L'Alleanza stringe il laccio anche sul mare

L'Alleanza stringe il laccio anche sul mare Ma il progetto ha avuto un sì solo di principio, la Francia e altri Paesi alleati frenano L'Alleanza stringe il laccio anche sul mare La flotta fermerà le navi che portano petrolio ai serbi Andrea di Robllant corrispondente da WASHINGTON A fatica, i leader della Nato danno via libera «in linea di principio» ad un blocco navale delle forniture petrolifere alla Jugoslavia. Ma gli aspetti legali e operativi di questa decisione devono ancora essere chiariti. E alcuni alleati, in particolare la Francia, rimangono dubbiosi sulla legittimità dell'azione. L'obiettivo è di impedire che forniture di petrolio arrivino alla macchina militare di Milosevic dall'Adriatico, e in particolare dal porto montenegrino di Bar. «I serbi sono già ridotti a rubare rimasugli di benzina nei serbatoi delle auto dei profughi kosovari», ha detto il portavoce della Nato James Shea. «Ma siamo decisi a chiudere tutti i rubinetti». Gli alleati hanno raggiunto un consenso di massima attorno al concetto di «visit and search» - le navi sospette saranno avvicinate e perquisite. Ma i dettagli operativi sono ancora tutti per aria.'Saceur, il comando militare Nato a Bruxelles dovrà riunirsi la settimana prossima per decidere la zona delle operazioni navali, il tipo di flotta di cui avrà bisogno per assicurare il blocco e le regole d'ingaggio. Come salire sulle navi sospette? Come costringere le navi a cambiare rotta? Sono solo alcuni dei nodi compbcati che devono essere ancora risolti (Solana ha promesso una serie di risposte già oggi). A spingere per il blocco navale sono soprattutto gli Stati Uniti. Ieri il Presidente Clinton ha ricordato che non ha senso distruggere raffinerie e depositi di carburante se poi il petrolio continua ad arrivare a Milosevic: «Non possiamo permettere quei rifornimenti quando i nostri piloti stanno rischiando la vita per bombardare le raffinerie». Ma nelle riunioni qui a Washington gli americani hanno dovuto far fronte alla resistenza della Francia, che ha mosso obiezioni soprattutto sul piano giuridico. Ieri il Presidente Chirac ha espresso pubblicameli te tutte lo sue perplessità;!sbottando: «Fermare una nave con la forza è un atto di guerra». Il blocco navale sarebbe una parziale riedizione di quello che era già in vigore contro Belgrado all'epoca della guerra in Bosnia, prima di Dayton. Ma la differenza importante rispetto ad allora è che la Russia, pur storcendo il naso, non aveva posto ostacoli. Oggi Mosca non solo è contraria al blocco navale, ma il ministro degli Esteri Igor Ivanov dice che la Russia continuerà a fornire petrolio alla Serbia. Come saranno fermati i rifornimenti russi? Resistenze al blocco petrolifero sono venute anche dalla Grecia, il più comprensivo degli alleati alle ragioni dei serbi, che vede questa iniziativa come un'ulteriore minaccia alla sua già precaria stagione turistica. L'Italia non ha alcun appetito per un blocco navale davanti alle proprie coste. Ma non ha opposto gran¬ de resistenza. «L'idea è di andare avanti per quella strada», ha detto il ministro degli Esteri Lamberto Dini. «E comunque ritengo che il blocco sia preferibile alla distruzione di porti e di ponti». «Non siamo affatto alla deriva», ha detto Clinton, per contrastare i mugugni all'interno dell'Alleanza sulle incertezze americane. «Stiamo andando avanti con una strategia che avrà successo. Ne sono profondamente convinto. Ma perché abbia successo dobbiamo perseguirla con vigore e pazienza». Il presidente insiste sul fatto che non manderà truppe di terra a riconquistare un Kosovo non ancora pacificato. La Nato appare convinta che la campagna di bombardamenti indebolisce Milosevic ogni giorno di più. E a conferma del presunto isolamento del leader serbo, il portavoce James Shea ha confermato che una serie di generali in pensione jugoslavi sono stati messi agli arresti domiciliari. Nel frattempo al palazzo di Vetro già si discute attorno ad una bozza che prevede la smilitarizzazione del Kosovo e punta ad avallare a posteriori l'azione unilaterale della Nato, ma agganciando la Russia alla fase di pacificazione. Clinton ieri se n'è andato dal vertice Nato diretto alla Casa Bianca con tanta fretta da dimenticare la valigetta più importante del mondo: quella che contiene i codici nucleari che servono al presidente per ordinare il lancio di un attacco nucleare. L'aiutante militare del presidente, che tiene la valigetta, è stato lasciato per errore al Centro Ronald Reagan di Washington, dove si tiene il vertice. L'aiutante è allora andato a piedi alla Casa Bianca, distante qualche centinaia di metri. Una nuova proposta: chiedere all'Onu la smilitarizzazione del territorio kosovaro Clinton lascia il vertice dimenticando la valigetta degli attacchi nucleari MACEDONIA Mar Durazzó) TIRANA Adriatico L'incrociatore lanciamissili americano «Philippine Sea» in navigazione nell'Adriatico