Negozi, da oggi liberi lutti nuovi orari e niente licenze

Negozi, da oggi liberi lutti nuovi orari e niente licenze Al via la riforma del commercio, ma solo tre Regioni sono pronte. Le altre hanno 60 giorni per adeguarsi Negozi, da oggi liberi lutti nuovi orari e niente licenze Raffaello Mascl ROMA Da oggi chi vuole può aprire un negozio senza dover chiedere la licenza e neppure comprarla, gli esercizi potranno restare aperti dalle 7 alle 22 a piacimento e, previa consultazione con il Comune, anche di notte e di domenica. E' insomma il giorno del grande varo della riforma del commercio, voluta dal ministro dell'Industria (ma anche del Commercio e dell'Artigianato) Pierluigi Bersani, varata come legge un anno fa e che entra in vigore oggi - a un anno di distanza - come quella medesima legge stabiliva. In quest'ultimo anno, infatti, la normativa nazionale doveva essere recepita dallo Regioni e poi da queste trasferita ai comuni. Ma tutto questo non è avvenuto in molte Regioni, spesso percorse da venti di ribaltone o da altri marosi politici, e così, allo scoccare dell'ora X solo tre di esse (Friuli, Veneto e Toscana) hanno tutte le carte in regola. Per le altre però non ci sarà proroga di sorta, ma solo quei sessanta giorni di tempo «cuscinetto» che la legge stessa aveva previsto. Dunque tra due mesi tutte avranno dovuto provvedere, altrimenti interverrà lo Stato. «La riforma - ha detto il ministro Bersani nel corso di una conferenza stampa - renderà il nostro commercio più moderno. I piccoli commercianti non avranno più le mani legate e anche la grande distribuzione potrà giovarsi di una vera programmazione. Vogliamo un commercio in grado di valorizzare la peculiarità italiana e non un modello che ha desertificato le città. La libertà d'orario consentirà ai piccoli esercizi di competere meglio». Bersani ha poi espresso la propria fiducia a Regioni e Comuni «ritardatari», convinto che ce la faranno (anche perchè ce la devono fare per forza). «Penso che la transizione non sarà breve - ha detto il ministro - ma che comunque via via tutti gli spazi saranno utilizzati». E proprio per gestire la transizione al ministero dell'Industria opererà un osservatorio che riunirà ogni settimana Regioni, Comuni e associazioni di settore per monitorare l'andamento della riforma. Ma vediamo, in sistesi cosa cambia. LIBSRAII12AZIOME. Questa parola vuol dire che per aprire un'attività commerciale non c'è più bisogno della licenza, che poteva essere o assegnata dal Comune o comprata da chi l'aveva già. D'ora in avanti chi voglia aprire un esercizio di metratura inferiore ai 150 metri nei centri piccoli (sotto i 10 mila abitanti) o 250 in quelli grandi non ha bisogno di nulla, se non di una registrazione in Comu- ne. Scompare dunque il Ree, registro degli esercenti di commercio. DUI SETTORI. Esisteranno solo due settori merceologici, alimentare e non alimentare, quindi nell'ambito di ciascuno di questi uno può vendere tutto (carne, frutta, pane, oppure scarpe, ferramenta e abbigliamento). Inoltre negli esercizi piccoli che vendano alimentari è possibile anche allestire il consumo sul posto (pizza e birra, insomma, potranno essere comprati e consumati dal droghiere). NZGOZIETTI E NEGOZIONI. Ferma restando la libertà di aprire bottega, i Comuni potranno (dovranno) dare delle regole per quanto riguarda i centri storici o i luoghi di particolare interesse. Per esempio potranno proibire ad un negozio un arredo che strida con il contesto urbano, o ad un pornoshop di aprire davanti a una chiesa o a una scuola. Per quanto riguarda invece supennercati e ipermercati (cioè la grande distribuzione) questa è materia di regolamentazione regionale: chi vorrà potrà aprire lo stesso ma attenendosi ad un piano regionale di commercio appositamente realizzato. ORARI. Si può stare aperti dalle 7 alle 22, quanto e come si vuole Sarà anche possibile tenere aperto durante la notte o di do menica, ma questi orari do vranno però essere regolamentati dai Comuni.

Persone citate: Bersani, Pierluigi Bersani

Luoghi citati: Friuli, Roma, Toscana, Veneto