Ciampi dà l'allarme; fuggono i capitali di Valeria Sacchi
Ciampi dà l'allarme; fuggono i capitali L'Sos era già partito da Fazio. Dai conteggi di Bankitalia mancano migliaia di miliardi Ciampi dà l'allarme; fuggono i capitali «Emorragia sorprendente e misteriosa» Valeria Sacchi MILANO Torna ad aleggiare sull'Italia lo spettro della fuga di capitali. L'allarme viene dal ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi che, presiedendo alla Bocconi il dibattito su «Il risparmio in Europa, oggi» nel ricordo di Paolo Baffi, a «dieci animi dalla scomparsa», afferma che i dati sui movimenti di capitale tra Italia e estero per il 1998 evidenziano «un'uscita di capitali in gran parte sorprendente, preoccupante e misteriosa». Il buco del resto viene individuato dalle tabelle di Bankitalia sotto la voce «errori e omissioni» che presenta nel '98 un saldo negativo di 44.500 (di cui 38.000 sarebbero ricostruibili, ma 6.000 sono ignoti). «Negli ultimi cinque anni precisa il ministro del Tesoro - il nostro paese ha avuto forti e persistenti saldi attivi nell'csportazone di beni c servizi. I dati contabili però indicano una forte uscita di capitali». Un buco oscuro sul quale egli invita quanti lo ascoltano a indagare, Perche «il fenomeno ha dimensioni di migliaia di miliardi. Noi non comprendiamo cosa ci sia dietro, e mi rivolgo agli esperti qui presenti porche ci aiutino a capire questo anormale e non economico spostamento di capitali». I pericoli della nuova, massiccia ripresa di uscita di capitali, del resto, erano stati sottolineali anche dal governatore Antonio Fazio nel suo intervento all'ultimo congresso del Forex, quando aveva ipotizz.'ito che tale fenomeno potesse essere attribuito «in larga parte alla mancata registrazione di deflussi si capitali italiani, nulla forma di investimenti all'estero di proventi di esportazioni non dichiarati». Senza questa voce, la posizione netta dell'Italia sull'estero, in debito per 45.700 miliardi a fine '98 con un peggioramento di 30.500 miliardi rispetto all'anno precedente, sarebbe risultata in attivo. Con la fuga di capitali, aggiunge il ministro del Tesoro, si riaffaccia una delle tre «anomalie» italiane - le ultre erano: inflazione e deficit della publica amministrazione che tanto preoccupavano Paolo Baffi nel lontano 1974 e che solo negli ultimi anni sono state gradatamente debellate. Infatti, puntualizza Ciampi, «abbiamo dovuto aspettare fino al '90 por veder riapparire un avanzo di parte corrente della Pubblica Amministrazione». Riallacciandosi alla relazione del commissario Cee Mario Monti, che insiste sulla necessità di una «armonizzazione fiscale» tra i paesi dell'Unione, affermando che la mancata integrazione fiscale è responsabile di un terzo della disoccupazione europea, Ciampi si chiede fino a che punto questa mancata armonizzazione possa influire proprio sulla voce 'errori e omissioni'. Anche se ammette: «Oggi il panorama del risparmio è assai diverso rispetto al '74. E in fondo possiamo dire che quello che Baffi voleva ò stato in parte tradotto in realtà». Ciampi torna anche brevemente sulla stagnazione economica, senza tuttavia rinnovare la polemica che l'ha visto in questi giorni attaccare gli imprenditori, che vorrebbe più attivi e più attenti. E alla platea di studenti, uomini di banca e finanza (Alfio Noto, Maurizio Sella, Alfonso Desiata, Antonio Longo, Vin¬ cenzo Sozzani, Tancredi Bianchi) e imprenditori (Benito Benedini), lancia un appello: «Sta nelle nostre capacità combinare i fattori del successo: il lavoro, la cui doman¬ da è in eccesso, e il risparmio delle famiglie, che è più che sufficiente, anzi abbondante. Questo stato d'animo deve diventare un impegno quotidiano nel convincimento che l'avvenire del paese è nelle nostre mani». Nessun accenno fa il ministro del Tesoro al tema degli sgravi fiscali promessi nell'ambito del patto sociale di dicembre. Sgravi che competono al ministro delle Finanze Visco ma che, secondo recenti dichiarazioni dello stesso Ciampi, dovranno forse essere «verificati» alla luce del mutato quadro economico, conseguente alla guerra in Bosnia. Per Ciampi comunque «lo pressione fiscale si è già ridotta nel '98. llllll Il ministro Azeglio Ciampi con Mario Monti e (a sinistra) Guidalberto Guidi vicepresidente della Confindustria
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