Clinton rimette in campo la Russia di Andrea Di Robilant

Clinton rimette in campo la Russia Telefonata di novanta minuti con Eltsin, vertice in Europa tra Cernomyrdin e Strobe Talbot! Clinton rimette in campo la Russia Via agli attacchi a tappeto contro obiettivi civili Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON La Nato intensifica il pressing su Mosca per trovare una via d'uscita alla guerra in Kosovo. Al tempo stesso, di fronte ai primi segni di cedimento di Milosevic, stringe l'assedio alla Jugoslavia con rinnovata determlinazione. Ieri Bill Clinton e Boris Eltsin si sono parlarti per un'ora e mezza al telefono. Il colloquio si è concentrato quasi interamente sull'iniziativa di pace portata avanti la settimana scorsa dall'inviato russo a Belgrado, Victor Cernomyrdin. E ieri sera, dopo la telefonata, Clinton ha mandato a Mosca il numero due del Dipartimento di Stato Strobe Talbott specialista di cose russe e amico fidato del Presidente per approfondire i contenuti del piano di pace direttamente con Cernomyrdin. La missione russa si era arenata la settimana scorsa quando Belgrado aveva detto che non avrebbe accettato truppe Nato in Kosovo nell'ambito di una forza internazionale. Clinton ha detto a Eltsin che le condizioni dell'Alleanza non cambiano - la forza dovrà avere una struttura di comando Nato anche se potrebbe avere un «cappello» Onu - ma ha incoraggiato Eltsin a continuare i suoi sforzi per convincere Milosevic a cedere. «La Russia può svolgere un ruolo costruttivo nel portare a termine il conflitto», ha spiegato il portavoce della Casa Bianca, Joe Lockhart. «Il Presidente ha detto a Eltsin che il suo coinvolgimento personale e particolarmente costruttivo e che intende rimanere in stretto contatto con lui». A Belgrado il vice-premier Vuk Draskovic ha detto che la Nato e la Russia sono ormai vicini ad un compromesso in ambito Onu sulla composizione della forza internazionale che dovrà essere dislocata in Kosovo, ed ha aggiunto che Belgrado dovrebbe accettarlo. La pressione della Nato su Mosca coincide con l'arrivo di una delegazione russa a Washington che dovrà portare a termine un difficile negoziato con i vertici del Fondo Monetario e della Banca Mondiale per ottenere nuovi prestiti. La crisi economica russa e la guerra in Kosovo non sono legate direttamente, ma le due questioni pesano insieme sul dialogo tra la Russia e l'Occidente. I russi si oppongono al blocco navale delle forniture pe¬ trolifere deciso dalla Nato, e il ministro degli Esteri Igor Ivanov ha già detto che la Russia continuerà a rispettare i suoi impegni nei confronti di Belgrado rifornendo la Jugoslavia di petrolio. Ma la questione, ha assicurato il portavoce Lockhart, non è stata sollevata durante la conversazione tra i due leader. Nel frattempo la Nato ha deciso di intensificare l'assedio contro Milosevic. Alla fine di un vertice che ha confermato - aldilà di qualche serizio - la sua sostanziale coesione, l'Alleanza ha decisio di allargare i bombardamenti a bersagli «militari» che finiscono per danneggiare anche la popolazione civile, come le centraline elettriche, le centrali telefoniche, il sistema ra- dio-televisivo. «L'unità degli alleati è totale», ha insistito il Segretario generale Javier Solana a conclusione del summit. «Siamo decisi a capovolgere la situazione sul terreno. 1 profughi torneranno in Kosovo». Il ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini si era lamentato delle bombe contro la televisione jugoslava, facendo poi marcia indietro («ho reagito col cuore»). Solana ieri ha preso atto della correzione di rotta di Dini. Ed ha aggiunto che la Nato «continuerà» a colpire le strutture della tivù jugoslava «in quanto strumento» dell'apparato militare di Milosevic. La potenza di fuoco a disposizione del generale Wesley Clark, che in questi giorni ha richiesto altri 400 aerei, è nettamente aumentata con la decisione dell'Ungheria di mettere a disposizione dei bombardieri Nato le sue tre basi aeree. La presenza militare sul terreno viene anch'essa rinforzata. Durame il vertice la Macedonia ha dato il via libera allo spiegamento di altri due battaglioni, uno tedesco e uno britannico, che porteranno il totale delle truppe Nato sul territorio macedone a 16 mila. In Albania, dove ieri sono arrivati altri sette dei 24 elicotteri Apache che saranno presto impegnati in operazioni nel Kosovo, è previsto che 6-8 mila truppe americane andranno a rinforzare il contingente di tremila uomini che già si trova sul posto.