Ricordiamoci anche dei morti nelle foibe. Nei conflitti dialogo, non armi

Ricordiamoci anche dei morti nelle foibe. Nei conflitti dialogo, non armi AL GIORNALE Ricordiamoci anche dei morti nelle foibe. Nei conflitti dialogo, non armi La miniera fu chiusa per incompetenza Sono una vecchia lettrice, la lettera dal titolo «Selvaggio bombardamento di Aleksinac» mi ha fatto rivivere dopo cinquanta anni quei momenti che rivivo ogni giorno leggendo e alla televisione. Questa mia lettera vuole anche onorare i poveri morti in foiba. Mi sento hi dovere di rispondere al Sig. Bellone per informare i lettori della Stampa, che non sanno quello che succedeva nel 1948 in Istria, già esiliata da 360.000 italiani. Io abitavo fino al 1947 (data dell'esodo) in Albona a 4 km da Arsia, dove il signore in questione era dirigente degli impianti dell'ex grande gruppo carbonifero dell'Arsa. Da notare che la maggior parte dei dirigenti era stata gettata nelle foibe. Direttore del gruppo minerario era diventato Guerrino Lazzaric, contadino ma famoso comunista slavo. La mùiiera per incompetenza dei nuovi dirigenti è slata chiusa pochi anni dopo, perché le mine fatte brillare facevano crollare il paese di Albona. Lo documento perché mia suocera essendo voccliia rimase in quel paese e sia la sua casa che le altre di via S. Caterina, crollarono. Dall'articolo filo serbo del Bellone, invaso da tanta angoscia, finalmente scopro chi portò via la teleferica, coi vagoni per la bauxite ancora funzionanti, abbandonata in quanto operai e dirigenti erano morti nelle foibe o rifugiati in Italia. Questo per puntualizzare un fatto personalmente vissuto. Sonia Dragogna Prossen Air Franco, assistenza esemplare Il 15 aprile scorso io e mia moglie anni 82 - viaggiavamo sull'aereo Air France da Parigi a Torino. Mia moglie ebbe una grave indisposizione durante il volo. Abbiamo avuto assistenza e conforto, assidui e provvidenziali, da un passeggero medico, dal comandante dell'aereo e dal personale, dagli altri passeggeri, dai medici e servizi dell'aero¬ porto di Caselle. A tutti desideriamo esprimere il nostro ringraziamento. Segnalo il generoso conforto che abbiamo ricevuto perché i vecchietti come noi sappiano viaggiando che non sono soli. Mario Buttino, Torino La violenza non elimina la violenza Con la sua solita logica, oggi, Silvio Berlusconi spiega che gli alleati lumini sbagliato tutto. I raid aerei non hanno raggiunto il loro scopo dichiarato di piegare Milosevic e dare l'autonomia al Kosovo per impedire la pulizia etnica, la prevaricazione su quelle popolazioni. All'inizio diceva solo che se qualche parte del governo non appoggiava D'Alema lo avrebbe fatto lui per tenere fede agli impegni Nato. Viste queste premesse, ci presenta la soluzione: iniziare una vera guerra di conquista che sarà atroce (per tutti i cittadini, in particolare per i soldati professionisti e le popolazioni coinvolte - spiego io - meno che per gli alti e freddi strateghi della guerra). Naturalmente, per il «valore morale» della fedeltà, tanto caro anche al nostro presidente Scalfaro, il Parlamento dovrà dare la più completa adesione a questo tragico futuro sviluppo. Conclusione che ne traggo: la Nato ha sbagliato ed allora si fa ancora peggio. L'insegnamento di don Milani non ha più senso - saper dire di no alle cose sbagliate, alla violenza come mezzo di egemonia in questo caso -; pare invece che le lezioni di comportamento etico vengano prese dalla onorata società della mafia in cui gli affiliati devono dimostrare fedeltà a qualsiasi decisione presa dall'alto. Altra voce roboante, ma poco convincente, è quella della Bonino. Per togliersi il senso di colpa per gli incoscienti bombardamenti Nato scagiona la Nato rifacendosi alle tristi e insanguinate vicende della Bosnia delle quali addossa tutte le colpe a Milosevic. Oggi Clinton e l'America si interrogano da dove venga tutta la violenza che serpeggia nella società americana e che è sfociata nella strage di studenti in una scuola del Colorado. Fino a poco tempo fa si dava la colpa a molti film con effetti speciali. Ultimamente qualcuno ha pensato che il virtuale è poco coinvolgente ed ha pianificato una guerra vera, contro obiettivi