PER LA PACE PAZIENZA NON BOMBE
PER LA PACE PAZIENZA NON BOMBE PER LA PACE PAZIENZA NON BOMBE John K. Galbraith CINQUANTACINQUE anni fa fui nominato direttore del settore effetti generali nell'ambito dell'inchiesta sul Bombardamento strategico degli Stati Uniti. Dopo alcuni mesi di lavoro, gli interrogatori di Albini Speer od altri ufficiali tedeschi e l'esame degli archivi tedeschi, concludemmo che i grandi attacchi strategici non avevano apprezzabilmente ridotto la produzione bellica della Germania. E non avevano nemmeno accorciato la guerra, che era stata vinta dalle truppe di terra appoggiate dall'aviazione tattica a partire dalla Normandia e dalle vaste pianure russe Queste conclusioni furono violentemente criticale dagli amici dell'Aeronautica militari', ma alla fine furono ampiamente accettate. Apprendemmo anche, e non fu una sorpresa, che i normali cittadini delle città tedesche - Colonia. Amburgo, Berlino e, poco prima della fine della guerra, Dresda - temevano assai più i bombardieri anglo-amencani che non il proprio governo. In Giappone un simile studio invelò che gli impianti industriali erano stati più vulnerabili, ma che erano stati i civili - uomini, donne e | bambini - ad aver sofferto, anche ad Hiroshima e Nagasaki. La guerra era stata vinta dalle truppe di terra che avevano combattuto di isola in isola, partendo da Guadalcanal, e dalla Marina, comprendente naturalmente le portaerei. Pochi anni dopo, in Corea, la situazione fu la stessa. La guerra fu portata a termine da tnippe di terra. L'aviazione non salvò le forze del generale Douglas MacArthur nella sua avventura sul fiume Yalu, né il suo personale comando. Le bombe gettate sul Vietnam e la Cambogia, pari al doppio rispetto a quelle gettate sulla Germania, non modificarono il risultato del conflitto, Ci vollero le truppe di terra per riprendere il Kuwait. Saddam Hussein è sopravvissuto ai successivi attacchi aerei, e forse è stato anche rafforzato dalla reazione popolare ad essi. Ed ora stiamo fidando sull'aviazione in Serbia ed in Kosovo. Se ci atteniamo alla stona, e ben possibile che i nostri attacchi aerei abbiano rafforzalo Slobodan Milosevic. 11 normale cittadino serbo ha meno da temere da lui che non dai nostri bombardieri. K ci si può perlomeno chiedere se molti dei profughi non abbiano lasciato il Kosovo a causa della minaccia aerea. 11 nostro affidamento sulla forza aerea viene da due fonti. C'è prima di tutto la nostra speranza, reale ma raramente enunciata, che si possa fare la guerra senza avere vittime: un'operazione clinica, igienica, lontana dalle anni, dai proiettili, dalle miserie fisiche, dalle ferite e dalla morte della guerra di terra. E che evita gli effetti politici interni che provocherebbe l'arrivo in patria delle bare. Ma più importante è il fatto che le innovazioni tecniche, le spese pubbliche e l'influenza dell'industria richiedono l'uso della forza aerea. Quel che manca è l'efficacia militare e la tolleranza dei civili nemici sottoposti ai bombarda nienti. Quale dovrebbe essere quindi la preoccupazione della Nato in Serbia e nel Kosovo? Io non chiedo truppe di terra, perche provocherebbero la stessa reazione negativa dell'opinione pubblica e dei politici che ha reso così popolare la forza aerea. E non desidero consegnare i giovani alle miserie ed alla morte, soprattutto quando c'è una soluzione migliore. La soluzione migliore è la pazienza. Dovremmo sospendere i bombardamenti, isolare la Serbia economicamente ed usare le nostre ampie risorse e le nostre capacità organizzative per rendere sicura, e magati piacevole, la vita dei rifugiati. E dovremmo dare un forte appoggio finanziario all'Albania ed alla Macedonia per aiutarle a sopportare l'enorme peso che è stato loro imposto. Apriamo gli Stati Uniti ai rifugiati: questo in passato è stato il servizio più grande che abbiamo reso ai disperati del mondo, ed alla fine ne abbiamo tratto beneficio. Il tempo è la migliore medicina. Se la Nato ferma i bombardamenti e si rende disponibile a negoziare, alla fine la ragione trionferà. La guerra, al contrario, non guarisce, ed i suoi effetti sui partecipanti e sui malaugurati presenti sono evidenti a tutti.
Persone citate: Douglas Macarthur, Galbraith, Pace Pazienza, Saddam Hussein, Slobodan Milosevic, Speer
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