«Sono tutte riserve ingiustificate»

«Sono tutte riserve ingiustificate» la Germania prova a tranquillizzare Roma: privatizzeremo, non interferiremo «Sono tutte riserve ingiustificate» Faccia a faccia Ciampi-Eichel a Washington Emanuele Novazio da BONN Il governo tedesco, principale azionista di Deutsche Telekom, considera «ingiustificate» le riserve espresse dal governo italiano sulla fusione fra Dt e Telecom Italia per la costituzione di una nuova società (nome provvisorio «III Oppenheim») nella quale la parte tedesca sarebbe predominante, e il governo federale (in possesso del 72 per cento delle azioni) conserverebbe il diritto di voto. Il portavoce ha ribadito ieri che nella lettera inviata mercoledì al direttore generale del Tesoro italiano, Mario Draghi, si fornivano assicurazioni «sufficienti». In particolare, a Bonn si sottolinea l'impegno a «non interferire con le strategie finanziarie e con la struttura del governo societario delle imprese in via di privatizzazione»; si ricorda l'impegno a non immischiar¬ si nella gestione del nuovo gruppo; e si riconferma la volontà di avviare la vendita della propria quota in Deutsche Telekom: senza fissare un preciso calendario, però, e sottolineando soltanto che la cessione delle «T-Aktien» avverrà «al più presto possibile» ma «nei tempi in linea con la propria politica di privatizzazione», e soprattutto «se le condizioni del mercato lo permetteranno», come precisa la lettera a Draghi. Non prima dell'estate 2000, comunque: in base a un'accordo interno con Dt, il governo federale non intende infatti «sommergere il mercato con azioni Telekom», per non compromettere l'aumento di capitale previsto per il prossimo giugno, con il quale dovrebbero essere collocate 287 milioni di nuove «T-Aktien». Per rispondere alle preoccupazioni del governo italiano, il ministero delle Finanze avrebbe comunque allo studio una specie di «dichiarazione di intenti» che comprenda anche «vincoli giuridici». Una «nota ufficiale», secondo quanto dichiarato al quotidiano economico «Handelsblatt» dal presidente dell'Ente federale per la posta e le telecomunicazioni, Hans Gottfried Bernrath: per dimostrare, soprattutto, la volontà di vendere al più presto la quota Telekom in possesso del governo. Pur escludendo che un incontro a livello ministeriale possa avvenire la settimana prossima a Ro- ma, come anticipato ieri dal Financial Times, il portavoce del ministero delle Finanze considera «inevitabile» che il ministro del Tesoro Ciampi e il collega tedesco Eichel discutano dei problemi legati alla fusione in margine alla riunione del Fondo monetario, a Washington. Anche per questo, forse, la direzione di Deutsche Telekom si diceva ieri «ottimista» sulla possibilità di una «soluzione costruttiva» fra i due governi, come sottolineava il portavoce dell'azienda, Hans Ehnort. Ma mentre in Germania ci si interroga sui possibili problemi che alla nuova società potrebbero derivare dalle diverse regole del gioco all'interno delle due aziende - per quanto riguarda la flessiblità del lavoro, per esempio, o la dinamica sindacale - nuove riserve sull'intesa arrivano dai rappresentanti degli azionisti. L'Associazione per la tutela dei piccoli azionisti, il «Dsw», chiede una attenta valutazione dei patrimoni delle due imprese, invitando soprattutto a chiarire l'entità dei beni immobili di Deutsche Telekom, e sospettando elio Telecom Italia «nasconda qualche scheletro nell'armadio». L'Associazione considera inoltre «una soluzione poco felice, anzi un rischio» la prevista «guida bicefala» affidata pariteticamente a Franco Bernabè e Ron Sommer: «Una costellazione che non promette niente di buono». Positiva viene invece considerata la dimensione del colosso frutto della fusione, perché «sarebbe in grado di compiere i necessari investimenti e acquisizioni». Quanto al sindacato di categoria, il «Dpg», esclude che la nuova società debba ricorrere a licenziamenti. Almeno in Germania, sottolinea il segretario dei posttelegrafonici, Ruediger Schultze: «Nella Repubbica federale la fusione dovrebbe garantire l'occupazione, anche se non si può escludere del tutto una qualche forma di razionalizzazione». I piccoli azionisti tedeschi: «No al doppio amministratore» I sindacati: licenziare? Non qui Il ministro delle Finanze Vincenzo Visco

Persone citate: Eichel, Franco Bernabè, Hans Ehnort, Hans Gottfried Bernrath, Mario Draghi, Oppenheim, Ron Sommer, Schultze, Vincenzo Visco, Washington Emanuele Novazio

Luoghi citati: Bonn, Germania, Roma, Washington