediare» in queste condizioni? A paròle vengono du tutte le capitali occidentali assicurazioni che si vuole «coinvolgere» la Russia (Schroeder), che occorre «calmarla» (Vedrine), renderla «parte della soluzione del problema e non un problema essa stessa» (Cook). Nei fatti la si sta mettendo nella più difficile delle situazioni. Bill Clinton è stato perfino più esplicito di Tony Blair, nel chiedere che la Russia «trovi un accordo che rispetti le nostre condizioni». Non c'è nemmeno un cenno a un possibile compromesso. Il che è una scelta della Nato. Ma nessun mediatore può essere tale, se non gli si offre lo spazio di un compromesso. Altrimenti diventa semplicemente il messo per un ultimatum. E non è detto che accetti. Samuel Berger ha detto ieri che Clinton, nella sua conversazione telefonica con Eltsin ha messo i puntini sulle «i», reiterando le condizioni ultimative, «molto ciliare», della Nato. Cioè ritiro preventivo delle truppe jugoslave dal Kosovo e ritorno dei profughi sotto protezione Nato. Mosca non può mediare su queste basi. Non solo perché sono molto distanti da quelle di Milosevic, ma perché sono distanti da quelle di Mosca. Ancora ieri Primakov e Cernomyrdin - insieme, si noti - hanno ripetuto che Mosca resta ferma su due punti: l'arresto dei bombardamenti come condizione per riaprire il negoziato e una forza internazionale in Kosovo, ma con il consenso di Belgrado. Cioè una trattativa sulla sua composizione. Adesso si aggiunge l'embargo petrolifero. Che, nel migliore dei casi, - se vi si sottoporrà - umilia ancor più Mosca. O qualcuno definisce, alméno all'ingrosso, i margini di manovra che s'intendono concedere alla Russia, oppure non ci sarà alcun suo contributo alla crisi.