veri, contro persone in carne ed ossa. I nostri cronisti italiani da una settimana attendono ansiosi l'arrivo dei terribili Apache (è un nome che riempie la bocca), e dietro scorrono le immagini delle prodezze di queste macchine infernali nel distruggere obiettivi. Che sia questa moderna educazione a conquiste di progresso umano? Come si vede gli interrogativi si accumulano, ma non si vuol dare la risposta più semplice e umana: finiamo i bombardamenti, non concediamo la nostra fedeltà a chi usa la prepotenza per risolvere controversie. Ricordiamo il Mahatma Gandhi vero, non la caricatura che ne favogni tanto Pennella. Questo grande diceva dopo Hiroshima e Nagasaki: «Il mondo ricomincerà ad usare la violenza, non appena saranno passati gli effetti di disgusto provocati dalla bomba atomica, ma la violenza non può essere eliminata dalla violenza». Parole sante anche quelle di Clinton: «E' l'ora di insegnare ai nostri figli a risolvere i conflitti con le parole e non con le armi». Piergiorgio Cornai, Vervò (Tn) Secondo quella cartina ci vuole il passaporto La guerra, si sa, mette sotto pressione chi se ne sta occupando: giornalisti, inviati, operatori e anche cartografi. Proprio loro: i confini della ex Jugoslavia cambiano ormai ogni pochi anni ed è quindi difficile proporre cartine aggiornate ed esatte. Passi pure quindi le ex repubbliche dell'Est, Jugoslavia, ma la Valle d'Aosta? E' da un po' di tempo che questa regione secondo la redazione del Tg5 viene disegnata sulla cartina alle spalle del giornalista (quella di color ocra con la scritta bianca grossa «XX giorni di guerra») delimitata da confini di Stato non solo verso Svizzera e Francia, e fin qui tutto ok, ma anche verso il Piemonte. Avete fatto per caso la secessione silenziosa senza avvertirci, cari Valdostani? Fatecelo sapere al più presto, se dovrò andare a sciare da quelle parti dovrò premunirmi in tempo del passaporto. Andrea Bucci Buccl@pollto.lt Pensioni. I trucchi dello Stato democratico Sono un insegnante trentottenne che, come molti altri miei colleglli, in seguito all'immissione in ruolo, fece nove (9) anni fa la domanda per il riscatto degli anni dell'Università. Ora, in seguito ad un trasferimento dalla provincia di Asti a quella di Alessandria, quest'ultimo Provveditorato si à immediatamente attivato per far partire le trattenute che dovrebbero portare al riscatto degli anni succitati. Mi si chiede di dare alla pubblica amministrazione dieci milioni ; tut¬ te le operazioni sono state fatte a mia insaputa: nessuno mi ha comunicato la cifra che mi sarebbe dovuta essere trattenuta né io, in ogni caso, avrei potuto oppormi all'inizio delle trattenute (quella degli insegnanti è l'unica categoria che gode di questo trattamento di favore!); la cifra che mi sarà estorta potrebbe anche non avere nessuna valenza effettiva ai fini della mia purtroppo remotissima pensione, viste le nuove regole instauratesi per gli assunti degli ultimi anni. A completare la beffa, la pratica mi è stata recapitata il 7 gennaio '99, porta la data del 4 dicembre '98 e si può presentare ricorso contro di essa entro un mese dalla data di registrazione (tra l'altro le organizzazioni sindacali mi hanno sconsigliato un ricorso singolo che - dicono - sarebbe perso in partenza). A proposito: dal 12 dicembre '98 è entrata in funzione una legge che dispone l'avvertimento in casi analoghi: sarebbe bastata una settimana in più ed il mio magro stipendio non avrebbe dovuto patire una decurtazione del 12%! A questo punto per non diluire eccessivamente questa grottesca vicenda che ha molti altri risvolti quasi kafkiani mi basterebbe lanciare un messaggio a tutti coloro che come me sono depredati di denaro che spetta loro legittimamente: creiamo un comitato per salvaguardare i nostri, a mio avviso, assai legittimi diritti e lottiamo affinché ci venga restituita la somma che ci è stata sottratta con un sotterfugio, con trucchetti da prestigiatori di bassa lega indegni di uno Stato democratico, alla faccia di tutte le leggi sulla trasparenza degli atti pubblici. Mario Timossi, Acqui Terme (Al) Le lettere vanno inviate a: S0 LA STAMPA Via MarwKO 32,10126 TORINC fax 011 - 6568924 e-mail Ietterv@lac1ampa.it