«Pericoloso e forse inutile»

«Pericoloso e forse inutile» I NUOVI PIAN! DELL/ALLEANZA PER METTERE IN GINOCCHIO BELGRADO «Pericoloso e forse inutile» Le perplessità di uno stratega navale intervista Carlo Rossella WASHINGTON ILAN Vego, 58 anni, professore alla scuola di guerra della Marina americana a Newport, Rhode Island, è un consulente del Pentagono ed è anche uno dei massimi esperti di operazioni navali. Proprio l'embargo e il blocco marittimo che ne segue sono una delle sue specialità. «Se la Nato vuole bloccare in Adriatico il flusso di petrolio verso i porti di Bar e Ulcinj, in Montenegro, deve tirare una linea nel mare, fra la Puglia e l'Albania e non far passare più nessuno che porti in Jugoslavia prodotti strategici», dice Vego, guardando le carte navali della U.S.A Navy. Con quali navi si tira questa linea sul mare? «Con mezzi veloci e micidiali come le fregate e le corvette. Ad esempio sono ottime quelle che ha in dotazione la Marina italiana». Cosa intende dire? «Intendo dire che l'Italia, in un eventuale blocco navale, dovrà e potrà giocare un grosso ruolo, visto che l'Adriatico bagna le sue coste, e che la sua Marina ha uno dei comandi centrali proprio in Puglia». La Nato fermerà, se passa il concetto di blocco al di fuori di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Orni, le navi di ogni Paese. Controllerà il contenuto e rimanderà indietro quelle che trasportano materiali soggetti all'embargo. Ma potrà farlo impunemente con tutte le bandiere? «Vedo apparire all'orizzonte molte difficoltà se non addirittura dei pericoli con due Paesi, la Russia e l'Ucraina, abituali fornitori di petrolio alla Repubblica federale jugoslava» Perché? «Perché la Russia e l'Ucraina hanno rapporti di amicizia e di cooperazione col regime di Belgrado. Se le navi saranno fermate, perquisite, rimandate ai porti di provenienza o addirittura costrette ad approdare in qualche portò italiano. Mosca e Kiev po¬ trebberò arrabbiarsi e molto». E quindi? «E quindi dopo i primi episodi di blocco in mare ed in acque internazionali, i russi e gli ucraini potrebbero far scortare le loro petroliere da navi da guerra. Potrebbe avviarsi una tensione pericolosa. A meno che gli alleati non si consultino prima coi governi di Kiev e di Mosca, ottenendo il loro assenso preventivo al blocco navale contro la Serbia. Io però non vedo la necessità di mettere in allarme i russi per impedire i rifornimenti di benzina a Milosevic. Bisognerà convincerli». Secondo lei vale la pena di scatenare una crisi internazionale con Mosca per impedire i rifornimenti di benzina a Milosevic? «Milosevic non ha bisogno di molto carburante per perfezionare la pulizia etnica in Kosovo. Ha riserve strategiche. E le truppe speciali viaggiano su camion e automezzi che non consumano molto gasolio e molta benzina. Fra due settimane Milosevic avià fatto piazza pulita in Kosovo. Ben prima che l'embargo possa sviluppare tutti i suoi effetti. Il blocco navale sarebbe stato molto più utile se fosse stato fatto all'inizio delle operazioni, cinque settimane fa, ma ora è meno efficace nel breve periodo». Ma nel medio e nel lungo? «Se la guerra continuerà sarà devastante, soprattutto con l'arrivo della stagione fredda. Ma anche nella seconda metà dell'estate le conseguenze per la popolazione si faranno sentire». C'è però sempre il contrabbando. E' possibile interromperlo? «Gli alleati hanno bombardato i ponti sul Danubio per impedire che, come accadde durante l'embargo provocato dalla guerra in Bosnia, la Serbia potesse rifornirsi via fiume, attraverso le chiatte contrabbandiere rome¬ ne, e le autobotti bulgare. Ora questo pericolo non esiste più. Ma il contrabbando di petrolio continua e continuerà». Come? «Via terra attraverso i camion. E i camion sono difficili da individuare e possono essere nascosti con facilità». Ma la Bulgaria e la Romania hanno promesso alla Nato di vigilare, di controllare, di impedire il contrabbando. Soprattutto la Romania, un Paese che aspira a far parte dell'Alleanza atlantica. «I governi promettono bene, ma i funzionari corrotti razzolano male e in cambio di denaro la- sciano correre. Anche in mare con piccole petroliere, potrebbe svilupparsi un certo contrabbando. Cosi ò successo in passato, quando gli armatori greci hanno regolarmente rifornito la Serbia nonostante il blocco. Bisognerà vigilare nell'Adriatico e aumentare in modo considerevole il numero delle navi. Inutile dirlo, toccherà un bel compito alla Marina della Nato e quindi anche alla Marina italiana». Vigilare e non bombardare... «Certo. Non si possono colpire i porti del Montenegro, visto il ruolo che questo Paese gioca nella confederazione serba. Ora che lo pipeline sono interrotte, che le raffinerie di Novi Sad e Pancevo sono state messe fuori uso, il blocco navale avrà conseguenze devastanti, ma solo nel medio e lungo periodo e non influirà sulla pulizia etnica in Kosovo. Bisogna anche vedere però se la Nato troverà l'accordo interno per praticarlo e il sistema per procedere. La questione mi sembra complicata, visto che alcuni Paesi dell'Alleanza vorrebbero operare al fermo delle navi solo sotto la copertura di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. In tal caso si eviterebbe ogni pericolosa frizione coi russi». Se la Marina può fare ben poco per impedire la pulizia etnica in Kosovo, cosa ci vorrebbe secondo lei? «Ground troops, truppe di terra. Ma come vede anche su questo tema non c'è intesa. Intanto gli alleati andranno avanti con le operazioni aeree. Si spera che abbiano effetto e che possano far trovare una via d'uscita». «Mosca e Kiev potrebbero far scortare le petroliere da navi da guerra e inoltre quando il carburante comincerà a scarseggiare il Kosovo sarà già ripulito»

Persone citate: Carlo Rossella Washington Ilan, Milosevic, Newport