Mira innamorato nella New York di Auster di Alessandra Levantesi
Mira innamorato nella New York di Auster PRIME CINEMA Lo scrittore torna dietro la macchina da presa con il thriller «Lulu on the bridge» Mira innamorato nella New York di Auster Accanto alla Sorvino, Harvey Keitel e Willem Dafoe Alessandra Levantesi LEGGENDO l'intervista a Paul Auster pubblicata in appendice alla sceneggiatura di «Lulu on tho Bridge» (Einaudi) scopriamo che, sfinito dalle fatiche della po•;t produzione di «Smoke» e «Blue in the Face», sua prima esperienza di regia accanto a Wayne Wang, lo .scrittore reputava di essersi tolto lo sfizio del cinema per sempre. Ma proprio in quel periodo cominciò a ronzargli per la testa un'idea che «per là struttura onirica degli eventi e un mucchio di motivi» non si piegava in alcun modo a essere tradotta sulla pagina; e richiedeva invece di essere realizzata sotto forma di film. Questa la genesi, affidata alla musico misteriosa del caso, di «Lulu on the Bridge»: protagonista Harvey Keitel, ovvero il tabaccaio di «Smoke»; e Mira Sorvino che, oltre a figurare fra le star ospiti di «Blue in the Face», con Auster era stata in giuria a Cannes nel '97. Al centro del metafisico thriller è la storia d'amore del sassofonista Harvey, ferito accidentalmente al polmone da una pallottola vagante, per l'aspirante attrice Mira, che si guadagna da vivere facendo la cameriera. Ad accendere la scintilla della passione fra i due provvede, irradiandoli della sua luce azzurrina, una specie di pietra magica che lui rinviene insieme al numero telefonico di lei nella borsa di un cadavere su cui è inciampato. Però mentre Mira, scelta da Vanessa Redgrave per impersonare Lulu gira a Dublino il rifacimento di «Il vaso di Pandora», il musicista viene rapito per via della pietra da uno strano dotti! * tore, Willem Dafoe, che del suo passato conosce molte cose. Costruito a scatole cinesi, immerso in un'atmosfera kafkiano-newyorkese di realismo magico e contrappuntato da citazioni che svariano fra Wedekind e «Cantando sotto la pioggia», «Lulu on the Bridge» arpeggia su tutte le corde della poetica austeriana e in questo senso è un prodotto firmato. Però gli fanno difetto le qualità di ironia e leggerezza tanto apprezzabili in Auster scrittore. In un ruolo malinconico e crepuscolare, Keitel è un interprete accattivante e la Sorvino appare deliziosa come spontanea incarnazione della femminilità primigenia di Lulu: tuttavia il meccanismo narrativo della storia sognata nella storia vera, con il suo film nel film e i suoi riferimenti colti, risulta troppo intellettualistico per colpire nei sentimenti, come era nelle aspirazioni dell'autore. Il quale in «Sbarcare il lunario» (sempre Einaudi) aveva raccontato il suo primo incontro con il mondo del cinema: quando a Parigi, giovane e senza un soldo, si trovò a lavoricchiare per un produttore mezzo gangster, che lo liquidò su due piedi buttandolo fuori della Jaguar. Ecco, magari nella sua prossima regia, ci piacerebbe che Auster ripartisse da lì: da quella portiera sbattuta, da quel tono di racconto così diretto. LULU ON THE BRIDGE di Paul Auster con Harvey Keitel, Mira Sorvino Vanessa Redgrave, Willem Dafoe Thriller metafisico; Usa 1998 Ai cinema Eliseo di Torino Arlecchino e Colosseo di Milano Mignon e Intrastevere di Roma Mira Sorvino, protagonista di «Lulu on the Bridge» diretto da Paul Auster Mira Sorvino, protagonista di «Lulu on the Bridge» diretto da Paul Auster
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