Meno governo incerto su Telekom di Roberto Ippolito

Meno governo incerto su Telekom Il Tesoro non commenta, Cardinale auspica segnali chiari da Bonn. Bernabè attende. Stream vicina alla vendita Meno governo incerto su Telekom Visco: non si può vendere ad un soggetto pubblico Roberto Ippolito Roma Che fare? Il governo ci pensa e ci ripensa. E' inquieto, deve valutare queir afTare scottante che si chiama fusione fra la Telecom Italia di Franco Bernabè e la Deutsche Telekom di Ron Sommer. Non dice si al progetto, ma nemmeno lo boccia. E nell'attesa, in un mare di incertezza e fra mille tormenti, ogni ministro dice la sua, in pubblico e in privato: che rompicapo... Vengono allo scoperto i critici. Vincenzo Visco, ministro delle finanze, è il più severo: «Non è ragionevolmente accettabile o concepibile che la Telecom Italia venga acquisita da una impresa pubblica tedesca» sbotta Visco, persuaso che la fusione porti al predominio tedesco essendo la Deutsche Telekom statale per il 72%. Perciò l'operazione può «avvenire» a due condizioni: «privatizzazione e parìteticità». Fa eco Enrico Micheli, ministro dei lavori pubblici: «Condivido in pieno le preoccupazioni di Visco». Micheli invoca uria1 soluzione «paritaria» essendo Telecom «troppo importante» per venderla. Queste riserve bloccheranno l'operazione? Il governo di Massimo D'Alema darà mai la sua benedizione? La vicenda è aperta. Giovedì a Londra Bernabè ha detto che la società unica (nome provvisorio III Oppenheim Ag) camminerà se i governi italiano e tedesco si convinceranno della bontà dell'iniziativa. Salvatore Cardinale, ministro delle comunicazioni, parla di «grossa operazione» nell'Europa della moneta unica e puntualizza: «Bernabè non deve convincere il governo, ci sono atti che il governo valuterà, ma non credo possa prendersi le responsabilità dell'assemblea e del consiglio di amministrazione Telecom». Anche Cardinale, da giorni estimatore del progetto, chiede alla Germania «segnali chiari, precisi e rapidi sulla parità e sui tempi della privatizzazione». Un ulteriore approfondimento della volontà tedesca sarà compiuto dal ministro del tesoro Carlo Azeglio Ciampi che da lunedì avrà occasione di incontrare il ministro delle finanze Hans Eichel al Fondo monetario. Ciampi ha smentito di aver chiesto a Ei¬ chel un colloquio chiarificatore come scritto dal quotidiano britannico «Financial Times». Quindi resta prudente. La sua posizione è fondamentale accanto alle voci critiche di Visco e Micheli e ai differenti toni di Cardinale. E anche dal partito di D'Alema arrivano spinte diverse: il responsabile economico dei democratici di sinistra Claudio Burlando pone tre condizioni: «simmetria proprietarie» (cioè privatizzazione di Dt visto che Telecom non è più pubblica», «pariteticità di conduzione e convenienza». Tocca a D'Alema fare la sintesi delle posizioni. E dare un'indicazione netta sul pensiero del governo e sull'eventuale uso della golden share (i diritti speciali conservati dallo Stato nella società nonostante la privatizzazione): ieri si è riunito di nuovo il gruppo di studio di Palazzo Chigi sulla golden share. Bernabè aspetta. Ma Bernabè vuole sapere se il governo condivide la sua idea che creare un colosso europeo corrisponda all'interesse italiano, favorendo lo sviluppo del settore e vantaggi per consumatori e investitori. Bernabò vuole conoscere il gradimento di D'Alema per gli impegni tedeschi. Aspetta, ma il calendario ha i suoi problemi: le aziende promesse spose devono operare e il 30 aprile scatta l'offerta pubblica di acquisto promossa dall'Olivetti di Roberto Colaninno sulla Telecom il cui consiglio di amministrazione la prossima settimana la giudicherà. Intanto la borsa premia la Telecom (cresciuta del 2,23%, subito sopra la soglia dei 10 euro) e a Francoforte Dt segna un più modesto +0,18. mcomhono tante pratiche. Per la settimana prossima è attesa la firma del memorandum d'intesa con il quale Telecom darebbe un nuovo assetto a Stream, la sua pay tv. Venderebbe il 30% a Rupert Murdoch, il 20% a Cucchi Cori, il 15% alla Sds (la società per i diritti di trasmissione delle partite di Fiorentina, Lazio, Parma e Roma), conservando il 35%. Anche Deutsche Telekom ha le sue grane: alleandosi con Bernabè deve lasciare Wind da cui Franco Tato, amministratore delegato Enel (titolare del 51%) ha allontanato i suoi uomini: «I bravi manager tedeschi sono stati già rimpiazzati da bravissimi manager italiani».